Il bruno dio scuotiterra saliva spesso sul monte Olimpo, ma spesso era solo per discutere con il suo re delle questioni del mondo. Da quando erano apparsi gli uomini sulla Terra che era stata loro affidata, gli Olimpi erano spesso indaffarati e il dio del mare li sopportava appena. Anche quel giorno Nettuno si stava recando presso Giove per discutere di una questione molto grave, un popolo che lo aveva offeso per l'ultima volta, ma Nettuno voleva il parere di suo fratello prima di prendere provvedimenti.
Il dio del mare non fu sorpreso quando si ritrovò davanti l'allegro Mercurio che, in quanto maggiordomo della corte divina, era sempre a sorvegliare le stanze del re.
Nettuno notò qualcosa di particolare: Giunone, la regina degli Olimpi, non era presente. La grande dimora era vuota e persino i Ciclopi, le guardie del corpo di Giove, erano scomparsi. La padrona della casa non la lasciava mai se non per ragioni gravi e i Ciclopi... solo Giove aveva l'autorità di congedarli.
"Ti saluto divo Nettuno- disse Mercurio librandosi nell'aria davanti al dio dei mari- è sempre una gioia è un onore vederti sulla nostra montagna."
Nettuno apprezzava i modi di Mercurio anche se avvolte lo trovava irritante, dopo aver scostato il suo mantello azzurro come le sue acque, il dio batté a terra il suo tridente e rispose con una voce profonda e lenta, cortese a modo suo: "Ben trovato Mercurio..."
Nettuno rimase in silenzio per alcuni secondi, così come Mercurio.
"Ebbene?"
"Ebbene spostati! Devo parlare urgentemente con il sommo Giove!" disse Nettuno seccato.
"Temo che questo non sia possibile" disse il messo divino.
"E per quale ragione?"
"È una questione molto delicata... posso chiederti di rinviare l'incontro..."
"No!- tuonò lo scuotiterra con una ferocia che avrebbe folgorato qualsiasi mortale- devo incontrare il re dell'Olimpo immediatamente, è una questione della massima importanza!"
"Ci credo- disse Mercurio- ma il fatto è che Giove è indisposto al momento."
Nettuno notò che il dio messaggero era molto imbarazzato e titubante, molto strano per il dio burlone.
"Se mio fratello sta male ho un motivo in più per fargli visita! Avanti fammi entrare" disse Nettuno che iniziava a sembrare preoccupato.
Mercurio si guardava intorno girandosi tra le mani il suo scettro, non sembrava reggere lo sguardo del divino Nettuno.
"Ma cosa sta succedendo? Avanti ragazzo dimmi cos'è che affligge mio fratello.... non vergognarti, sono sempre tuo zio!"
Mercurio tornò a guardare Nettuno e sospirò: "Il fatto è che.... che.... ha appena partorito!"
Nettuno guardò il nipote per alcuni secondi a bocca aperta.
"C... c... c.... cosa?"
"Hai capito zio.... Giove, re degli dei, ha partorito e ora si sta riprendendo dai dolori delle doglie!"
"Ma di cosa stai parlando? Mi stai dicendo che mio fratello è sempre stato un travestito e nessuno se n'è mai accorto?"
Mercurio dovette trattenere una risata all'idea, ma poi rispose: "Caro zio, la cosa è più complessa; vedi, qualche tempo fa... mio padre ha intrapreso una relazione con una principessa molto graziosa, la figlia di Cadmo...."
"Cadmo? Quel uomo che ha fondato la città di Tebe? Il fratello di quell'altra amante mortale di mio fratello.... Europa?"
"Proprio lui... e Giove ebbe una relazione con sua figlia Semele" disse Mercurio.
"Quindi per quest'uomo mio fratello è cognato e genero? Ma perché deve sempre creare questi paradossi?"
"Aspetta di sentire cos'è accaduto dopo!"
"E pensare che nostra madre lo aveva detto.... continua" disse Nettuno sedendosi su un piccolo seggio fatto d'oro puro e forgiato nel cuore infuocato del Monte Etna.
"Semele era molto dolce e gentile, forse era questo che piaceva molto a mio padre. Era una buona relazione; ma non sfuggì alla vista di Giunone, la nostra regina..."
"Oh no.... quella povera fanciulla...."
"Dici bene zio.... e la vendetta di Giunone fu terribile; la dea assunse le sembianze della nutrice di Semele e convinse la fanciulla a farsi accordare un onore speciale per lei..."
Il dio del mare ascoltava con attenzione e incuriosito.
"Il diritto di dare un nome al bambino che stava per nascere dalla loro unione.... in cambio della possibilità di vedere il re degli dei nella sua vera forma."
"Ma nessun mortale può sopravvivere a questa visione" disse Nettuno sconvolto.
"Sì.... e il problema è che Giove aveva promesso alla fanciulla di realizzare qualsiasi suo desiderio. Cercò di dissuaderla spiegandole il pericolo, ma lei diceva che era stanca di vederlo come un uomo, voleva incontrare il suo amore nella vera forma. Così Giove si manifestò a Semele con il suo volto di fuoco e folgore, le sue braccia di pura energia e la sua aurea di fuoco divino, la poveretta fu investita da quel fuoco e così anche il bambino che portava in grembo. Mio padre mi convocò in fretta e mi ordinò di estrarre il bambino, vidi con somma gioia di Giove che suo figlio era ancora vivo... feci davvero un buon lavoro direi a prendere quel bambino prima che bruciasse del tutto, ma quel fuoco venuto da mio padre lo aveva reso immortale proprio come me e te zio. Mio padre mi ordinò di impiantare il bambino nella sua carne, era già maturato di sette mesi e il solo modo che ebbi per soddisfare le sue necessità fu di porlo nella coscia di Giove dove è rimasto a maturare per gli ultimi due mesi.... fino a poche ore fa... quando Giove ha partorito."
Nettuno abbassò lo sguardo, senza sapere se ridere o piangere. Ancora una volta il re degli dei era padre e madre allo stesso tempo.
"Io.... io....- Nettuno si rialzò con fare rassegnato battendo il suo tridente sul pavimento- risolverò la questione personalmente... salutami mio fratello e digli che se ne avrò la possibilità lo aiuterò. Come si chiama il mio nuovo nipote?"
"Bacco... il bimbo nato da una mortale che vede un dio si chiama Bacco, l'estasi pura!"