Dopo che aveva ucciso la sua famiglia a causa della follia inflittagli dalla matrigna Giunone, il giovane Alcide cambiò nome in Heraklès (gloria di Era, perché la dea gli avrebbe dato più gloria di qualunque altro mortale) e per ordine dell'oracolo di Delfi l'eroe si mise al servizio di Euristeo, divenuto re di Micene al posto di Ercole per volontà di Giunone, il quale gli avrebbe affidato dieci grandi fatiche per lavare la sua colpa. Capisco Lettor i dubbi che puoi avere: Ercole era stato avvelenato da Giunone, sua moglie Megara e i suoi figli li aveva uccisi perché preda di un incantesimo, quindi non era colpa sua ma della dea. Per gli Elleni non era così: con le sue mani aveva commesso il crimine e perciò lui doveva espiare la colpa. Era un'altra epoca Lettor, ma torniamo all'eroe.
A Micene re Euristeo rifletteva, perché Giunone gli aveva ordinato di affidare ad Ercole una prova impossibile, che gli spezzasse i polsi e gli sbriciolasse le ossa.
Ebbe l'illuminazione e convocò Ercole: "Gli abitanti di Nemea sono terrorizzati - disse il re - un terribile leone, una bestia come nessuno ha mai visto, tormenta la loro valle e fa strage di uomini e bestie. Uccidi quel mostro, è il mio ordine."
"Come vogliono gli dei, re, partirò immediatamente e ucciderò quella bestia per te e per i Nemei" disse Ercole partendo subito.
Arrivato nei dintorni della valle di Nemea Ercole fu ospitato dal pastore Molorco il quale voleva offrire un sacrificio a Giunone per placare il terribile leone. Tempo prima il figlio di Molorco era stato ucciso proprio dal mostro. Ercole gli disse di aspettare: sarebbe andato ad affrontare il leone e se fosse tornato avrebbero sacrificato insieme a Giove salvatore e festeggiato.
Ercole non sapeva che il leone di Nemea era figlio di Tifone, il padre dei mostri, e di Ecidna, la donna serpente, terribile e mostruoso, e dalla pelle dura più di qualsiasi armatura, i suoi denti e i suoi artigli erano di bronzo e capaci di squarciare le armature e gli scudi.
Dopo aver individuato la grotta dove viveva, Ercole si appostò e aspettò il leone, quando lo vide gli scagliò contro una freccia, ma questa si infranse contro la pelle e il leone nemmeno se ne accorse. Ercole ricordò di quando aveva sradicato un ulivo per bastonare e uccidere un leone che minacciava il bestiame di Tebe, decise di fare lo stesso: prese la clava e corse verso la bestia colpendola sul muso. Il tronco d'ulivo si frammentò e il leone si limitò a sbadigliare. Ercole allora decise di risolvere la cosa alla vecchia maniera con la forza straordinaria che aveva ereditato dal padre: la sua leggendaria forza sovrumana. Ercole si avventò sulla bestia e lo prese per il collo iniziando a strangolarlo, durante lo scontro il leone mozzò un dito al suo avversario. Alla fine Ercole ebbe trionfato e il leone cadde a terra morto. Stremato il vincitore dormì per tre giorni e quando si svegliò cercò di scuoiare il leone per farsi un manto della sua pelle, più dura di qualunque corazza. Ercole aveva studiato anche chirurgia perciò era bravo con quel lavoro, ma gli attrezzi si spezzavano. Così Ercole ebbe la brillante idea di staccare gli artigli del leone e usarli per scuoiarlo, funzionò.
Molorco fu travolto dallo stupore quando vide tornare Ercole, ormai dato per morto, vestito della pelle del leone fratello di Cerbero. Festeggiarono e sacrificarono a Giove ringraziando per la vittoria. Giove mandò i resti del leone nemeo al cielo dove formò la costellazione del leone. Se sei di quel segno Lettor, sei invincibile, ma non dimenticare che hai anche un punto debole da proteggere. E' la legge Lettor: ciò che è terreno deve essere mortale altrimenti non può elevarsi oltre le stelle.
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