giovedì 21 aprile 2016

Natale di Roma

Fu così che Numitore tornò a regnare su Alba Longa e io e mio fratello iniziammo ad essere addestrati per il comando. Credo che mio nonno avesse la stessa paura di suo padre; chi tra me e mio fratello avrebbe regnato su Alba Longa? E quale garanzia che il fratello non avrebbe tradito il prescelto come aveva fatto Amulio?
Decidemmo di assicurare nostro nonno sul fatto che noi due avremmo regnato alla pari, entrambi avremmo condiviso il potere, la ricchezza e avremmo guidato i Latini insieme. Nostro nonno voleva esserne sicuro e così gli chiedemmo il permesso di fondare una nuova città, un luogo dedicato a nostro padre Marte che avremmo reso grande in magnificenza e  splendore che avremmo governato dimostrando le nostre ragioni. Re Numitore accettò questa proposta promettendo che, una volta sperimentata la coreggenza, alla sua morte avremmo regnato su Alba Longa come suo padre prima di lui e come tutti i nostri avi fino ad Ascanio, figlio di Enea.
Andammo nella zona in cui eravamo stati trovati dalla lupa, riconoscevamo quei luoghi come casa nostra e conoscevamo quel territorio come nessun altro. Due colline nei dintorni ci attiravano: il colle Aventino, vicino al fiume e il colle Palatino dove si trovava la grotta della lupa. In effetti il Palatino era casa nostra. Re Numitore aveva messo a disposizione dell'iniziativa carpentieri, muratori e tutte le risorse del regno dei Latini e il collegio dei sacerdoti Auguri venne per benedire la fondazione. Purtroppo dovettero domandarci in quale zona volevamo costruire esattamente.
Fu lì che nacque la nostra disputa. 
Io dissi: "Dobbiamo fondare la città sul colle Aventino per poter controllare al meglio il traffico sul fiume Tevere."
Mio fratello disse: "No, la città va fondata sul colle Palatino che è più difendibile e su un terreno più fertile."
"Principi.... come si chiamerà la città? Il suo nome pubblico" chiese uno degli Auguri.
Il vero nome era già stato deciso, il nome sacro e segreto da custodire per l'Eternità. Dovevamo scegliere un nome pubblico.
"La chiameremo Remora" dissi io.
"No! La chiameremo Roma in onore della lupa che qui ci allattò!" disse mio fratello.
Gli Auguri decisero di farci fare una sfida per far capire chi aveva il favore divino per scegliere il luogo è il nome della nuova città. Io e mio fratello osservammo i colli e iniziammo a contare gli uccelli, io ne vidi volare dodici, mio fratello quattordici. Gli Auguri dissero che la volontà divina indicava mio fratello come fondatore e re della nuova città. Non era giusto, noi due eravamo alla pari! Era stato deciso così. 
Eppure mio fratello, Romolo, stava tracciando con un aratro intorno al Palatino il Pomerio, ovvero il solco su cui sarebbero sorte le mura della città. Non era giusto, quella doveva essere anche la mia città. 
Questo è accaduto fino ad ora, in questo giorno in cui io sfido mio fratello e violo il suo Pomerio così come lui ha violato il mio diritto.

Ecco perché Remo commise il sacrilegio di violare il solco delle nuove mura. 
"Cos'hai fatto fratello?" chiese Romolo appena Remo ebbe messo piede dentro il Pomerio.
"SACRILEGIO" gridavano gli Auguri e tutti gli altri sacerdoti nella vallata.
Romolo estrasse la spada e corse verso suo fratello preso dall'ira per il sacrilegio di Remo.
Al cospetto del Pomerio il sangue di Remo si sparse consacrando quella terra.
Romolo si risollevò e guardò i sacerdoti che annuirono poiché la legge era stata rispettata. 
Romolo, il primo re di Roma, destinato a diventare Quirinio dio dei Romani, fissò poi il mondo e disse:
"Dunque venite, tutti voi, genti di tutto il mondo. Fondiamo la Città, fondiamo un nuovo ordine. Fondiamo un sogno che crescerà dando ai nostri discendenti un cuore, un'anima, un'eredità che li renderà grandi e capaci di vivere l'Eternità. Fondiamo la Città che renderà il mondo una patria. Fondiamo la legge, il valore, l'onore e l'unità. Venite a me popoli di tutto il mondo, non ci saranno differenze, non ci saranno oppressori, ci sarà solo il merito e l'eredità. Fondiamo la Città che sarà eterna e sempre nuova."

21 aprile, Roma, 2769 anni dopo.




mercoledì 20 aprile 2016

Racconto migliore

Lettor oggi ti parlo del 20 aprile 1987. Lascio perdere l'Impero, lascio perdere i grandi, lascio perdere le guerre e le invenzioni, lascio perdere i profeti e i titani. Oggi ti parlo di quando Franco Valente e Anna Aldighieri dissero tutti e due "sì, lo voglio" dando inizio a qualcosa di nuovo. 
Dopo qualche tempo da loro sorse una nuova vita che chiamarono Cristina, una persona a cui insegnarono la loro forza, la loro compassione, la loro decisione e il loro amore. Dopo qualche tempo arrivò un'altra vita da Franco e Anna, un essere che non dimenticherà mai di dovere a loro tutto quello che ha avuto, che ha e che avrà.
Il 20 aprile 1987 è il giorno in cui è iniziato il massimo esempio da me conosciuto di amore, coraggio, forza, compassione, generosità. Lettor se avrai anche solo un decimo di ciò che ho avuto io da quel 20 aprile, potrai dirti più fortunato dei grandi Cesari!

martedì 19 aprile 2016

Urbs VI

Numitore ormai non ne poteva più: ogni giorno prendere il frumento, portarlo ai carri e trascinare uno di questi alla città per poi essere risbattuto in cella al buio per un'intera notte e quando non c'erano i raccolti da fare c'era da dissodare i campi. Erano anni che Numitore viveva da schiavo e con lui tutta Alba Longa, ma nessuno avrebbe avuto il coraggio di ribellarsi ad Amulio finché questo avesse continuato a coprire di ricchezze i soldati e quei patrizi che lo appoggiavano. Ormai Numitore credeva che il suo popolo lo avesse dimenticato. Eppure andava avanti malgrado la crudeltà di suo fratello. Perché? La risposta venne un giorno dopo anni di schiavitù.
Numitore stava raccogliendo i sassi da un campo che aspettava il periodo di semina, come sempre c'erano due guardie scelte di Amulio a sorvegliarlo e come sempre erano uomini senza pietà; Numitore lanciò uno sguardo verso la sua casa, il palazzo di Ascanio che sorgeva sulla sua città. Uno dei guardiani diede una bastonata a Numitore gridandogli di non battere la fiacca.
Numitore si piegò a riprendere il lavoro, l'età si faceva sentire anche se rimaneva un uomo forte. Si accorse subito di un sibilo che attraversò l'aria facendo tacere definitivamente quel arrogante. Numitore si voltò appena in tempo per vedere uno dei guardiani cadere a terra con una freccia nel collo mentre l'altro sguainava la spada per difendersi da un uomo alto con folti capelli neri che, con un'abilità e una velocità eccellenti, malgrado l'eccellente muscolatura, disarmò l'avversario per poi tagliargli la gola.
Numitore venne aiutato ad alzarsi da un uomo vecchio ma evidentemente forte che lo guardò in viso e disse: "È lui! È re Numitore!"
Altri uomini armati, alcuni con delle vere e proprie armature, arrivarono guidati da un giovane che somigliava molto all'uccisore della guardia e teneva un lungo arco.
"Mio re- disse l'uomo che aveva riconosciuto Numitore- sono Orpio, fui membro della guardia di tuo padre, re Proca e lo sono stato anche nei primi tempi del tuo regno!"
"Sì.... Orpio.... io mi ricordo di te...." disse Numitore guardandosi intorno prima che il giovane con la spada lo abbracciasse con forza.
"È tanto che aspettano questo momento mio re" disse Orpio.
"Ma cosa...." Numitore si zittì appena vide che quel giovane uomo indossava una collana molto preziosa per lui.
"Dove l'hai presa?- chiese Numitore indicando la collana- DOVE L'HAI PRESA?"
"Era nella cesta in cui io e mio fratello fummo messi per volere di Amulio. Nostra madre la lasciò lì!"
Numitore osservò quel giovane e notò che gli ricordava qualcuno, come suo fratello. 
"Mio re- disse Orpio- questi giovani sono di stirpe divina, la tua stirpe! Costui è Romolo- disse indicando il giovane con la spada- e lui è suo fratello Remo- disse indicando il giovane con l'arco- i tuoi eredi!" 
I due giovani si misero davanti a Numitore mostrandosi alti e forti, come tutti i discendenti di Enea.
"Noi siamo i figli di Marte, dio dei guerrieri e dei difensori e di Rea Silvia, figlia di Numitore re dei Latini" disse il giovane Remo mostrando orgoglio per ogni parola.
Numitore si guardò intorno; c'era un vero esercito radunatosi in quella campagna, ribelli che avevano seguito una speranza, un sogno o una possibilità.
"I figli di mia figlia.... siete vivi? Come?"
"Padre di nostra madre- disse Romolo- vogliamo onorarti e riunirci a te, vogliamo renderti fiero, ma non oggi. Oggi faremo giustizia!"
"Oggi vendicheremo Rea Silvia... E CI RIPRENDEREMO ALBA LONGA!" disse Remo indicando il colle della città. Gli uomini lanciarono un forte grido mentre Orpio porgeva una spada a Numitore. 
Ecco perché si era rifiutato di morire fino ad allora. 
Numitore conosceva molto bene la sua città e nemmeno Amulio era a conoscenza del passaggio che conduceva sotto la sua casa. Era lì a fare i suoi conti, sul suo ufficio mentre considerava i numeri e le fortune che accumulava.
"Fratello...." 
Amulio alzò lo sguardo, quasi non riconosceva suo fratello. Era lì con una lunga barba incolta e i segni delle ferite e delle fatiche della schiavitù con due uomini giovani e forti che gli somigliavano accanto a lui.
"Numitore.... ma come...?"
"Per il tradimento e la corona che mi hai usurpato ti ho perdonato tanto tempo fa fratello. Nostro padre l'aveva previsto e sperava di evitarlo rendendoti ricco e soddisfatto... non bastò a placarti... ma ti ho perdonato. Ma per quello che hai fatto ai miei figli.... a mia figlia.... alla piccola Rea Silvia che privasti delle gioie della vita, dei suoi figli e della vita stessa.... non sei più mio fratello per questo.... morirai per questo!" 
Amulio non poté nemmeno parlare perché i principi Romolo e Remo, figli di Rea Silvia e di Marte Ultore scattarono in avanti con le spade sguainate, furiosi come i lupi loro avi, fecero scempio del loro traditore.
Nel frattempo i ribelli avevano silenziosamente ucciso i capi dei soldati nei punti più strategici della città e preso il controllo della fortezza. 
Il consiglio degli anziani si era intanto riunito per un'assemblea ordinaria nel tempio di Giove e aspettavano il re. Tremarono quando riconobbero Numitore, rasato, lavato e vestito dei suoi abiti entrare nella sala scortato da venti uomini armati e sedersi al suo posto in cima all'assemblea.
Orpio si mise al fianco di Numitore e gridò con forza: "Salutate Numitore, figlio di Proca, erede di Ascanio, figlio di Enea, figlio di Venere, discendente di Dardano figlio di Giove Summano, principe di Alba Longa e re dei Latini!" 
"Il mio primo ordine, adesso che torno al mio posto è questo: onorate Romolo e Remo, figli di mia figlia  Rea Silvia e di Marte Ultore, colui che vendica i torti e le ingiustizie!" disse Numitore mentre i giovani facevano il loro ingresso. Erano vestiti con pelli di pecora come i pastori e i cacciatori che li avevano allevati, ma incutevano un timore molto profondo tra coloro che li avevano seguiti fino al cospetto di Numitore.
"E ora... che tutti coloro che hanno approvato le ingiustizie di Amulio per il profitto che ne hanno ricavato.... e che sono rimasti in silenzio davanti all'assassinio dei miei figli e di mia figlia Rea Silvia.... paghino il loro debito!" disse Numitore re di Alba Longa.

lunedì 18 aprile 2016

Urbs V

"Padre.... perché mi hai impedito di salvarla?"
"Perché così era prestabilito."
"Ed è stabilito anche che i miei figli saranno annegati in una palude?"
"Da quando ti preoccupi della tua prole?"
"NON OSARE DIRMI...."
"Come ti rivolgi a me? Come parli a me, tuo padre.... il tuo re?"
"Padre.... io ho...."
"Non credere che non capisca figlio. Ma sappi che non è permesso che quei bambini perdano la vita. Il soldato avrà pietà di loro e la sua vigliaccheria lo spingerà a lasciarli sul fiume. Il dio Tevere è già pronto a portare la cesta fino al colle detto Palatino, alla sua ombra vivono dei lupi che ti sono sacri e fedeli. Sai cosa fare vero?"
"Una lupa molto forte ha perso i suoi cuccioli tempo fa. Ma come possono crescere, lei li può solo allattare. I miei picchi che abitano in quella zona li nutriranno con dei fichi che li renderanno forti quando non potranno più nutrirsi del latte della lupa. Ma dopo?"
"Vedi figlio, abbiamo già pensato a questo fatto: quando saranno maturi per un'educazione verranno affidati ad un pastore, il forte Faustolo che fu soldato del padre della loro madre. Tu andrai da lui a raccontargli la storia della loro stirpe. Lui li preparerà al loro destino."
"Quindi padre, mi prometti che vivranno?"
"Lo vuole Lui!"
"Vendicheranno la loro madre?"
"L'amavi?"
"Tu lo chiedi a me padre?"
"Non possiamo annoiarci noi eterni.... ma non sempre abbiamo il distacco..."
"Padre... cosa si è detto sui miei figli?"
"Quei figli, eredi di Enea, come promisi a tua sorella Venere, dal sangue di suo figlio verrà Romolo che costruirà le tue mura."
"Padre... davvero mi prometti un grande destino per i miei figli?"
"Figlio mio... essi vendicheranno la loro madre e restituiranno a Numitore il suo regno, ma dopo temo che dovrai soffrire un grande dolore; figlio mio, solo da uno dei tuoi figli sorgerà il nuovo mondo."
"Perché?"
"Solo dal tuo sangue deve sorgere ciò che darà all'Umanità un nuovo futuro che la preparerà."
"Uno dei miei figli morirà?"
"Sai che è necessario. Questa è una lunga serie di sacrifici che ho cominciato io quando ho permesso che Euristeo esiliasse i figli di mio figlio Ercole. Il loro ritorno e la loro vendetta impose agli Achei di fuggire e distruggere Troia, tutti i dolori di Enea sono serviti a preparare questi sacrifici che serviranno a costruire la patria di tutti i popoli."
"E alla fine di tutto questo?"
"Questa storia, figlio mio, finirà quando sarà stato compiuto l'ultimo sacrificio, ma l'eredità del tuo sangue sarà eterna. Come dissi a Venere, ai figli di tuo figlio assegnerò un dominio senza fine. Ma guarda... Tevere ha messo la cesta dove previsto. Ecco la lupa che raccoglie i bambini."
"Sì padre... con questa grande umiltà dal mio sangue sorgerà il Grande Impero... che la lupa nutra i miei figli. Che io, Marte figlio di Giove, sia testimone del fatto che mio figlio Romolo e mio figlio Remo vivranno e cresceranno!"

Tu sei Pietro

Lettor oggi sono 510 anni precisi da quando Sua Santità Papa Giulio II, al secolo Sua Eminenza il cardinale Giuliano della Rovere, pose la prima pietra per la costruzione di una nuova basilica da costruire sul colle Vaticano dove San Pietro, il primo Papa, fu sepolto e dove tutt'ora giace.
Papa Giulio II trasse il primo progetto dai disegni del Bramante, dopo aver consultato Michelangelo che pure diede enormi contributi al progetto.
Ma è naturale che per realizzare il cuore della nostra civiltà e della nostra fede sia stato necessario il contributo di tante tra le menti più illuminate degli ultimi cinque secoli durante i quali la basilica si è espansa ed è cresciuta e tutt'ora testimonia quale meraviglia sia la nostra eredità.
L'hai mai vista davvero Lettor? È anche per noi!




domenica 17 aprile 2016

Urbs IV

oramai una nuova razza s'invia dall'alto cielo.
                                                       Bucoliche, IV, 2

Le altre sacerdotesse non si chiedevano perché mia madre Rea Silvia si offrisse sempre volontaria per andare a prendere l'acqua per il tempio. Nelle settimane successive al primo incontro con il misterioso soldato la principessa vestale sembrava più serena; era un uomo buono, passava per quelle strade durante i suoi turni di pattuglia, quando girava per i sentieri intorno alla città per assicurasi che la legge venisse sempre rispettata. Amulio era re, ma Alba Longa rimaneva comunque sicura e forte. Tuttavia Rea Silvia cominciava a notare le botteghe che chiudevano e le famiglie che abbandonavano la città dopo che i loro beni erano stati sequestrati per ordine del re. Amulio amministrava il regno latino come un'azienda: teneva in considerazione il calcolo e l'interesse al fine di ingrandire il suo tesoro. Ma Rea Silvia non poteva pensarci; cosa poteva fare una ragazzina che era stata privata di tutto? O forse no. Mia madre non riusciva più a fare a meno di incontrare quel uomo, di parlare con lui, di ridere alle sue battute e di confidarsi con lui. 
Non passò molto tempo prima che Rea Silvia decidesse di vivere un'istante, una sola unione vera e propria, per una sola volta nella sua vita.
Fu la somma vestale la prima ad accorgersi che la giovane Rea Silvia era cambiata. Le altre vestali ebbero pietà di lei, qualcuna di loro andò a cercare il misterioso soldato, chiesero agli altri militi, ma nessuno lo conosceva, nessuno ricordava di averlo mai incontrato tranne Rea Silvia stessa. Le sacerdotesse smisero di fare domande quando le guardie personali di Amulio notarono le loro domande. Di certo l'usurpatore faceva sorvegliare mia madre ben sapendo che, anche se vestale era comunque l'unica figlia rimasta in vita del legittimo re.
Ad un certo punto fu impossibile nascondere la gravidanza e quando Rea Silvia partorì me e mio fratello le spie di Amulio non poterono fare a meno di scoprire la verità.
Rea Silvia fu trascinata fino alla casa di suo padre, la conosceva così bene che quasi pianse solo per esserci entrata. Con lei erano stati portati i suoi due bambini tenuti in una cesta di vimini. 
"Dolce nipote- disse Amulio dal trono del re- cosa hai fatto?"
La sua voce era molto dolce e poteva sembrare un tono rassicurante se non fosse stata evidente la crudeltà che stava preparando.
"Mio... mio re.... posso spiegare...."
"Non c'è n'è bisogno è tutto perfettamente chiaro: adulterio!"
Mia madre non aveva niente da dire, non ci riusciva, era paralizzata e teneva con tutta la sua forza la cesta con me e mio fratello stretta al torace.
"Mio re...."
"Una vestale è sposa della patria! Il tuo giuramento ti obbligava alla totale dedizione alla preghiera e al servizio per la dea Vesta, la primogenita del padre Saturno, e alla custode della moralità del nostro popolo, del nostro regno e della nostra eredità. Hai calpestato l'onore della patria e la sua sacralità violando il tuo giuramento!"
Proprio Amulio parlava di lealtà.... doveva solo aspettare quel maledetto traditore.
"Sai cosa vuol dire tutto questo?- disse Amulio- Sai qual'è la pena per la vestale che viola il suo voto, vero?"
"Tu... tu sei il fratello di mio padre..."
"La legge va rispettata! Se noi, i membri della stirpe di Dardano, gli eredi di Enea e Ascanio non siamo pronti ad assumerci tutte le nostre responsabilità davanti ad essa il nostro regno sarà condannato. Dunque che sia rispettata la legge" Amulio si alzò in piedi, tutti i membri della corte si zittirono per ascoltare le parole del sovrano, parole crudeli che non sarebbero mai state dimenticate.
"Io, Amulio, figlio di Proca, principe di Alba Longa, re dei Latini e dei Troiani, erede di Enea figlio di Venere e di Dardano figlio di Giove l'eterno re.... decreto che la vestale Rea Silvia, figlia di mio fratello Numitore, sia messa a morte per aver violato il voto di verginità da essa assunto in quanto vestale."
Nessuno oso dire nulla.
"E quei due abomini... quei due insulti agli dei e all'onore della patria e della nostra stirpe... portateli al fiume Tevere e uccisi!"
La guardia del re colpì con estrema violenza il volto della fanciulla per costringerla a mollare la presa sulla cesta. Mentre le grida di nostra madre riempivano la sala del trono. 
"Verrà il giorno.... in cui pagherai la tua crudeltà.... Amulio...." furono le ultime parole di area Silvia.
Io e mio fratello fummo così portati verso il nostro destino.

sabato 16 aprile 2016

Urbs III



La fiamma al centro del tempio era semplicemente splendida, di giorno come di notte la fiamma di Vesta, la più antica dei figli di Saturno, era sempre accesa a custode del sacro nome di Alba Longa e del suo destino. La giovane principessa Rea Silvia, la mia povera madre, trovava conforto solo davanti al calore di quella fiamma sacra.
Rea continuava a pregare la dea di rendere suo padre forte per sopravvivere alla schiavitù a cui Amulio lo aveva condannato e le altre sacerdotesse cercavano di essere compassionevoli con lei, ma la loro pietà non era sufficiente ad alleviare la tristezza causata dalle imposizioni di suo zio. Nessun figlio, nessun marito, nessuna famiglia, niente al di fuori della preghiera e del dovere.
Non si poteva però negare che Rea Silvia fosse bellissima, o almeno questo è quello che mi raccontano, io non l'ho mai conosciuta.
Credo che, dal suo punto di vista, Amulio sia stato misericordioso nei suoi riguardi, ma non lo perdonerò mai per la prigionia che quel usurpatore impose ad una fanciulla innocente.
Rea Silvia si copriva costantemente con un pesante mantello che le copriva i capelli e impediva a chiunque anche solo di riconoscerla. Tuttavia mia madre non poteva nascondersi a qualcun altro che stava per dare una svolta al destino del mondo.
Una mattina Rea Silvia scese alle fontane cittadine per raccogliere l'acqua per le cucine del tempio delle Vestali quando lo vide. Era un guerriero con un'armatura di eccellente fattura, a terra teneva uno scudo rotondo con un grande drago raffigurato con una spada conficcata nelle fauci, una lunga lancia da combattimento era appoggiata accanto allo scudo. Sembrava stanco e sudato ma aveva un'espressione molto gentile. Rea Silvia rimase intimorita all'inizio quando lo vide, ma cambiò presto idea quando lui si alzò salutandola con gentilezza. Quel giorno, per la prima volta dopo tanto tempo, mia madre riscoprì un briciolo di calore.

venerdì 15 aprile 2016

Urbs II

...dopo aver estromesso il fratello, salì al trono Amulio. Questi commise un crimine dietro l'altro: i figli maschi del fratello li fece uccidere, mentre a Rea Silvia, la femmina, avendola nominata Vestale (cosa che egli fece passare come un'onorificenza), tolse la speranza di diventare madre condannandola a una verginità perpetua.
Livio, Ab Urbe Condita, I, 3


Quando re Proca morì la situazione sembrava stabile: mio nonno Numitore divenne re mentre suo fratello Amulio si mise ad amministrare il suo nuovo patrimonio. Gli Etruschi mantenevano i buoni rapporti mentre alcune delle loro città respingevano una tribù di uomini alti e biondi provenienti dal nord. Una battaglia vinta facilmente, la pace rimase inalterata. Re Numitore iniziava a pensare che suo padre fosse stato soggetto a delle preoccupazioni infondate; Amulio viveva nel lusso e allo stesso tempo amministrava bene le ricchezze ereditate facendole addirittura accrescere e partecipava ai consigli del regno sostenendo e rispettando l'autorità di suo fratello. Venne il giorno in cui re Numitore fu costretto a dirigersi verso il fiume Albula (che oggi si chiama Tevere) per incontrare un principe etrusco che chiedeva un dialogo con il re dei Latini. Il figlio maggiore di mio nonno prese il comando di Alba Longa per quel periodo. Amulio invitò il nipote ad una battuta di caccia al lupo, non era qualcosa di inconsueto, Amulio portava sempre i suoi nipoti a passare delle giornate in questa maniera, ma quella volta il principe non tornò. Solo l'anziano addestratore dei cani da caccia del re sapeva cos'era successo davvero, ma era consapevole del fatto che nessuno avrebbe mai creduto alla sua parola contro quella di Amulio.
Circa un anno dopo Amulio entrò nella sala del trono di suo fratello senza alcuna convocazione.
"Cosa desideri fratello?" chiese il re Numitore.
"Ciò che merito" disse Amulio.
In quel momento le guardie del corpo del re gli puntarono contro le lance e uno di essi colpì Numitore così forte da farlo cadere dal trono.
"Cosa fate?" chiese uno degli anziani sacerdoti che in quel momento era in udienza presso il re.
"Ciò per cui li ho esentati dal nostro sottopagato esercito" disse Amulio. Il maledetto traditore aveva passato tutto il tempo dalla morte di suo padre a prendere accordi, stringere alleanze, a tramare per scalzare il fratello e prendere tutto ciò che non meritava.
"Questo è tradimento...." il sacerdote non poté dire altro, una delle guardie gli aveva appena tagliato la gola.
"Fratello... fratello..." Numitore venne bastonato e portato nelle celle sotto la sua dimora mentre Amulio andava a sedersi sul trono.
I figli di Numitore erano presenti nella casa del padre, ma non accorsero da lui perché i soldati corrotti dal denaro di Amulio li avevano appena trucidati.
Numitore giaceva nel buio della sua cella da diversi giorni, non era riuscito a contarli, quando sentì dei passi che conosceva bene.
"Salve fratello" disse Amulio illuminato da una torcia che mostrava su di lui gli abiti del re dei Latini.
"Cosa ti è successo Amulio?"
"Ho preso ciò che ho sempre meritato."
"Tu avevi già la tua parte dell'eredità... nostro padre ti aveva lasciato tutte le sue ricchezze..."
"Il denaro è uno strumento... perché avrei dovuto accontentarmi di amministrare una fattoria? Io meritavo di essere re e tu lo sai!"
"Sono io il maggiore dei figli di nostro padre.... e comunque fosti tu a scegliere la ricchezza...."
"Cos'è la ricchezza senza il potere? Cos'è il potere senza la ricchezza? Nostro padre ha commesso una follia! Uno di noi due doveva avere tutto; se non è completo nei suoi possedimenti e nelle sue facoltà anche un re non è niente! Io sono stato paziente dopo aver vissuto nella tua ombra per tutta la vita e ho conquistato Alba Longa, ecco perché la merito! Cosa credi che serva per regnare? L'onore? Solo la ricchezza concede il vero potere e la ricchezza viene guadagnata soltanto da chi è abbastanza determinato. Ecco perché io merito di essere il successore di Ascanio nella sua città!"
Numitore sospirò profondamente e rispose: "Un regno che si basa sulla corruzione non potrà mai sostenersi... crollerai presto fratello... uno dei miei figli ti..."
"Il consiglio è con me, ho dato loro prosperità e privilegi, i soldati mi sostengono, ho dato loro oro, il popolo ringrazierà gli dei di avere un sovrano forte che saprà come amministrare la loro vita e i tuoi figli... tu non hai figli, solo una bambina..."
Numitore alzò il capo; "Cos'hai fatto? COS'HAI FATTO AMULIO?"
"I tuoi figli non saranno più una minaccia per me..."
"AMULIO! COS'HAI FATTO?"
"QUELLO CHE DOVEVO!"
"Rea.... Rea....."
"Lei no! Una ragazzina non rappresenterà mai una minaccia per il mio retaggio... le ho dato l'onore di diventare sacerdotessa della divina Vesta. Conserverà il fuoco che guida il cammino del nostro popolo e vivrà una vita onorabile e preziosa... senza mariti e senza figli."
"Fratello... fratello..."
"Il tuo retaggio termina qui Numitore. Ma non ti ucciderò, sarebbe troppo poco; vivrai nella mia ombra, marcirai di notte in questa stessa cella e di giorno lavorerai nei miei campi sotto le frustate dei miei guardiani."
"Rea... Rea... mia figlia..."
"Lei non la rivedrai mai più. Si rassegnerà al tempio e tu alla fatica e al marciume. Questi sono i vostri posti nel mio regno!"
Amulio iniziò ad allontanarsi mentre il buio riprendeva il suo posto nella cella.
"AMULIO! SEI DANNATO! DANNATO! SEI MIO FRATELLO AMULIO... SEI MIO FRATELLO!"
Il traditore sentiva, ma non rispondeva.
"Verrà il giorno in cui gli dei e il nostro sangue ti faranno pagare ciò che hai fatto alla tua famiglia!" disse Numitore prima di iniziare a piangere amaramente. Amulio non gli prestò fede, non credeva nelle profezie. Intanto mia madre, la dolce Rea Silvia, entrava nel tempio di Vesta, nella sua nuova cella.

giovedì 14 aprile 2016

Urbs I

Romolo governerà e innalzerà le mura di Marte e darà al suo popolo il proprio nome: Romani. Ad essi un limite io non pongo, né di tempo né di spazio, assegno loro un dominio senza fine.
                     Eneide, I

Come iniziò tutto questo? Io non lo saprei raccontare in ogni singolo dettaglio, persino io che ho vissuto tutto questo non colgo certi particolari... eppure ti so dire che, 2768, ormai quasi 69 anni fa, dalla mia opera e dal sangue di mio fratello iniziava qualcosa di eterno.
Una storia che inizia molto tempo prima della mia nascita; in un'epoca tanto antica da essere oscurata dalle leggende, Dardano, figlio di Giove Summano, partì dalle sue terre natie, in Italia, e si diresse in oriente dove divenne principe di una grandiosa e ricca città che in seguito si sarebbe chiamata Troia. Dalla stirpe di Dardano discese il fortunato Anchise che, con la dea Venere, generò Enea. Dopo la caduta di Troia ad opera degli Achei Enea riportò la sua gente nella terra d'origine del suo glorioso avo e qui suo figlio Ascanio, padre dei miei padri, fondò una nuova città che chiamò Alba Longa. Se solo l'avessi vista anche tu quando era al culmine della sua gloria: le mura di Alba Longa erano possenti, le sue porte di bronzo da sole valevano quanto il tesoro degli Argivi e il palazzo del re, quella grande casa bianca circondata dai cortili in cui i miei avi aveano piantato dei magnifici alberi di fico che davano dei frutti dolcissimi. Alba Longa era una città ricca e prospera, i suoi mercati erano il centro di tutti i commerci e i traffici tra il nord e il sud, tra i Latini e i Sabini, persino i locumoni etruschi mandavano doni e omaggi al re di quella città e l'esercito del nostro popolo era numeroso e fortissimo. Alba Longa era potente e il Lazio era sotto il suo dominio.
Un regno potente però è sempre in pericolo, credimi io lo so meglio di chiunque altro... infatti quando il mio bisnonno Proca era re dei Latini di Alba Longa accadde una grave disgrazia; il re ebbe due figli.
Il maggiore era mio nonno Numitore, un principe forte, intelligente e rispettoso degli dei e di suo padre, il minore, mio zio Amulio, era un uomo astuto, ambizioso e molto determinato.
Re Proca era fiero di entrambi i suoi eredi, ma passava giorni interi nell'angoscia, tra i giardini della sua villa a riflettere e ponderare.
"Padre- chiese un giorno Numitore al re seduto su una pietra nel suo giardino- stai bene?"
"Dimmi per favore... chi sono io?" disse re Proca.
Numitore rimase perplesso da questa domanda, rifletté prima di rispondere: "Tu sei il re dei Latini Proca il grande!"
"Chi sono io per te!" disse Proca sembrando seccato.
Numitore osservò bene quel uomo piegato su sé stesso, calvo e con una barbetta bianca che gli scendeva dal mento. Era davvero vecchio ma era la prima volta che sembrava debole.
"Tu sei mio padre!" disse il principe Numitore.
"E ti fidi di tuo padre?"
"Certo che mi fido di te... perché non dovrei?"
Proca si alzò in piedi e osservò suo figlio.
"Sono terrorizzato... perché ho due figli..."
"Padre.... cosa stai dicendo?"
"Che tu e Amulio siete entrambi eredi al trono e questo è sempre un pericolo per un Paese..."
"Padre... credi davvero che uno dei tuoi figli potrebbe uccidere suo fratello per una corona?"
"Non sottovalutare la superbia... Numitore, figlio mio, non sottovalutare mai le insidie del potere; il sangue non ha valore per qualcuno che cede alla sua tentazione."
"Padre... vuoi dirmi che tu... non ti fidi di me?" chiese Numitore.
"Io di te mi fido... ma di tuo fratello no! Non mi fido di mio figlio Amulio su questo... temo che quando me ne sarò andato, se lascio che tu divenga re di Alba Longa tuo fratello potrebbe portare il regno alla guerra civile pur di prendere il tuo posto... perciò ho preso una decisione... qualcosa che forse vi placherà..."
"Padre... ma cosa dici?"
Proca si era già allontanato. Numitore non poté fare altro che seguirlo fino al tempio di Giove che era collocato poco lontano la dimora del re. In quel palazzo, sotto gli occhi del re degli dei, si riuniva il consiglio degli anziani che governavano Alba Longa insieme al re. Numitore vide suo fratello e un gruppo di suoi amici e sostenitori presso il consiglio che si avvicinavano a suo padre per omaggiarlo. Amulio salutò suo fratello con gentilezza, ricevendo da lui la stessa cortesia. Erano sinceri, Numitore e Amulio erano sempre stati ottimi fratelli, ma Numitore non aveva ancora compreso l'abisso che si era aperto nel cuore di suo fratello.
"Figli miei, saggi del mio regno- proclamò re Proca- vi ho riuniti qui per annunciare la mia decisione più importante... il mio decreto massimo. Non posso negare ormai di essere vecchio e di sentire già il richiamo dell'Averno ormai imminente per me e siccome ho due figli... di cui sono fiero, ho deciso di dare loro pari dignità nella mia successione perciò io divido la mia eredità in due parti: una è la mia ricchezza e tutte le mie fonti di guadagno e di reddito, l'altra è il potere e il diritto di regnare su Alba Longa e su tutto il suo regno. I miei figli sceglieranno liberamente come spartirsi questo retaggio; affinché nessuno dei due invidi l'altro io lascio loro tutto ciò che possiedo in egual misura... figli..."
re Proca rivolse la mano verso Numitore e Amulio. Il maggiore era paralizzato... suo padre doveva essere impazzito.
"Io scelgo la ricchezza" disse Amulio per poi osservare suo fratello con un sorriso di incoraggiamento.
"Amulio, figlio mio, ne sei certo?" chiese re Proca.
"Sì padre, io non sono in grado di regnare sul nostro popolo, perciò accetterò di prendere le tue ricchezze come  eredità e di lasciare i tuoi titoli e i tuoi poteri a quel tuo figlio che è davvero in grado di reggerne il peso" disse Amulio ricevendo un'acclamazione dagli anziani della città.
Proca si rivolse a Numitore il quale, dopo aver riorganizzato le proprie idee, esclamò: "Sia così padre, accetto la tua volontà e la proposta di mio fratello."
Proca si alzò dal suo alto trono e disse a tutti i presenti: "Al cospetto di Giove, degli dei tutti che ognuno sia testimone; di comune accordo qui è stato deciso che, quando i miei giorni arriveranno alla fine, mio figlio Amulio erediterà tutte le mie ricchezze, tranne la mia casa che dovrà essere abitata da suo fratello, mio figlio Numitore, che diventerà.... re dei Latini di Alba Longa."
Ecco come mio nonno Numitore ottenne il diritto di regnare sulla città di suo padre.

La caduta del Titano

Lettor oggi ti ricordo di quando una Torre di Babele crollò su sé stessa umiliando e abbattendo un'era di superbia e arroganza.
La Torre in questione però fu una nave: la RSM Titanic, un transatlantico britannico classe Olympic. Costruito in Irlanda questa nave era la massima espressione tecnologica dell'epoca e vantava di essere il più grande e lussuoso transatlantico del mondo, tanto da essere giudicato inaffondabile.
Durante il suo viaggio inaugurale dall'Inghilterra a New York il Titanic si scontrò con un grande iceberg alla deriva nell'Atlantico settentrionale che ne causò l'affondamento alle 2:20 del 15 aprile 1912, con 1518 persone che persero la vita sulle 2223 che si erano imbarcate originariamente.
Ricorda Lettor; le opere più grandi dell'Uomo sono destinate solo a cadere. Non farti mai prendere dalla superbia.

mercoledì 13 aprile 2016

Lou von Salomé e Nietzsche

Lettor oggi ti voglio solo indicare qualcuno da cercare: Nietzsche, il filosofo delle stelle e del superuomo e la sua "giovane e affascinante Russa" Lou von Salomé. Due stelle cadute dal cielo che si incontrarono senza bruciare mai insieme.
La vedi la loro luce Lettor?

lunedì 11 aprile 2016

Dal Principe al Signore

Lettor oggi si dice buon compleanno a Settimio Severo, uno degli Imperatori che hanno lasciato più segni nella storia della nostra civiltà.
Nato a Leptis Magna si avviò nella carriera politica durante il periodo degli Imperatori Antonini vinse la guerra civile tra il 193 e il 197 d.C. arrivando a ripristinare la tradizione della successione dinastica, il massimo errore del suo predecessore Marco Aurelio. Con questa idea Settimio Severo fondò la dinastia dei Severii.
C'è da dire che il massimo motivo per cui quest'uomo (ben più nero di Obama) è stato ricordato per le opere grandiose nel campo dell'architettura e della politica, oltre che per le sue imprese contro i Parti e i Britanni. Ma gli storici lo ricordano per il fatto che Settimio diede inizio al Dominato, la fase della storia imperiale successiva al Principato, in cui l'Imperatore da Princeps assunse il titolo di Dominus ac Deus, si fece venerare come nelle monarchie orientali e rese tutto l'Impero una sua proprietà personale mettendo il Senato sotto la sua autorità e la sua potenza. Quando l'Imperatore si mise al di sopra del suo ruolo fu il momento in cui l'Impero iniziò davvero la sua caduta.

venerdì 1 aprile 2016

Aprile

Aprile è il mese dell'apertura. Devi sapere Lettor che il mese che iniziamo oggi per i nostri padri Romani era il primo, il mese di apertura dell'anno che apriva le porte di una nuova era e di una nuova fase della vita di ciascuno.
È stata la dea Afrodite a suggerire a re Numa Pompilio il nome di questo periodo, con il suo nome presso gli Etruschi, Apro.
Quando smise di rappresentare il capodanno per volere di un altro Sommo Pontefice, ovvero Gregorio XIII (che lo spostò al 1 gennaio), il primo aprile divenne il giorno in cui ci si scambiavano pacchi regali vuoti per scherzare su una festa ormai inesistente. 
Preparati Lettor, perché questo è il momento in cui può iniziare qualcosa di nuovo per te.