domenica 17 aprile 2016

Urbs IV

oramai una nuova razza s'invia dall'alto cielo.
                                                       Bucoliche, IV, 2

Le altre sacerdotesse non si chiedevano perché mia madre Rea Silvia si offrisse sempre volontaria per andare a prendere l'acqua per il tempio. Nelle settimane successive al primo incontro con il misterioso soldato la principessa vestale sembrava più serena; era un uomo buono, passava per quelle strade durante i suoi turni di pattuglia, quando girava per i sentieri intorno alla città per assicurasi che la legge venisse sempre rispettata. Amulio era re, ma Alba Longa rimaneva comunque sicura e forte. Tuttavia Rea Silvia cominciava a notare le botteghe che chiudevano e le famiglie che abbandonavano la città dopo che i loro beni erano stati sequestrati per ordine del re. Amulio amministrava il regno latino come un'azienda: teneva in considerazione il calcolo e l'interesse al fine di ingrandire il suo tesoro. Ma Rea Silvia non poteva pensarci; cosa poteva fare una ragazzina che era stata privata di tutto? O forse no. Mia madre non riusciva più a fare a meno di incontrare quel uomo, di parlare con lui, di ridere alle sue battute e di confidarsi con lui. 
Non passò molto tempo prima che Rea Silvia decidesse di vivere un'istante, una sola unione vera e propria, per una sola volta nella sua vita.
Fu la somma vestale la prima ad accorgersi che la giovane Rea Silvia era cambiata. Le altre vestali ebbero pietà di lei, qualcuna di loro andò a cercare il misterioso soldato, chiesero agli altri militi, ma nessuno lo conosceva, nessuno ricordava di averlo mai incontrato tranne Rea Silvia stessa. Le sacerdotesse smisero di fare domande quando le guardie personali di Amulio notarono le loro domande. Di certo l'usurpatore faceva sorvegliare mia madre ben sapendo che, anche se vestale era comunque l'unica figlia rimasta in vita del legittimo re.
Ad un certo punto fu impossibile nascondere la gravidanza e quando Rea Silvia partorì me e mio fratello le spie di Amulio non poterono fare a meno di scoprire la verità.
Rea Silvia fu trascinata fino alla casa di suo padre, la conosceva così bene che quasi pianse solo per esserci entrata. Con lei erano stati portati i suoi due bambini tenuti in una cesta di vimini. 
"Dolce nipote- disse Amulio dal trono del re- cosa hai fatto?"
La sua voce era molto dolce e poteva sembrare un tono rassicurante se non fosse stata evidente la crudeltà che stava preparando.
"Mio... mio re.... posso spiegare...."
"Non c'è n'è bisogno è tutto perfettamente chiaro: adulterio!"
Mia madre non aveva niente da dire, non ci riusciva, era paralizzata e teneva con tutta la sua forza la cesta con me e mio fratello stretta al torace.
"Mio re...."
"Una vestale è sposa della patria! Il tuo giuramento ti obbligava alla totale dedizione alla preghiera e al servizio per la dea Vesta, la primogenita del padre Saturno, e alla custode della moralità del nostro popolo, del nostro regno e della nostra eredità. Hai calpestato l'onore della patria e la sua sacralità violando il tuo giuramento!"
Proprio Amulio parlava di lealtà.... doveva solo aspettare quel maledetto traditore.
"Sai cosa vuol dire tutto questo?- disse Amulio- Sai qual'è la pena per la vestale che viola il suo voto, vero?"
"Tu... tu sei il fratello di mio padre..."
"La legge va rispettata! Se noi, i membri della stirpe di Dardano, gli eredi di Enea e Ascanio non siamo pronti ad assumerci tutte le nostre responsabilità davanti ad essa il nostro regno sarà condannato. Dunque che sia rispettata la legge" Amulio si alzò in piedi, tutti i membri della corte si zittirono per ascoltare le parole del sovrano, parole crudeli che non sarebbero mai state dimenticate.
"Io, Amulio, figlio di Proca, principe di Alba Longa, re dei Latini e dei Troiani, erede di Enea figlio di Venere e di Dardano figlio di Giove l'eterno re.... decreto che la vestale Rea Silvia, figlia di mio fratello Numitore, sia messa a morte per aver violato il voto di verginità da essa assunto in quanto vestale."
Nessuno oso dire nulla.
"E quei due abomini... quei due insulti agli dei e all'onore della patria e della nostra stirpe... portateli al fiume Tevere e uccisi!"
La guardia del re colpì con estrema violenza il volto della fanciulla per costringerla a mollare la presa sulla cesta. Mentre le grida di nostra madre riempivano la sala del trono. 
"Verrà il giorno.... in cui pagherai la tua crudeltà.... Amulio...." furono le ultime parole di area Silvia.
Io e mio fratello fummo così portati verso il nostro destino.

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