venerdì 15 aprile 2016

Urbs II

...dopo aver estromesso il fratello, salì al trono Amulio. Questi commise un crimine dietro l'altro: i figli maschi del fratello li fece uccidere, mentre a Rea Silvia, la femmina, avendola nominata Vestale (cosa che egli fece passare come un'onorificenza), tolse la speranza di diventare madre condannandola a una verginità perpetua.
Livio, Ab Urbe Condita, I, 3


Quando re Proca morì la situazione sembrava stabile: mio nonno Numitore divenne re mentre suo fratello Amulio si mise ad amministrare il suo nuovo patrimonio. Gli Etruschi mantenevano i buoni rapporti mentre alcune delle loro città respingevano una tribù di uomini alti e biondi provenienti dal nord. Una battaglia vinta facilmente, la pace rimase inalterata. Re Numitore iniziava a pensare che suo padre fosse stato soggetto a delle preoccupazioni infondate; Amulio viveva nel lusso e allo stesso tempo amministrava bene le ricchezze ereditate facendole addirittura accrescere e partecipava ai consigli del regno sostenendo e rispettando l'autorità di suo fratello. Venne il giorno in cui re Numitore fu costretto a dirigersi verso il fiume Albula (che oggi si chiama Tevere) per incontrare un principe etrusco che chiedeva un dialogo con il re dei Latini. Il figlio maggiore di mio nonno prese il comando di Alba Longa per quel periodo. Amulio invitò il nipote ad una battuta di caccia al lupo, non era qualcosa di inconsueto, Amulio portava sempre i suoi nipoti a passare delle giornate in questa maniera, ma quella volta il principe non tornò. Solo l'anziano addestratore dei cani da caccia del re sapeva cos'era successo davvero, ma era consapevole del fatto che nessuno avrebbe mai creduto alla sua parola contro quella di Amulio.
Circa un anno dopo Amulio entrò nella sala del trono di suo fratello senza alcuna convocazione.
"Cosa desideri fratello?" chiese il re Numitore.
"Ciò che merito" disse Amulio.
In quel momento le guardie del corpo del re gli puntarono contro le lance e uno di essi colpì Numitore così forte da farlo cadere dal trono.
"Cosa fate?" chiese uno degli anziani sacerdoti che in quel momento era in udienza presso il re.
"Ciò per cui li ho esentati dal nostro sottopagato esercito" disse Amulio. Il maledetto traditore aveva passato tutto il tempo dalla morte di suo padre a prendere accordi, stringere alleanze, a tramare per scalzare il fratello e prendere tutto ciò che non meritava.
"Questo è tradimento...." il sacerdote non poté dire altro, una delle guardie gli aveva appena tagliato la gola.
"Fratello... fratello..." Numitore venne bastonato e portato nelle celle sotto la sua dimora mentre Amulio andava a sedersi sul trono.
I figli di Numitore erano presenti nella casa del padre, ma non accorsero da lui perché i soldati corrotti dal denaro di Amulio li avevano appena trucidati.
Numitore giaceva nel buio della sua cella da diversi giorni, non era riuscito a contarli, quando sentì dei passi che conosceva bene.
"Salve fratello" disse Amulio illuminato da una torcia che mostrava su di lui gli abiti del re dei Latini.
"Cosa ti è successo Amulio?"
"Ho preso ciò che ho sempre meritato."
"Tu avevi già la tua parte dell'eredità... nostro padre ti aveva lasciato tutte le sue ricchezze..."
"Il denaro è uno strumento... perché avrei dovuto accontentarmi di amministrare una fattoria? Io meritavo di essere re e tu lo sai!"
"Sono io il maggiore dei figli di nostro padre.... e comunque fosti tu a scegliere la ricchezza...."
"Cos'è la ricchezza senza il potere? Cos'è il potere senza la ricchezza? Nostro padre ha commesso una follia! Uno di noi due doveva avere tutto; se non è completo nei suoi possedimenti e nelle sue facoltà anche un re non è niente! Io sono stato paziente dopo aver vissuto nella tua ombra per tutta la vita e ho conquistato Alba Longa, ecco perché la merito! Cosa credi che serva per regnare? L'onore? Solo la ricchezza concede il vero potere e la ricchezza viene guadagnata soltanto da chi è abbastanza determinato. Ecco perché io merito di essere il successore di Ascanio nella sua città!"
Numitore sospirò profondamente e rispose: "Un regno che si basa sulla corruzione non potrà mai sostenersi... crollerai presto fratello... uno dei miei figli ti..."
"Il consiglio è con me, ho dato loro prosperità e privilegi, i soldati mi sostengono, ho dato loro oro, il popolo ringrazierà gli dei di avere un sovrano forte che saprà come amministrare la loro vita e i tuoi figli... tu non hai figli, solo una bambina..."
Numitore alzò il capo; "Cos'hai fatto? COS'HAI FATTO AMULIO?"
"I tuoi figli non saranno più una minaccia per me..."
"AMULIO! COS'HAI FATTO?"
"QUELLO CHE DOVEVO!"
"Rea.... Rea....."
"Lei no! Una ragazzina non rappresenterà mai una minaccia per il mio retaggio... le ho dato l'onore di diventare sacerdotessa della divina Vesta. Conserverà il fuoco che guida il cammino del nostro popolo e vivrà una vita onorabile e preziosa... senza mariti e senza figli."
"Fratello... fratello..."
"Il tuo retaggio termina qui Numitore. Ma non ti ucciderò, sarebbe troppo poco; vivrai nella mia ombra, marcirai di notte in questa stessa cella e di giorno lavorerai nei miei campi sotto le frustate dei miei guardiani."
"Rea... Rea... mia figlia..."
"Lei non la rivedrai mai più. Si rassegnerà al tempio e tu alla fatica e al marciume. Questi sono i vostri posti nel mio regno!"
Amulio iniziò ad allontanarsi mentre il buio riprendeva il suo posto nella cella.
"AMULIO! SEI DANNATO! DANNATO! SEI MIO FRATELLO AMULIO... SEI MIO FRATELLO!"
Il traditore sentiva, ma non rispondeva.
"Verrà il giorno in cui gli dei e il nostro sangue ti faranno pagare ciò che hai fatto alla tua famiglia!" disse Numitore prima di iniziare a piangere amaramente. Amulio non gli prestò fede, non credeva nelle profezie. Intanto mia madre, la dolce Rea Silvia, entrava nel tempio di Vesta, nella sua nuova cella.

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