martedì 8 novembre 2016

Per quanto ancora, Catilina, abuserai della nostra pazienza

Lettor oggi ti parlo del 8 novembre del 63 a.C., giorno in cui Marco Tullio Cicerone espresse la sua orazione in Senato avviando la disfatta della congiura del pretore Catilina. 
Conosciuto come un uomo forte e vigoroso, oltre che particolarmente intelligente sia in politica che in ambito militare, Catilina viene descritto come particolarmente crudele.
Lucio Sergio Catilina apparteneva alla gens Sergii, discendente diretto di Sergesto, uno dei compagni di viaggio di Enea giunto in Italia dopo la caduta di Troia. Quindi i Sergii erano una famiglia nobile e molto rispettata nella Repubblica Romana. Malgrado ciò, prima di Catilina, era da tanto che un membro della sua stirpe non arrivava ad occupare un ruolo di prestigio nei palazzi del potere.
Era stato nell'esercito facendosi onore nella guerra contro la Confederazione Italica (dove conobbe Cicerone e Pompeo) e la guerra mitridatica. Durante la guerra civile tra Mario e Silla Catilina si schierò con quest'ultimo.
Divenne in seguito questore, legato, pretore e governatore dell'Africa. Si candidò al consolato, la carica più alta della Repubblica, ma a causa di diversi processi per abuso di potere non poté accedere alla carica. Sembra che Cicerone stesso avesse ipotizzato di difenderlo, ma ebbe comunque potenti protettori che si opposero ai potenti accusatori, una cosa già vista. Venne assolto e si ricandidò nel 64 a.C., ma si ritrovò come avversario Cicerone. 

Il grande oratore dipinse Catillina come un incestuoso, un violento e un indegno dedito al più orribile dei peccati contro il Sommo Giove: sacrifici umani.
La propaganda di Cicerone fu appoggiata dagli optimates i conservatori membri della fazione più ricca del Senato, che gli resero la vittoria e il consolato.
Nel 63 a.C., tenace, Catilina continuò candidarsi e Cicerone continuò a contrastarlo presentando in senato le lettere anonime che lo accusavano di aver raccolto un esercito per prendere il potere della Repubblica e farsi re.
Nel 62 il potente politico andò in esilio volontario in Etruria, in attesa di trovare il suo destino a Fiesole.
Ecco un esempio in cui la storia ha giudicato. Provaci anche tu Lettor.

« Non è più degno morire da valorosi, piuttosto che trascorrere passivamente e con vergogna un'esistenza misera e senza onori, soggetti allo scherno e all'alterigia? »
                                                                                        Lucio Sergio Catilina

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