sabato 25 novembre 2017

I 7 re più uno di Roma

2770 anni. Così tanto è antica la città di Roma e da così  tanto tempo essa ospita e produce leggende e grandi uomini. Tutto cominciò con i primi sovrani di quella città, i Sette Re più uno.

Le sue origini sono così antiche da farci conoscere il mito come storia, ma indubbiamente il popolo romano si è sviluppato nel solo modo possibile in cui una civiltà può nascere e prosperare: con un re. 

Gli autori antichi ci riportano la storia di alcuni uomini, non tutti appartenenti al popolo romano, che guidarono Roma nel primo secolo della sua esistenza prima della fondazione della Repubblica. Come ogni storia, si comincia dal principio, con il primo re.


ROMOLO

 

Secondo il mito era figlio del dio Marte, signore della guerra ma anche dei confini e della prosperità. Sua madre, Rea Silvia, apparteneva alla famiglia reale della potente città di Alba Longa che Virgilio definisce discendenti di Enea e degli ultimi Troiani. Dopo aver liberato la sua patria da un usurpatore Romolo decise di fondare una nuova città intorno al colle Palatino, dove, secondo la leggenda, una lupa lo aveva salvato e protetto, per questo entrò in conflitto con suo fratello Remo che voleva fondarla intorno all’Aventino. Il mito descrive Romolo mentre fonda la città secondo il rito degli Etruschi, antico e misterioso popolo della Toscana. Il principe tracciò i solchi delle quattro strade principali della città (verso nord, sud, est e ovest), e un solco che delimitava le mura, il pomerio. Fatto ciò Romolo consacrò il pomerio e il suolo in cui costruire la città, in seguito il fondatore si riunì con i sacerdoti a cui comunicò il vero nome della città, sacro e da tenere  segreto, e un nome ufficiale con cui essa si sarebbe presentata a tutto il mondo: Roma.

Il vero nome della Città Eterna è ancora oggi un mistero, un segreto per cui in passato molti sono morti.

Era il 21 aprile del 753 a.C. quando avvenne questa consacrazione e Remo, fratello di Romolo, attraversò il pomerio armato commettendo un sacrilegio che rese necessaria la sua uccisione. Secondo altre versioni della leggenda Remo non sarebbe stato ucciso ma costretto alla fuga in Gallia dove avrebbe fondato la città di Reims. 

Fu così che Romolo divenne il primo re di una città disabitata in cui diede asilo a schiavi fuggiti, banditi e vari reietti ottenendo così gli uomini, ma mancavano le donne. Per dare inizio ad un nuovo popolo Romolo decise di far rapire le donne dei Sabini di Cures. Ovviamente i Sabini reagirono e dichiararono guerra alla nuova città guidati dal loro re Tito Tazio. Ironia della sorte furono proprio le donne a porre fine alla guerra mettendosi tra gli uomini e promettendo che avrebbero amato i loro sposi in cambio di: onore di stare sempre alla destra, essere sempre protette dai mascalzoni, avere sempre la strada libera e il primo passaggio per le porte e il dominio della casa di famiglia. Romolo accettò e nacque la galanteria.

I Sabini cessarono la guerra e si unirono ai Romani stabilendosi sul colle Quirinale portando la loro cultura ad arricchire la città. Elemento importante per la pace fu che Romolo iniziò a condividere il trono con Tito Tazio.

Nelle antiche civiltà mediterranee la diacria (governo di due) era molto diffusa, un esempio di quell’epoca era Sparta governata da due famiglie reali.

Dopo la morte di Tito Tazio i Sabini del Quirinale, ormai perfettamente fusi con il popolo romano, accettarono che Romolo conservasse da solo il trono ed egli regnò per quarant’anni, durante i quali conquistò diverse città del Lazio, espanse i territori di Roma e organizzò il suo popolo costituendo il Senato, le tribù e l’esercito.

La tradizione dice che il primo re di Roma scomparve, prelevato dal suo divino padre Marte che lo rese immortale. I Romani lo divinizzarono e lo chiamarono Quirino, il dio dei Romani.


TITO TAZIO 


Tito Tazio era il re dei Sabini di Cures, una città molto potente e ricca da cui i Romani rapirono le donne per dare inizio alla loro città; ovviamente re Tito Tazio iniziò una guerra ma si concluse e i due popoli si unirono come i loro re. Così  egli fu re con Romolo per cinque anni prima di venire ucciso in un agguato dai Laurenzi (quadro a destra), abitanti di Laurentum. Alcuni parenti di Tito Tazio maltrattarono e aggredirono degli ambasciatori laurenzi e il re rifiutò di fare giustizia, per questo motivo venne aggredito e ucciso dai parenti delle vittime. Forse fu per questo motivo che oggi non è annoverato tra i re di Roma: Tito Tazio non fece il suo dovere di sovrano e pagò con la vita.



INTERREGNO


Dopo la scomparsa di Romolo i Romani dovettero eleggere un nuovo re, perché la carica non era ereditaria: il cittadino più illustre era scelto dal suo predecessore oppure eletto dal Senato al titolo di rex ma per un anno intero questo non avvenne. Il motivo era che la popolazione (come il Senato) era diviso in Sabini e Romani autoctoni e ognuno voleva un re che appartenesse alla propria gente. Durante questo periodo la città veniva governata da un magistrato detto interrex eletto dal Senato e in carica per cinque giorni. Passato un anno però la situazione divenne insostenibile e i senatori decisero di provare qualcosa di nuovo: i Romani avrebbero proposto il nome di un Sabino e i Sabini il nome di un Romano, il più meritevole dei due sarebbe diventato il nuovo re di Roma.

I Romani proposero Numa Pompilio, un abitante di Cures che fu la salvezza del regno, immediatamente approvato anche dai Sabini. 


NUMA POMPILIO


Di origine Sabina, aveva già passato i quarant’anni quando gli venne detto che era diventato re. Viveva a Cures dov’era conosciuto come un uomo saggio, così esperto dei testi sacri e rispettabile da essere definito pius. Suo suocero era stato il re Tito Tazio in persona e anche i Romani conoscevano la sua ottima reputazione. 

All’inizio Numa Pompilio rifiutò l’offerta perché aveva paura dei Romani e della loro reputazione di uomini pericolosi e violenti, ma in seguito accettò e divenne re. Era il 715 a.C. e il suo regno durò quarantatré anni durante i quali i Romani non combatterono nemmeno una guerra.  

Numa Pompilio fu il primo Pontefice Massimo e istituì molti degli uffici religiosi di Roma, tra cui le Vestali, gli Auguri e i Flamini che gestivano i culti di Giove, Marte e Quirino. 

Secondo la leggenda re Numa fu aiutato dalla saggia ninfa Egeria (dipinto accanto) a realizzare queste e altre riforme che consolidarono le istituzioni della città e prepararono i Romani ad essere gli esportatori di una cultura ricca e complessa. 

Morì di vecchiaia, ottantenne, circondato dai Romani e da rappresentanti di molti popoli vicini, grati per l’epoca di pace e progresso che il suo regno aveva dato. Fu seppellito sul Gianicolo e molti Romani sperarono di essere paragonati a lui, ma era molto difficile eguagliare un uomo che costruì un grande regno senza mai impugnare una spada. 


TULLO OSTILIO


Il successore di Numa Pompilio era originario di Roma, anzi il nonno di Tullo Ostilio, Osto Ostilio, era stato uno dei generali di Romolo nella guerra contro i Sabini e fu un grande conquistatore del Lazio. 

Se il regno di Numa Pompilio era stato estremamente pacifico, quello di Tullo Ostilio fu segnato da una lunga serie di guerre contro le città vicine tra cui Alba Longa, la potente città da cui proveniva Romolo stesso. 

Tullo Ostilio regnò dal 673 al 641 a.C. e il suo primo atto fu dividere i territori appartenuti a Romolo (e quindi di proprietà del re) tra i nullatenenti di Roma ottenendo un grande appoggio popolare. 

Tullo Ostilio viene descritto come il padre della disciplina e dell’arte militare che avrebbero reso Roma invincibile e lo dimostrò subito assoggettando la potente Alba Longa e il popolo degli Albani (guerra descritta nella vicenda degli Orazi e dei Curiazi). Gli Albani in seguito si rifiutarono di aiutare Roma in un’altra guerra e, dopo la vittoria, re Tullo Ostilio ordinò la totale distruzione di Alba Longa per poi ampliare Roma con le ricchezze e gli abitanti della vecchia città. Stando alla leggenda il regno di Tullo Ostilio finì quando a Roma scoppiò un’epidemia di peste e il re venne colpito da un fulmine, come punizione per le sue eccessive guerre e il suo orgoglio.

 

ANCO MARZIO


L’ultimo re di origine sabina, nipote di Numa Pompilio, regnò dal 641 al 616 a.C.

Dopo aver ripristinato il legame tra il re e la classe sacerdotale (guastato dal suo bellicoso predecessore) condusse diverse guerre per difendere il proprio regno ed espanse i confini di Roma verso il sud Italia. Espanse molto la città con diverse opere urbanistiche che inglobarono Aventino, Celio e Gianicolo e fondò la colonia di Ostia grazie alla quale Roma ebbe un collegamento diretto al mare.

Morì di morte naturale, ma nessuno dei suoi due figli gli succedette, infatti il suo trono andò ad uno straniero che si era guadagnato la sua fiducia e che avrebbe aperto a Roma le porte di una nuova era: Tarquinio Prisco.


TARQUINIO PRISCO 


Lucio Tarquinio Prisco, il primo re della città di origine etrusca che regnò dal 616 al 579 a.C.

Era originario di Tarquinia, una città dell’Etruria (Toscana) e può essere considerato una metafora delle radici greche ed etrusche della civiltà romana. La tradizione e gli storici romani antichi raccontano che suo padre fosse Demarato, originario di Corinto in Grecia. Per questo motivo Tarquinio non era molto apprezzato nella sua città natale ed essendo figlio di un fuggitivo straniero era escluso dalle cariche pubbliche. Decise di emigrare a Roma dove i reietti e gli stranieri erano sempre i benvenuti per accrescere la gloria e la ricchezza della città; gli storici parlano anche della moglie di Tarquinio, Tanaquilla, famosa per essere una strega, indovina e abile lettrice di presagi, arte in cui gli Etruschi erano abilissimi.

Appena entrato a Roma, sul suo carro con la famiglia e gli averi, incontrò un’aquila che gli rubò il cappello per poi farglielo ricadere sulla testa. Tanaquilla disse che quello era un segno divino  che indicava Tarquinio come un uomo degno della grande città. Tarquinio era particolarmente intelligente, abile mercante e politico intelligente, lo storico Floro dice di lui che “riuniva in sé il genio greco e le qualità italiche.” 

Presto Tarquinio si guadagnò la fama e la grandezza che a Tarquinia gli era preclusa. Presto, anche grazie alle predicazioni di Tanaquilla, il re Anco Marzio decise di conoscerlo e lo fece suo consigliere; con il tempo Tarquinio Prisco divenne anche figlio adottivo del re e, alla sua morte, si fece eleggere rex.

Una volta re Tarquinio respinse un attacco dei Sabini per poi sottometterli insieme ai Latini, in seguito compì diverse campagne contro gli Etruschi e altri popoli dell’Italia settentrionale.

È molto importante ricordare che Tarquinio fu il primo a celebrare un trionfo nella città per poi avviare la costruzione del Circo Massimo e innalzare nuove mura.

Re Tarquinio Prisco venne ucciso da un figlio di Anco Marzio che sperava di conquistare il trono, ma fu ostacolato dai presagi e dagli intrighi di Tanaquilla.

Un Etrusco di nome Servio Tullio sposò una figlia di Tarquinio e si guadagnò la sua fiducia così come questi aveva fatto con Anco Marzio accedendo così al trono di Roma.


SERVIO TULLIO 


Il sesto re di Roma che regnò dal 578 al 539 a.C. Era di origini umilissime: sua madre era una prigioniera ridotta in schiavitù da re Tarquinio dopo la conquista della sua città Corniculum (Montecelio). Fu la regina Tanaquilla ad indovinare il suo grandioso futuro e a dargli in moglie la figlia sua e del re Tarquinio. Quando questi fu assassinato la regina mise in atto una congiura grazie alla quale Servio ascese al trono. All’inizio doveva essere una misura temporanea; Servio doveva conservare il trono solo temporaneamente in attesa di passarlo al primogenito di Tarquinio, ma così non fu. 

Una volta preso il potere Servio Tullio riformò l’esercito, aprendone i ranghi anche alle classi più basse della società romana, riformò la società  dando origine alla plebe, distinta dai patrizi che discendevano dai primi comandanti di Romolo. 

Re Servio Tullio ampliò il pomerio e costruì delle nuove mura (Mura Serviane) e un nuovo Foro per poi organizzare una federazione di popoli e città italiche con Roma al centro. 

Anche le sue conquiste militari furono notevoli specialmente verso nord, in Etruria (Toscana).

Alla fine il sesto re di Roma fu ucciso da Lucio Tarquinio, marito di sua figlia Tullia Minore. Il futuro re Tarquinio spinse re Servio Tullio giù dalle scale della Curia e fu finito dalla sua stessa figlia che gli passò sopra con un carro (quadro accanto).

Questo è il destino di chi si mette una corona in testa da solo: perderla tragicamente.


TARQUINIO IL SUPERBO 


L’ultimo dei re di Roma prima della fondazione della Repubblica Romana che regnò dal 535 al 509 a.C. apparteneva alla dinastia dei Tarquini in quanto figlio di re Tarquinio Prisco. Probabilmente in collera con re Servio Tullio che aveva usurpato il trono di Roma, organizzò una congiura per ucciderlo e conquistare Roma. Il suo primo atto fu di negare una degna sepoltura al re Servio Tullio; questo, insieme all’ascesa senza elezione gli fece guadagnare il soprannome di Superbo.

Re Tarquinio si dimostrò subito deciso a condurre un regno con il pugno di ferro, circondandosi di una guardia personale, abolì le riforme democratiche istituite dal suo predecessore e costruì qualcosa che, prima di allora, Roma non aveva mai conosciuto: la monarchia assoluta.

Tarquinio il Superbo sconfisse le ultime città latine che ancora si opponevano al dominio romano, in effetti fu tanto crudele con i suoi  sudditi quanto fu efficiente nel combattere i nemici. Per colpa sua iniziò una guerra centenaria tra i Romani e i Volsci (abitanti di Velletri, Azio e altre città nel centro Italia e del Lazio). Dopo le principali vittorie Tarquinio ebbe un bottino sufficiente per abbellire Roma con nuovi monumenti ed edifici tra cui il tempio di Giove Ottimo Massimo.

Ad un certo punto un nipote del re, Lucio Giunio Bruto (che si fingeva un imbecille) organizzò una congiura contro di lui. Mentre re Tarquinio era impegnato nella guerra con i Rutuli Bruto denunciò suo figlio Tarquinio Sestio che aveva violentato la moglie del nobile Lucio Tarquinio Collatino, portando la donna al suicidio. Insieme, Bruto e Collatino, convinsero plebe e patrizi a cacciare per sempre i Tarquini da Roma. Re Tarquinio il Superbo fu esiliato dalla città mentre Bruto e Collatino divennero i primi due consoli della neonata Repubblica Romana nell’anno 509 a.C. (nella foto accanto: Lucio Giunio Bruto, fondatore della Repubblica e avo dell’assassino di Cesare).

Re Tarquinio il Superbo si alleò con il lucumone Lars Porsenna, il re etrusco di Clusium (Chiusi) per riconquistare Roma, ma l’alleanza fallì e i Romani non ebbero più un re. Tarquinio il Superbo, “ottavo” e ultimo re di Roma morì in esilio a Cuma nel 495 a.C.

La Repubblica Romana continuò ad esistere finché non divenne incapace di reggersi senza un vero comandante e una salda autorità incarnata nel Princeps (l’Imperatore) nel 27 a.C., sicché, tra nascita della Repubblica e l’ascesa dell’Impero Romano è passato lo stesso periodo di tempo che separa noi dalla fine del Medioevo.


Lettor… pensa a quanto può succedere in così poco tempo.