martedì 19 aprile 2016

Urbs VI

Numitore ormai non ne poteva più: ogni giorno prendere il frumento, portarlo ai carri e trascinare uno di questi alla città per poi essere risbattuto in cella al buio per un'intera notte e quando non c'erano i raccolti da fare c'era da dissodare i campi. Erano anni che Numitore viveva da schiavo e con lui tutta Alba Longa, ma nessuno avrebbe avuto il coraggio di ribellarsi ad Amulio finché questo avesse continuato a coprire di ricchezze i soldati e quei patrizi che lo appoggiavano. Ormai Numitore credeva che il suo popolo lo avesse dimenticato. Eppure andava avanti malgrado la crudeltà di suo fratello. Perché? La risposta venne un giorno dopo anni di schiavitù.
Numitore stava raccogliendo i sassi da un campo che aspettava il periodo di semina, come sempre c'erano due guardie scelte di Amulio a sorvegliarlo e come sempre erano uomini senza pietà; Numitore lanciò uno sguardo verso la sua casa, il palazzo di Ascanio che sorgeva sulla sua città. Uno dei guardiani diede una bastonata a Numitore gridandogli di non battere la fiacca.
Numitore si piegò a riprendere il lavoro, l'età si faceva sentire anche se rimaneva un uomo forte. Si accorse subito di un sibilo che attraversò l'aria facendo tacere definitivamente quel arrogante. Numitore si voltò appena in tempo per vedere uno dei guardiani cadere a terra con una freccia nel collo mentre l'altro sguainava la spada per difendersi da un uomo alto con folti capelli neri che, con un'abilità e una velocità eccellenti, malgrado l'eccellente muscolatura, disarmò l'avversario per poi tagliargli la gola.
Numitore venne aiutato ad alzarsi da un uomo vecchio ma evidentemente forte che lo guardò in viso e disse: "È lui! È re Numitore!"
Altri uomini armati, alcuni con delle vere e proprie armature, arrivarono guidati da un giovane che somigliava molto all'uccisore della guardia e teneva un lungo arco.
"Mio re- disse l'uomo che aveva riconosciuto Numitore- sono Orpio, fui membro della guardia di tuo padre, re Proca e lo sono stato anche nei primi tempi del tuo regno!"
"Sì.... Orpio.... io mi ricordo di te...." disse Numitore guardandosi intorno prima che il giovane con la spada lo abbracciasse con forza.
"È tanto che aspettano questo momento mio re" disse Orpio.
"Ma cosa...." Numitore si zittì appena vide che quel giovane uomo indossava una collana molto preziosa per lui.
"Dove l'hai presa?- chiese Numitore indicando la collana- DOVE L'HAI PRESA?"
"Era nella cesta in cui io e mio fratello fummo messi per volere di Amulio. Nostra madre la lasciò lì!"
Numitore osservò quel giovane e notò che gli ricordava qualcuno, come suo fratello. 
"Mio re- disse Orpio- questi giovani sono di stirpe divina, la tua stirpe! Costui è Romolo- disse indicando il giovane con la spada- e lui è suo fratello Remo- disse indicando il giovane con l'arco- i tuoi eredi!" 
I due giovani si misero davanti a Numitore mostrandosi alti e forti, come tutti i discendenti di Enea.
"Noi siamo i figli di Marte, dio dei guerrieri e dei difensori e di Rea Silvia, figlia di Numitore re dei Latini" disse il giovane Remo mostrando orgoglio per ogni parola.
Numitore si guardò intorno; c'era un vero esercito radunatosi in quella campagna, ribelli che avevano seguito una speranza, un sogno o una possibilità.
"I figli di mia figlia.... siete vivi? Come?"
"Padre di nostra madre- disse Romolo- vogliamo onorarti e riunirci a te, vogliamo renderti fiero, ma non oggi. Oggi faremo giustizia!"
"Oggi vendicheremo Rea Silvia... E CI RIPRENDEREMO ALBA LONGA!" disse Remo indicando il colle della città. Gli uomini lanciarono un forte grido mentre Orpio porgeva una spada a Numitore. 
Ecco perché si era rifiutato di morire fino ad allora. 
Numitore conosceva molto bene la sua città e nemmeno Amulio era a conoscenza del passaggio che conduceva sotto la sua casa. Era lì a fare i suoi conti, sul suo ufficio mentre considerava i numeri e le fortune che accumulava.
"Fratello...." 
Amulio alzò lo sguardo, quasi non riconosceva suo fratello. Era lì con una lunga barba incolta e i segni delle ferite e delle fatiche della schiavitù con due uomini giovani e forti che gli somigliavano accanto a lui.
"Numitore.... ma come...?"
"Per il tradimento e la corona che mi hai usurpato ti ho perdonato tanto tempo fa fratello. Nostro padre l'aveva previsto e sperava di evitarlo rendendoti ricco e soddisfatto... non bastò a placarti... ma ti ho perdonato. Ma per quello che hai fatto ai miei figli.... a mia figlia.... alla piccola Rea Silvia che privasti delle gioie della vita, dei suoi figli e della vita stessa.... non sei più mio fratello per questo.... morirai per questo!" 
Amulio non poté nemmeno parlare perché i principi Romolo e Remo, figli di Rea Silvia e di Marte Ultore scattarono in avanti con le spade sguainate, furiosi come i lupi loro avi, fecero scempio del loro traditore.
Nel frattempo i ribelli avevano silenziosamente ucciso i capi dei soldati nei punti più strategici della città e preso il controllo della fortezza. 
Il consiglio degli anziani si era intanto riunito per un'assemblea ordinaria nel tempio di Giove e aspettavano il re. Tremarono quando riconobbero Numitore, rasato, lavato e vestito dei suoi abiti entrare nella sala scortato da venti uomini armati e sedersi al suo posto in cima all'assemblea.
Orpio si mise al fianco di Numitore e gridò con forza: "Salutate Numitore, figlio di Proca, erede di Ascanio, figlio di Enea, figlio di Venere, discendente di Dardano figlio di Giove Summano, principe di Alba Longa e re dei Latini!" 
"Il mio primo ordine, adesso che torno al mio posto è questo: onorate Romolo e Remo, figli di mia figlia  Rea Silvia e di Marte Ultore, colui che vendica i torti e le ingiustizie!" disse Numitore mentre i giovani facevano il loro ingresso. Erano vestiti con pelli di pecora come i pastori e i cacciatori che li avevano allevati, ma incutevano un timore molto profondo tra coloro che li avevano seguiti fino al cospetto di Numitore.
"E ora... che tutti coloro che hanno approvato le ingiustizie di Amulio per il profitto che ne hanno ricavato.... e che sono rimasti in silenzio davanti all'assassinio dei miei figli e di mia figlia Rea Silvia.... paghino il loro debito!" disse Numitore re di Alba Longa.

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