mercoledì 2 novembre 2016

L'onore dei defunti

Quando ancora esisteva il Ducato di Urbino Gesù e i Dodici Apostoli scesero nel mondo per visitare gli uomini e osservare come andavano le cose tra loro. Arrivarono ad una piccola chiesa dove furono accolti da don Olivetto, un umile e anziano prete con la passione del rubamazzetto. Ovviamente il religioso non sapeva chi erano le tredici persone che aveva accolto in casa sua, dal suo punto di vista sembravano degli umili pellegrini e tali dovevano apparire. 
Don Olivetto diede tutto il cibo che aveva a quelle persone e, per volontà divina, quel poco pane e formaggio divenne un banchetto straordinario. Una volta finito il Signore si rivelò a don Olivetto e gli disse che, per la sua generosità, avrebbe esaudito un suo desiderio.
"Vorrei che tu mi dessi il diritto di mandare via la morte fino a sette volte quando verrà da me."
Dopo trent'anni arrivò Thanatos, la morte in persona. Don Olivetto la mandò via mentre si esercitava a giocare a rubamazzetto e ciò fu molto fastidioso per il triste mietitore.
Dopo altri settant'anni apparve di nuovo Thanatos e don Olivetto decise di seguirla senza discussione. O quasi.
"Io, dolce sorella morte, vengo con te ma devi portarmi all'Inferno" le disse.
"Ma che dici? Non si può, la lista dice chiaramente che sei un salvato. Ringrazia e vieni con me al cielo."
"Sorella morte...tu mi porterai all'Inferno e dopo in Paradiso, altrimenti io ti mando via altre tre volte com'è mio diritto!"
Sarebbe stata un'umiliazione troppo grande per la Morte. Una cosa essere sconfitta dal Figlio di Dio, ma da un piccolo prete dei dintorni di Urbino.
"Va bene! Ma non sono responsabile di ciò che accadrà nel Mondo Cieco!"
Don Olivetto diede la sua parola e si fece portare negli inferi con il suo mazzo di rubamazzetto preferito. Con grande sorpresa il Diavolo si ritrovò davanti quel vecchio prete che teneva la morte al guinzaglio.
"Questa non è una cosa che si vede tutti i giorni- disse il Diavolo- tu non sei nella lista dei miei dannati. Cosa ci fa un prete umile e fedele nella mia Caduta?"
Don Olivetto sorrise e si sedette su un masso.
"Sono venuto a giocare vecchio amico- disse il prete- rubamazzetto. Se vinci tu io accetto di rimanere e puoi vantare la cattura di un'anima del Paradiso."
"E se vinci tu?"
"Per ogni partita che vinco una delle tue anime viene via con me e la morte ci porta al Cielo, lontano dalle tue zanne."
Il Diavolo si sciolse in una terribile risata facendo comparire una pietra larga e alta simile ad un tavolo e ci appoggiò accanto un masso su cui si sedette.
"La tua anima sarà un grande trofeo per me. Il rubamazzetto l'ho inventato io" disse il re dell'Inferno.
"Andrà come deve andare" disse don Olivetto iniziando a distribuire le carte.
Gli anni passati a fare pratica con quel gioco si dimostrarono molto utili perché don Olivetto vinse centosette partite prima che Thanatos dicesse al prete che era il momento di andarsene. Malgrado il patto e il diritto conferito al prete giocatore c'erano delle leggi e dei tempi da rispettare. 
Don Olivetto salutò il Diavolo che ribolliva di rabbia a causa del contrappasso che lo vedeva ancora una volta battuto al suo stesso gioco.
Centosette anime si ritrovarono aggrappate alle vesti, alle braccia e alla barba del prete che veniva portato al cielo.
Sul cancello Thanatos disse a don Olivetto che avrebbe protestato per la sua condotta spericolata e tutt'altro che regolare.
San Pietro fu lieto di rivedere don Olivetto ricordando la bella mangiata fatta quella sera di tanto tempo prima. 
Quando furono entrati nel Regno dei Cieli quelle centosette anime si unirono ai cori dei beati, salvi grazie alla furbizia e alla dedizione di due buoni, uno piccolo e uno molto più grande.

Una piccola storia per onorare tutti i morti e gli avi Lettor. Ricordati di loro Lettor, ricordati di chi ti ha preceduto e della loro eredità. Ci si ricorda oggi di loro Lettor.

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