La fiamma al centro del tempio era semplicemente splendida, di giorno come di notte la fiamma di Vesta, la più antica dei figli di Saturno, era sempre accesa a custode del sacro nome di Alba Longa e del suo destino. La giovane principessa Rea Silvia, la mia povera madre, trovava conforto solo davanti al calore di quella fiamma sacra.
Rea continuava a pregare la dea di rendere suo padre forte per sopravvivere alla schiavitù a cui Amulio lo aveva condannato e le altre sacerdotesse cercavano di essere compassionevoli con lei, ma la loro pietà non era sufficiente ad alleviare la tristezza causata dalle imposizioni di suo zio. Nessun figlio, nessun marito, nessuna famiglia, niente al di fuori della preghiera e del dovere.
Non si poteva però negare che Rea Silvia fosse bellissima, o almeno questo è quello che mi raccontano, io non l'ho mai conosciuta.
Credo che, dal suo punto di vista, Amulio sia stato misericordioso nei suoi riguardi, ma non lo perdonerò mai per la prigionia che quel usurpatore impose ad una fanciulla innocente.
Rea Silvia si copriva costantemente con un pesante mantello che le copriva i capelli e impediva a chiunque anche solo di riconoscerla. Tuttavia mia madre non poteva nascondersi a qualcun altro che stava per dare una svolta al destino del mondo.
Una mattina Rea Silvia scese alle fontane cittadine per raccogliere l'acqua per le cucine del tempio delle Vestali quando lo vide. Era un guerriero con un'armatura di eccellente fattura, a terra teneva uno scudo rotondo con un grande drago raffigurato con una spada conficcata nelle fauci, una lunga lancia da combattimento era appoggiata accanto allo scudo. Sembrava stanco e sudato ma aveva un'espressione molto gentile. Rea Silvia rimase intimorita all'inizio quando lo vide, ma cambiò presto idea quando lui si alzò salutandola con gentilezza. Quel giorno, per la prima volta dopo tanto tempo, mia madre riscoprì un briciolo di calore.
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