venerdì 15 agosto 2014

E l'olifante suonò

Lettor, oggi ti parlo del 15 agosto del 778 quando il Margravio Orlando di Bretagna, amico e vassallo di Carlo re dei Franchi e dei Longobardi (futuro Imperator Carlo Magno), morì a Roncisvalle.
Carlo, diventato padrone dell'Europa, tentò di riprendere gli antichi territori dell'Impero d'Occidente nella penisola iberica attaccando gli emirati mussulmani che la dominavano. All'inizio re Carlo aveva ottenuto l'alleanza degli emiri di Barcellona e Saragozza, ma essi furono detronizzati prima del suo arrivo e Carlo iniziò una guerra contro tutti gli Arabi di Spagna. Impossibilitato a vincere Carlo Magno fu costretto a ritirarsi e a rinunciare ad una riconquista che sarebbe avvenuta secoli dopo. Nel ritorno l'esercito franco distrusse Pamplona, capitale del popolo cristiano dei Baschi. Questa fu la ragione per cui questo popolo tese un'imboscata alla retroguardia di Carlo comandata da Orlando il Palladino e massacrò i fanti e i cavalieri tra le montagne e i passi in cui non era possibile schierarsi o caricare e dove le armature erano solo un peso. Così Orlando morì senza voltare le spalle al nemico e senza cedere la sua spada Durlindana. La morte del Palladino gli diede una fama enorme, celebrata per secoli e il nome di Orlando ancora oggi è associata al cavaliere perfetto. Ma dimmi Lettor, al posto dei Baschi, dopo la distruzione della loro città e il massacro della loro gente, come giudichiamo il loro gesto? Non lo giustifico Lettor, ma non lo trovo incomprensibile, e credo che fosse così anche per Orlando e re Carlo.

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