mercoledì 14 febbraio 2018

Il giuramento di Strasburgo

Anno domini 842, nella città di Strasburgo finisce il nostro futuro. Il 14 febbraio Carlo II e Ludovico II, il Calvo e il Germanico, figli e fratelli di un Imperatore, si trovarono a Strasburgo pronunciando il giuramento con cui vanificarono gli sforzi del loro avo: l'Imperatore Carlo Magno e di tutti i grandi uomini della storia. Essi pronunciarono il primo giuramento in lingua romanza scritta della storia, un documento di importanza straordinaria. I due fratelli si giurarono fedeltà reciproca e che non avrebbero mai stretto alleanza con Lotario, loro fratello e Imperatore. Con questo giuramento Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico diedero vita alle due nazioni oggi conosciute come Francia e Germania, spezzando l'unità portata da Carlo Magno e dal loro padre Ludovico il Pio nei territori dell'ex Impero d'Occidente. 


Carlo il Calvo pronunciò il giuramento in alto tedesco antico, la lingua dei soldati di Ludovico e questi parlò in proto-francese in modo che gli uomini del fratello lo comprendessero.

I patti di Strasburgo:

[Antico francese:] “Pro Deo amur et pro christian poblo et nostro commun saluament, d'ist di in auant, in quant Deus sauir et podir me dunat, si saluarai eo cist meon fradre Karlo, et in adiudha et in cadhuna cosa si cum om per dreit son fradra saluar dist, in o quid il mi altresi fazet. Et ab Ludher nul plaid nunquam prindrai qui meon uol cist meon fradre Karle in damno sit.” “Per l'amore di Dio e per il popolo cristiano e per la nostra comune salvezza, da qui in avanti, in quanto Dio mi concede sapere e potere, così aiuterò io questo mio fratello Carlo e in aiuto e in qualunque cosa, così come è giusto, per diritto, che si aiuti il proprio fratello, a patto ch'egli faccia altrettanto nei miei confronti, e con Lotario non prenderò mai alcun accordo che, per mia volontà, rechi danno a questo mio fratello Carlo.”

[Alto tedesco antico:]“In Godes minna ind in thes christines folches ind unsr bdhero gehaltniss, fon thesemo dage frammordes, sō fram sō mir Got gewizci indi mahd furgibit, sō haldih thesan mnan bruodher, sso man mit rehtu snan bruodher scal, in thiu thaz er mig sō sama duo, indi mit Ludheren in nohheiniu thing ne gegango, the mnan willon imo ce scadhen werdhn.”- “Per l'amore di Dio e del popolo cristiano e per la salvezza di entrambi, da oggi in poi, in quanto Dio mi concede sapere e potere, così aiuterò io questo mio fratello, così come è giusto, per diritto, che si aiuti il proprio fratello, a patto ch'egli faccia altrettanto nei miei confronti, e con Lotario non prenderò mai alcun accordo che, per mia volontà, possa recargli danno [a Ludovico].”

[Antico francese:] “Si Lodhuuigs sagrament quæ son fradre Karlo iurat, conseruat, et Carlus meos sendra, de suo part, non lostanit, si io returnar non l'int pois, ne io, ne neuls cui eo returnar int pois, in nulla aiudha contra Lodhuuuig nun li iu er.”- “Se Ludovico mantiene il giuramento fatto a Carlo, e Carlo, mio signore, da parte sua non lo mantiene, e se io non posso da ciò distoglierlo, né indurre qualcuno a farlo, non gli sarò di nessun aiuto contro Ludovico.”

[Alto tedesco antico:] "Oba Karl then eid, then er snemo bruodher Ludhuwge gesuor, geleistit, indi Ludhuwg mn hrro then er imo gesuor forbrihchit, ob ih inan es irwenden ne mag: noh ih noh thero nohhein, then ih es irwenden mag, widhar Karlo imo ce follusti ne wirdhit."- “Se Carlo mantiene il giuramento fatto a Ludovico, e Ludovico, mio signore, da parte sua rompe il giuramento che ha prestato, e se io non posso da ciò distoglierlo, né indurre qualcuno a farlo, non lo seguirò contro Carlo."


Così i due figli dell'Imperatore Ludovico il Pio, successore di Carlo Magno, divisero l'Impero d'Occidente ricostruito con tanta fatica e fecero tramontare ogni speranza di riunificazione della civiltà occidentale per migliaia di anni, tradendo il loro fratello e Imperatore, dando origine alla Francia, alla Germania e ai 1200 anni di conflitti e competizioni che ci danneggiano e ci dividono ancora oggi.
Come giudicare questo evento e le sue conseguenze?

La vera storia di San Valentino

San Valentino da Terni è forse uno dei santi più famosi del mondo, il protettore dei malati, degli epilettici ma soprattutto degli innamorati.

Nacque nel 176 d.C. da una nobile famiglia romana di Interamna (oggi Terni), si convertì al Cristianesimo nel 197, cosa che lo espose alle persecuzioni che l'Impero Romano praticava contro questa fede. Sembra che la sua famiglia fosse talmente prestigiosa da spingere l'Imperatore Claudio II il Gotico a chiedergli di rinnegare la cristianità e tornare ai culti tradizionali di Roma. Valentino si rifiutò e cercò di convertire l'Imperatore stesso. Invece di condannarlo a morte Claudio II graziò il nobile e lo affidò ad una famiglia nobile affinché venisse sorvegliato e rieducato, ma non funzionò, infatti Valentino continuò ad operare per la Cristianità e divenne anche vescovo di Terni.
Valentino venne arrestato di nuovo dall'Imperatore Aureliano, promotore del culto del Sol Invictus. Questa volta però Valentino non venne graziato ma condotto sulla via Flaminia, fuori città, per essere flagellato. La popolarità di Valentino era cresciuta così tanto che era considerato un pericolo per i culti tradizionali e gran parte della popolazione italica era sua simpatizzante.
Era il 14 febbraio del 273 quando Valentino venne flagellato sulla via Flaminia e infine decapitato, tutto avvenne di notte e di nascosto per evitare che i cittadini insorgessero in suo aiuto.
Secondo le fonti agiografiche l'aguzzino del santo si chiamava Furius Placidus e applicò la sentenza perché Valentino aveva celebrato in segreto un matrimonio tra il centurione Sabino e una giovane cristiana di nome Serapia, poco prima che entrambi morissero di malattia. Oltre a questo si parla di quando Valentino donò una grossa somma di denaro ad una fanciulla come dote per potersi sposare, una vicenda simile a quella di San Nicola. 
Per questi motivi Valentino è ricordato come il protettore degli innamorati, e la sua festività venne fissata il 14 febbraio (giorno della sua morte), per volontà di Papa Gelasio I nel 496 d.C., nello stesso periodo della festa romana dei Lupercalia, dedicata al dio della fertilità Luperco.
San Valentino è quindi una figura di grandissima importanza per la cultura occidentale, tanto che diversi condottieri e sovrani europei dopo la sua morte e la caduta dell'Impero, si ispiravano a lui e lo invocavano per garantire il successo delle proprie imprese.
Che questo giorno dedicato a lui e all'amore che difendeva sia di buon auspicio a chiunque si ispirerà a San Valentino e alla sua storia.

martedì 13 febbraio 2018

Carnevale, festa delle feste


 Tutti sanno cos'è il Carnevale, tutti lo festeggiano e si mascherano per essere liberi di fare baldoria quando arriva. Ma cos'è il Carnevale?
Di fatto è una festa che appartiene alla tradizione cristiana con origini molto antiche, simile a diverse tradizioni pagane (tra cui le dionisiache e i saturnali romani) che prevedevano un temporaneo rovesciamento dell'ordine costituito, un periodo caratterizzato da scherzi, festeggiamenti, in certi casi anche giochi d'azzardo e orge. Non ha una data fissa: il Carnevale si svolge il martedì precedente all'inizio della Quaresima, quando si tiene un tradizionale banchetto prima del periodo di digiuno. La parola Carnevale significa infatti "levare la carne" (carnem levare).
Nell'Europa cristiana il Carnevale si è diffuso sin dagli inizi del secondo millennio, a partire da Venezia.
Proprio nei registri storici di questa città compare il termine "carnevale". Il vocabolo viene usato per la prima volta in un documento ufficiale del Doge Vitale Falier nel 1094, riferito alle misure di sicurezza da prendere in vista dei festeggiamenti pubblici che precedevano l'inizio della Quaresima.
Ma il Carnevale diventa una vera e propria festa più di due secoli dopo il Doge Falier; nel 1296 il Senato della Repubblica di Venezia dichiarò festivo il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri concedendo alla popolazione il diritto di deridere pubblicamente le istituzioni pubbliche e l'aristocrazia. La Serenissima era infatti molto severa quando si trattava di ordine pubblico e rispetto delle istituzioni, quindi il Carnevale fungeva anche da sfogo per la popolazione che poteva dedicarsi totalmente ai festeggiamenti, ai balli e ai giochi.
 Le maschere della tradizione veneziana nacquero per garantire l'eliminazione delle differenze sociali, così si annullavano le gerarchie e chiunque poteva festeggiare e scherzare con chiunque.
In questo periodo un servo poteva incontrare per strada il Doge e far festa con lui, ridere con lui, ed entrambi si scambiavano il tradizionale saluto "Buongiorno signora Maschera" .
Le maschere e i costumi di Venezia si evolsero nel tempo in un commercio di grande successo, diffuso anche agli stranieri che venivano nella Serenissima per vivere il suo prestigioso Carnevale. Il 10 aprile del 1436 Venezia riconobbe ai produttori di maschere lo status di mestiere con uno statuto conservato presso l'Archivio di Stato.
Benché gli artigiani veneziani avessero sviluppato numerosi tipi di maschere sempre più complesse e ricche, la più diffusa e famosa resta la larva (nella foto), una maschera dotata di una forma particolare che permette di bere e mangiare senza mostrare la bocca, la sua forma modifica anche la voce. Quest'oggetto fa parte di un costume tradizionale detto Baùta, dove viene indossata con un tricorno e un mantello neri.
 Molti costumi come la Baùta fanno parte anche del teatro oltre che del Carnevale.
Quindi il Carnevale dava sfogo alla popolazione normalmente sottoposta ad un rigido protocollo e ad un codice di comportamento molto severo, ma questo evento portò presto alcuni cittadini a compiere degli abusi e ad approfittare delle feste e delle maschere per commettere rapine, omicidi, attentati e altro ancora. Per questo motivo la Serenissima dovette applicare delle norme per limitare i rischi di abusi o incidenti:

  • 1339: divieto di uscire di notte con le maschere;
  • 1458: viene vietato l'uso di maschere e costumi nei luoghi sacri;
  • 1703: non si possono usare maschere o costumi nelle case da gioco (nessuno sfugge ai propri creditori).
Oltre a questo vennero vietati i lunghi mantelli sotto cui si potevano nascondere delle armi, anche alle prostitute venne vietato portare maschere (le meretrici erano sempre tenute sotto stretto controllo per evitare la diffusione di pericolose malattie come la sifilide). La violazione di queste e altre norme significava mettere in pericolo la comunità e veniva punita con sanzioni, carcere e, in certi casi, alcuni anni d'esilio dalla Serenissima. C'erano anche delle eccezioni; nel 1776 venne vietato alle donne sposate di andare a teatro senza le maschere, così da proteggere la loro rispettabilità.
Innumerevoli sono le feste e le tradizioni pubbliche che caratterizzavano il Carnevale veneziano, una delle più famose nacque nel Cinquecento quando un giovane acrobata turco riuscì a camminare su una corda da una barca alla cella campanaria del Campanile di San Marco (98,6 metri), per poi scendere e fermarsi per rendere omaggio al Doge. L'evento fu così acclamato che venne organizzato e ripetuto anche negli anni successivi, con diverse modalità e varianti spettacolari svolte da acrobati che omaggiavano il Doge e ricevevano da questi una generosa ricompensa. Purtroppo nel 1759 l'acrobata di turno precipitò e questa tragedia spinse le autorità a sostituire gli atleti con una colombina di legno fatta scendere dal Campanile alla laguna. Così il Volo dell'Angelo divenne il Volo della Colombina.
Nel 1797 tutto questo finì.
 Napoleone Bonaparte invase la Serenissima e conquistò Venezia ponendo fine alla millenaria Repubblica, uno degli Stati più longevi della storia. Quando la città fu venduta agli Asburgo essi mantennero gli ordini di Napoleone che proibivano i festeggiamenti, le maschere e i costumi tranne che nelle feste private nei palazzi, al Teatro la Fenice e al Ballo della Cavalchina. Privati della possibilità di esprimere le loro gioie e le loro arti nella festa più amata, i Veneziani persero lo spirito carnevalesco e la festa scomparì dai loro cuori ma non dalle loro memorie.
Nel 1979 però il Comune di Venezia, la Biennale e il Teatro la Fenice, insieme a diverse associazioni di cittadini, rievocatori ed enti turistici, ridettero vita alla tradizione e riportarono in auge il Carnevale di Venezia anche presso gli stranieri.
Malgrado il tempo e le differenze con il passato il Carnevale di Venezia è tornato ad infiammare i cuori e gli spiriti non solo dei Veneziani, ma anche di moltissime altre genti in tutto il mondo.
Oggi è una festa davvero notevole, un evento turistico che si svolge di Martedì Grasso, restituendo almeno in parte a Venezia gli antichi splendori.