martedì 13 febbraio 2018

Carnevale, festa delle feste


 Tutti sanno cos'è il Carnevale, tutti lo festeggiano e si mascherano per essere liberi di fare baldoria quando arriva. Ma cos'è il Carnevale?
Di fatto è una festa che appartiene alla tradizione cristiana con origini molto antiche, simile a diverse tradizioni pagane (tra cui le dionisiache e i saturnali romani) che prevedevano un temporaneo rovesciamento dell'ordine costituito, un periodo caratterizzato da scherzi, festeggiamenti, in certi casi anche giochi d'azzardo e orge. Non ha una data fissa: il Carnevale si svolge il martedì precedente all'inizio della Quaresima, quando si tiene un tradizionale banchetto prima del periodo di digiuno. La parola Carnevale significa infatti "levare la carne" (carnem levare).
Nell'Europa cristiana il Carnevale si è diffuso sin dagli inizi del secondo millennio, a partire da Venezia.
Proprio nei registri storici di questa città compare il termine "carnevale". Il vocabolo viene usato per la prima volta in un documento ufficiale del Doge Vitale Falier nel 1094, riferito alle misure di sicurezza da prendere in vista dei festeggiamenti pubblici che precedevano l'inizio della Quaresima.
Ma il Carnevale diventa una vera e propria festa più di due secoli dopo il Doge Falier; nel 1296 il Senato della Repubblica di Venezia dichiarò festivo il giorno prima del Mercoledì delle Ceneri concedendo alla popolazione il diritto di deridere pubblicamente le istituzioni pubbliche e l'aristocrazia. La Serenissima era infatti molto severa quando si trattava di ordine pubblico e rispetto delle istituzioni, quindi il Carnevale fungeva anche da sfogo per la popolazione che poteva dedicarsi totalmente ai festeggiamenti, ai balli e ai giochi.
 Le maschere della tradizione veneziana nacquero per garantire l'eliminazione delle differenze sociali, così si annullavano le gerarchie e chiunque poteva festeggiare e scherzare con chiunque.
In questo periodo un servo poteva incontrare per strada il Doge e far festa con lui, ridere con lui, ed entrambi si scambiavano il tradizionale saluto "Buongiorno signora Maschera" .
Le maschere e i costumi di Venezia si evolsero nel tempo in un commercio di grande successo, diffuso anche agli stranieri che venivano nella Serenissima per vivere il suo prestigioso Carnevale. Il 10 aprile del 1436 Venezia riconobbe ai produttori di maschere lo status di mestiere con uno statuto conservato presso l'Archivio di Stato.
Benché gli artigiani veneziani avessero sviluppato numerosi tipi di maschere sempre più complesse e ricche, la più diffusa e famosa resta la larva (nella foto), una maschera dotata di una forma particolare che permette di bere e mangiare senza mostrare la bocca, la sua forma modifica anche la voce. Quest'oggetto fa parte di un costume tradizionale detto Baùta, dove viene indossata con un tricorno e un mantello neri.
 Molti costumi come la Baùta fanno parte anche del teatro oltre che del Carnevale.
Quindi il Carnevale dava sfogo alla popolazione normalmente sottoposta ad un rigido protocollo e ad un codice di comportamento molto severo, ma questo evento portò presto alcuni cittadini a compiere degli abusi e ad approfittare delle feste e delle maschere per commettere rapine, omicidi, attentati e altro ancora. Per questo motivo la Serenissima dovette applicare delle norme per limitare i rischi di abusi o incidenti:

  • 1339: divieto di uscire di notte con le maschere;
  • 1458: viene vietato l'uso di maschere e costumi nei luoghi sacri;
  • 1703: non si possono usare maschere o costumi nelle case da gioco (nessuno sfugge ai propri creditori).
Oltre a questo vennero vietati i lunghi mantelli sotto cui si potevano nascondere delle armi, anche alle prostitute venne vietato portare maschere (le meretrici erano sempre tenute sotto stretto controllo per evitare la diffusione di pericolose malattie come la sifilide). La violazione di queste e altre norme significava mettere in pericolo la comunità e veniva punita con sanzioni, carcere e, in certi casi, alcuni anni d'esilio dalla Serenissima. C'erano anche delle eccezioni; nel 1776 venne vietato alle donne sposate di andare a teatro senza le maschere, così da proteggere la loro rispettabilità.
Innumerevoli sono le feste e le tradizioni pubbliche che caratterizzavano il Carnevale veneziano, una delle più famose nacque nel Cinquecento quando un giovane acrobata turco riuscì a camminare su una corda da una barca alla cella campanaria del Campanile di San Marco (98,6 metri), per poi scendere e fermarsi per rendere omaggio al Doge. L'evento fu così acclamato che venne organizzato e ripetuto anche negli anni successivi, con diverse modalità e varianti spettacolari svolte da acrobati che omaggiavano il Doge e ricevevano da questi una generosa ricompensa. Purtroppo nel 1759 l'acrobata di turno precipitò e questa tragedia spinse le autorità a sostituire gli atleti con una colombina di legno fatta scendere dal Campanile alla laguna. Così il Volo dell'Angelo divenne il Volo della Colombina.
Nel 1797 tutto questo finì.
 Napoleone Bonaparte invase la Serenissima e conquistò Venezia ponendo fine alla millenaria Repubblica, uno degli Stati più longevi della storia. Quando la città fu venduta agli Asburgo essi mantennero gli ordini di Napoleone che proibivano i festeggiamenti, le maschere e i costumi tranne che nelle feste private nei palazzi, al Teatro la Fenice e al Ballo della Cavalchina. Privati della possibilità di esprimere le loro gioie e le loro arti nella festa più amata, i Veneziani persero lo spirito carnevalesco e la festa scomparì dai loro cuori ma non dalle loro memorie.
Nel 1979 però il Comune di Venezia, la Biennale e il Teatro la Fenice, insieme a diverse associazioni di cittadini, rievocatori ed enti turistici, ridettero vita alla tradizione e riportarono in auge il Carnevale di Venezia anche presso gli stranieri.
Malgrado il tempo e le differenze con il passato il Carnevale di Venezia è tornato ad infiammare i cuori e gli spiriti non solo dei Veneziani, ma anche di moltissime altre genti in tutto il mondo.
Oggi è una festa davvero notevole, un evento turistico che si svolge di Martedì Grasso, restituendo almeno in parte a Venezia gli antichi splendori.

Nessun commento:

Posta un commento