venerdì 29 gennaio 2016

Il giorno della merla

Lettor siamo nei giorni della merla, tradizionalmente i più freddi dell'anno, 29, 30 e 31 gennaio. Si tratta di una leggenda popolare italiana tra le più tipiche e folkloristike; ci fu un tempo in cui gennaio aveva solo 28 giorni e febbraio arrivava a 31. Era il tempo in cui il Generale Inverno la faceva da padrone tra ottobre, novembre, dicembre e gennaio stesso, poi a febbraio la dolce Primavera danzava per lui e lo allietava con il suo bel canto e così, il più invincibile e spietato condottiero del nostro mondo, il grande Generale Inverno (che una sola lettera distingue da "Inferno") si placava fino a mettersi tranquillo nelle sue città alle estremità del mondo in attesa che tornasse il periodo favorevole alle sue conquiste.
Un gennaio di tanto tempo fa, quando l'Età dell'Oro non era ancora finita e forse si poteva ancora incontrare qualche gigante qua e là, i merli si misero a festeggiare la fine del dominio del Generale Inverno.
Sappi Lettor che i merli a quei tempi avevano delle splendide piume bianche.
Essi cantarono felici e sbeffeggiarono il vecchio Generale che si era fatto incantare di nuovo dalla bella Primavera. Grosso errore da parte dei merli: il Generale Inverno strappò con forza gli ultimi tre giorni di febbraio e li appose a gennaio guadagnando così altri tre giorni in cui scatenò i suoi reggimenti di venti gelidi e decretando delle nevicate come non se n'erano mai viste.
I merli furono devastati da quel feroce assalto e la Primavera ebbe pietà di loro. Così la bella signora andò dal Generale Inverno e gli chiese, in nome dei loro buoni rapporti passati, di calmarsi e di perdonare i merli per la loro scortesia.
"Solo perché me lo chiedi tu- disse il Generale Inverno- ma quegli uccelli dovranno portare per sempre il segno della loro vergogna, affinché nessuno osi più sfidarmi e incorra di nuovo nella mia ira! E oltre a ciò tu non chiederai indietro quei tre giorni che ora sono sul mio gennaio..... li ho conquistati ormai."
La Primavera accettò e il Generale Inverno richiamò nevi e venti, così i merli ebbero la possibilità di scendere nei camini per riscaldarsi e tornare a vivere. Tutta la fuliggine però rese il loro piumaggio nero come il carbone, cercarono di pulirlo, ma non potevano, perché quello era il segno della loro vergogna e l'umiliazione che avevano meritato. 
 L'umiltà del merlo è il suo avvertimento Lettor: il Generale Inverno non va mai sottovalutato. Questo è ciò che la leggenda dei giorni della merla insegna, peccato che alcuni non lo abbiano imparato se non quando fu troppo tardi. Ma di questi, Lettor, ti parlo un'altra volta.

 

giovedì 28 gennaio 2016

Libertà? FUORI DI QUI!

Lettor oggi è il compleanno di un uomo nato nel 1444, il rampollo di una grande e ricca famiglia di Firenze, un banchiere molto potente e ben disposto verso la sua patria. Il suo nome? Francesco de Pazzi.
Stemma della famiglia Pazzi

Francesco lo si può definire un patriota legatissimo alla Repubblica Fiorentina e avverso al potere dei Medici che ormai erano i Duchi della città fiorita, i banchieri massimi. Lo strapotere economico e politico dei Medici era molto dannoso per le altre grandi famiglie fiorentine tra cui i Pazzi stessi. Francesco era un favorito di Papa Sisto IV che favorì il suo disegno di congiura contro il duca Lorenzo il Magnifico.
Dopo aver abbracciato Giuliano, fratello del Magnifico, per verificare che non avesse una cotta di maglia a difenderlo, Francesco profanò il Duomo di Santa Maria del Fiore uccidendolo e attentando alla vita del Duca Lorenzo.
Mentre Lorenzo si rifugiava con la sua famiglia, Francesco corse verso la folla dei Fiorentini gridando: "Libertà! Libertà! Uccidiamo il tiranno. Libertà! Libertà!"
I Fiorentini, appena saputo cosa voleva dire gridando quelle parole..... lo linciò senza che le autorità lo ordinassero.
Ecco il più famoso ritratto di Francesco de Pazzi Lettor. 
Cosa significa "libertà" Lettor? Davvero è preferibile alla prosperità e alla pace?

mercoledì 27 gennaio 2016

Massimo Principe

Lettor oggi è un giorno importante per la nostra storia, eppure non si ricorda molto. Nel giorno 27 gennaio del 98 d.C. l'Imperatore Nerva, divenuto il Principe dopo la morte del crudele Domiziano, si preparava a morire.
Nerva era già molto anziano quando venne acclamato Caesar Augustus, sapeva di essere solo un'Imperatore di passaggio e decise di interpretare il suo ruolo nel miglior modo possibile e lasciò ai nostri antenati la miglior eredità che un popolo possa sperare di ricevere: un grande sovrano come non se n'erano mai visti.
 Fu così che il 27 gennaio del 98 d.C. quest'uomo succedette a Nerva come Principe dell'Impero Romano. Il suo nome era Marcus Ulpius Traianus, nato nella città di Italica, in Spagna, era il discendente di una ricca famiglia di coloni romani di origine umbra. Nacque ben inserito nella società romana, con un padre che aveva fatto carriera e accumulato grandi onori durante l'epoca della dinastia Flavia.
Dopo la sua ascesa Traiano portò l'Impero dei nostri antenati alla massima estensione nella storia
 con la conquista della Dacia (attuale Romania) di re Decebalo dopo due guerre e la sconfitta dei Parti, grandi nemici asiatici dell'Impero, arrivò fino al Golfo Persico dopo aver annientato l'armata partica. Aveva realizzato il sogno di ogni Imperatore Romano: eguagliare Alessandro Magno. In effetti Traiano arrivò a conquistare tutti i territori del Macedone, ma quando fu in vista della misteriosa India e del coronamento di un tale sogno disse la famosa frase: "Ormai sono troppo vecchio per andare in India come Alessandro." Sì dimostrò davvero più saggio del Macedone.
Prima di questa grande impresa che anche il grande Cesare aveva sognato, Traiano si era fatto nominare erede dell'ultimo re dei Nabatei ereditando e annettendo così il suo regno che comprendeva le coste tra la Palestina e il Sinai ottenendo così un risultato che nessun altro ha mai eguagliato né prima né dopo: il dominio totale del Mar Mediterraneo che solo i Romani hanno avuto il diritto di chiamare Mare Nostrum.
Così Traiano portò Roma a dominare su un territorio di quasi sei milioni di chilometri quadrati.
Traiano lasciò anche grandi monumenti, tra cui il Foro Traianeo, strade e acquedotti e la Colonna Traiana (non la confondere con la Colonna di Marco Aurelio eretta in Piazza Colonna, ti prego Lettor), il grande monumento che racconta la storia della conquista della Dacia, il primo film della storia, che fu il primo film della storia; una sequenza di immagini che narravano e descrivevano la Dacia, le orde di re Decebalo e le grandi legioni che le hanno sconfitte. Quella colonna fu il monumento funebre di quest'uomo che viene ricordato come Optimus Princeps, l'Imperatore Perfetto.
Dimmi Lettor, lo sapevi tutto questo? Sapevi quanto devi a quest'uomo e chi è stato per i tuoi antenati?
Se la risposta è no.... dimmi perché Lettor, ma solo dopo averci riflettuto bene.


sabato 23 gennaio 2016

Una grande occasione mancata

Lettor oggi, 23 gennaio, c'è da piangere il nostro Imperatore Ottone III di Sassonia, morto in questo giorno del 1002.
Re di Germania, re d'Italia e, in seguito, Imperator Romanorum. 
Scesa a Roma nella fine del primo millennio venendo accolto in maniera trionfale, chiamandosi console, senatore e Imperator.
L'Imperatore Ottone III aveva un progetto, non è chiaro, non si capisce esattamente a dire il vero. Le fonti parlano della Renovatio Imperii. Dopo aver unificato l'Europa e aver, di fatto, ricostituito l'Impero Romano d'Occidente, forse aveva in mente di riunificarlo con la parte orientale e infatti aveva già organizzato un matrimonio con Zoe, principessa figlia del Basileus (Imperatore) Costantino VIII, della dinastia macedone.
L'Imperatore Ottone III morì prima del matrimonio, secondo le fonti fu ucciso dalla malaria contratta nelle paludi di Ravenna, secondo alcuni fu sedotto e poi avvelenato dalla vedova di un vecchio nemico. Sta di fatto che la riunificazione dell'Impero saltò a causa di quella morte e dell'occasione che non fu colta dopo quel momento.
La sua salma andò ad Aquisgrana per essere sepolta accanto all'Imperatore Carlo Magno, ma non fu più ritrovata. 
Una leggenda dice che sarebbe stato sepolto a Salmaregia, in Umbria. Ma è una leggenda.
L'Europa oggi sta cercando di realizzare il sogno di Ottone e di moltissimi altri uomini, che dedicarono la vita perché questo continente e le nazioni discendenti di quella grande istituzione ritrovassero le loro radici comuni e si costruissero un futuro comune. 
Non nel modo giusto comunque a parer mio. Secondo te Lettor?

venerdì 22 gennaio 2016

Cade il Khan, sorge la Russia

Lettor oggi ti parlo di un grande Giovanni, meglio dire Ivan, terzo del suo nome, figlio di Basilio II, principe di Mosca, nato nel 22 gennaio del 1440. Suo padre Basilio era il principe della dinastia dei Daniilovici, favoriti dai Khan dell'Orda d'Oro che all'epoca dominavano il Principato di Mosca, viene descritto come un uomo forte, un sovrano dalla volontà di ferro e non è difficile da credere: Basilio dovette lottare contro uno zio per ottenere il trono che suo padre gli aveva lasciato, una dura guerra in cui aveva perso la vista. Si dice che Ivan, suo figlio, lo conducesse, sostenesse e aiutasse il padre a sostenere un grande governo. Un ottimo modo per imparare dal padre a condurre il principato destinato a diventare un grande Stato.
La Rus' di quel periodo era sottomessa al "giogo tartaro" da due secoli circa, da quando Batu Khan, un nipote di Gengis Khan, aveva invaso il territorio rendendo la Rus' la conquista più occidentale dei Mongoli.
I principi della Rus' mantenevano il diritto di governare i loro potentati sotto l'autorità del Khan e alcuni riuscirono a prosperare sotto la fiducia del Khanato dell'Orda d'Oro e alcuni, specialmente Mosca, riuscirono ad ascendere fino al rango di grandi potenze regionali.
Nel 1462 Ivan succedette al padre avviandosi alla strada che lo avrebbe reso l'unificatore della Russia. Ivan sposò la principessa Zoe Paleologa, conosciuta anche come Sofia Paleologa, nipote di Costantino XI Paleologo, l'ultimo Imperatore di Costantinopoli. Questo fu un evento molto importante perché permise alla Russia di ricevere l'etichetta, i codici, i modi e i sistemi di comportamento e politica che, una volta sviluppati nell'Impero, lo avevano sostenuto perfettamente per una storia millenaria. 
Ivan fu molto prudente nella sua espansione e seppe cogliere il momento opportuno per guidare la riscossa del suo popolo. Una volta annessi i principati russi confinanti a Mosca e aver organizzato la sua corte, Ivan fece arrivare degli ingegneri, artigiani, maestri d'armi e artificieri dall'Italia che costruirono a Mosca un grande arsenale in grado di equipaggiare l'esercito moscovita di cannoni e archibugi. Oltre a ciò Ivan seppe approfittare di un colpo di fortuna di cui ti ho parlato qualche giorno fa. Ti ricordi Lettor di Timur Barlas, lo Zoppo di Ferro Tamerlano? Anni prima questo condottiero aveva indebolito l'Orda d'Oro abbastanza perché il Gran Principe di Mosca sputasse e calpestasse la lettera scrittagli dal Khan Akhmat che gli chiedeva i tributi per l'Orda. Ivan III fece uccidere tutti gli emissari del Khan tranne uno affinché dicesse al signore dei Tartari che dalla Rus' non avrebbe avuto più nulla.
La reazione di Akhmat Khan fu feroce e immediata, due spedizioni punitive che l'esercito di Ivan respinse brillantemente.
Nei quattro anni successivi tuttavia il Gran Principe dovette affrontare il tradimento di due suoi fratelli e l'alleanza tra il re Casimiro di Polonia e il Khan Akhmat. Ma Ivan era astuto ed ebbe l'astuzia di allearsi con un potente signore mongolo: il Khan di Crimea. Questi era un nemico di Akhmat che ebbe un buon tornaconto per abbattere il prestigio dell'Orda d'Oro. Ivan riuscì a radunare diversi boiardi sotto il suo comando e affrontò Akhmat Khan mentre il Khan di Crimea bloccava l'esercito di Casimiro.
Akhmat Khan si mise a percorrere il fiume Oka per invadere i territori moscoviti da ovest. Ad un certo punto i Tartari cercarono di guadare il fiume Ugra, dove una porzione dell'esercito di Ivan bloccò la loro avanzata per quattro giorni. Quando Ivan III arrivò nella città di Kremenec, in vista dell'Ugra, con il resto dell'esercito era riuscito a riconciliarsi con i fratelli che, nei diciassette giorni successivi, arrivarono con le loro forze mentre Akhmat Khan aspettava speranzoso l'alleato Casimiro che non sarebbe mai arrivato.
Quello fu il Gran Confronto sull'Ugra, dove per giorni i due grandi eserciti della Rus' e della Grande Orda si confrontarono senza scontri, senza battaglie e senza nient'altro che urla, spionaggi, sguardi di sfida e ambasciatori che permettevano ad entrambi i sovrani di prendere tempo.
Tuttavia l'esercito del Gran Principe di Mosca riceveva sempre più rinforzi mentre quello del Khan diminuiva colpito dalle epidemie, dalla fame e dallo sconforto. Ad un certo punto Akhmat Khan fu costretto a ritirarsi e Ivan III divenne il supremo signore di tutte le Russie, l'unificatore di quel paese che avrebbe costruito con l'eredità dell'Impero e la forza di un grande popolo, facendo sì che suo nipote, Ivan il Terribile, figlio di suo figlio, diventasse il primo Cesare di Russia, il primo Zar.
Buon compleanno Gran Principe Ivan III di Mosca.

giovedì 21 gennaio 2016

Il Re è morto..... e la civiltà con lui

21 gennaio 1793, un uomo di nome Luigi di Borbone, il sedicesimo del suo nome. Era chiamato anche Luigi Capeto, abitava in un bel posto chiamato Versailes, aveva una bella moglie e faceva il suo mestiere, un mestiere di famiglia Lettor.

Re Luigi XVI fu il re di Francia prima della Rivoluzione, salito al trono in seguito alla morte del padre, avvenuta prima che suo nonno, il magnifico re Luigi XV, si spegnesse a causa del vaiolo. Era già sposato con la principessa d'Austria Maria Antonietta. Cattivi presagi accompagnarono la coppia reale: il principe si dimostrava spesso incapace di fare il suo dovere di marito e un incidente con i fuochi artificiali causò una strage alla festa per il matrimonio.
Una vera e propria sfortuna che perseguitò questo sovrano, inizialmente amato dalla gente perché ridusse le tasse e fu anche sostenitore della Guerra d'Indipendenza Americana. Non poteva immaginare che quel tradimento avrebbe spinto anche il suo popolo allo stesso gesto.
Un forte periodo di crisi e di abusi spinsero la gente ad ascoltare dei rivoluzionari che diedero inizio al grande fenomeno storico e sociale conosciuto come Rivoluzione che portò, dopo anni di disordini, aggressioni e vendette, alla decapitazione del re sulla ghigliottina.
Il nome del boia era Charles Henri Sanson. 
Le ultime parole del re Luigi XVI, pronunciate sul patibolo furono: « Signori, sono innocente di tutto ciò di cui vengo incolpato. Auguro che il mio sangue possa consolidare la felicità dei Francesi. »
Conoscendo ciò che accadde dopo Lettor..... conoscendo la storia moderna.....sinceramente Lettor dimmi: ne valeva la pena? Davvero si può giudicare? Davvero sai dirmi cos'è successo in quel periodo?

mercoledì 20 gennaio 2016

Vi dico queste cose, perché siate preparati

Lettor oggi ti parlo del 20 gennaio del 250 d.C., giorno in cui Gaio Messio Quinto Decio, Imperatore di Roma, fece portare al suo cospetto un uomo, piuttosto anziano, capo di una piccola setta che aveva appena violato la legge.
Decio era determinato a salvare l'Impero dalla decadenza e dalla corruzione che lo stavano logorando; pensava che, se avesse resuscitato i culti e i valori tradizionali della civiltà romana, l'Impero sarebbe tornato agli antichi splendori e alla forza originaria. Così l'Imperatore impose che tutti gli abitanti dell'Impero rendessero un culto a Giove, agli dei della patria, alla dea Roma e al divino Imperatore, oltre che alla venerazione degli Imperatori passati. In cambio di questo culto ogni cittadino riceveva un documento, il libellus, che attestava il culto compiuto e quindi il rispetto degli ordini imperiali.
Il capo di quella setta messo in ginocchio davanti a Decio si era rifiutato di eseguire un sacrificio agli dei antichi, non aveva nemmeno comprato un libellus falso per sfuggire alla punizione che lo aspettava.
"Chi sei?" chiese l'Imperatore.
"I miei fratelli mi chiamano Fabiano, potente Augusto" disse il vecchio.
"Lo sai perché sei qui?" chiese l'Imperatore.
"Perché non ho voluto tradire il mio Signore."
"Sono io il tuo Signore" disse Decio iniziando a manifestare la sua rabbia.
"Noi non siamo tuoi nemici Imperatore. Siamo gente pacifica, persone semplici...."
"Voi siete solo dei pezzenti- disse l'Imperatore- ladri, straccioni e vagabondi, adoratori di un uomo morto.... sì, io so chi siete."
"Noi possiamo essere la nuova forza dell'Impero potente Decio..... Non facciamo altro che lavorare, vivere in semplicità e non abbiamo mai violato la legge."
"Mi stai dicendo che tu hai reso culto alla dea Roma? Che hai versato libagioni ai divini Imperatori? Se è così presentami il tuo libellus, l'attentato della tua fedeltà a Roma e al tuo Imperatore. Fammelo vedere! Mostrami quel documento e tornerai a casa senza che nessuno osi più toccarti o farti del male,  in quanto cittadino romano rispettoso della legge."
Fabiano guardò l'Imperatore, dovette fare appello alla sua forza, ma gli rispose sinceramente: "Imperatore..... io non ho questo documento. Non ti mentirei mai, perché tu sei il capo della mia patria e io so che ti devo ubbidienza. Io non ho il libellus, non ho versato libagioni agli dei che tu veneri e non chiedermi di farlo perché ti disubbidirò."
"A costo della vita?" chiese l'Imperatore.
"Io temo l'Imperatore sì..... ma amo di più il mio Signore" rispose quel vecchio guardando dritto davanti a sé.
"Sei il capo della tua gente, come faranno senza la tua guida? Cosa faranno senza di te?" chiese Decio senza guardare più quel vecchio in faccia.
"Altri prenderanno il mio posto- disse Fabiano- non importa cosa ne sarà di me, noi siamo preparati alle persecuzioni...."
"Siete preparati anche a morire?" chiese l'Imperatore.
"La morte è stata sconfitta" disse Fabiano.
"Cosa vuol dire?" chiese l'Imperatore. Non ricevette risposta, ma Decio non si interessava a questo, non si interessava più a niente ormai.
"Portatelo via- disse l'Imperatore- e datelo al carnefice."
Due pretoriani si avvicinarono a Fabiano che si alzò in piedi senza opporre nessuna resistenza. Aveva uno sguardo fiero anche se la schiena curvata dall'età avanzata, Decio invece aveva uno sguardo stanco malgrado il vigore da sempre dimostrato.
Fabiano guardò un'ultima volta negli occhi l'Imperatore e gli disse: "Cristo salvi l'Impero e l'Imperatore" disse. Appena ebbe detto questo Fabiano, il ventesimo Papa, fu portato via e messo a morte quello stesso giorno. Il venti gennaio del 250 d.C., un anno prima che Decio divenisse il primo Imperatore Romano sconfitto in guerra da un'ora barbarica.

martedì 19 gennaio 2016

Lo Zoppo di Ferro

Lettor oggi io ti parlo di Timur Barlas, morto ad Otrar, in Kazakistan il 19 gennaio del 1405. Un uomo forte, con un carisma davvero notevole e un grande acume tattico. Il suo nome, nella lingua del Khanato del Chagatai, significa "Ferro", mentre nella lingua Farsi, parlato nel Khanato degli Ilkhan di Persia, significa "Zoppo". Egli era dunque un figlio di quell'epoca turbolenta e confusa in cui l'Asia era dominata dai frammenti dell'Impero Mongolo.

Timur Barlas, nato in questo crogiolo di Stati e Khanati immensi, era di discendenza mongola e turca, di fede musulmana e presunto discendente di un condottiero mongolo della stessa stirpe di Gengis Khan.
Nel 1369 divenne il Khan di tutte le tribù kazake e turco-mongoliche tra il Khanato del Chagatai e gli Ilkhan di Persia. Questo risultato fu ottenuto con il vecchio motto "Dividi et Impera", ovvero sfruttando le divisioni e le rivalità tra queste tribù per annientare e sottomettere i suoi rivali. Timur Barlas si proclamò grande emiro e fu il massimo titolo a cui ambiva oltre a quello che ottenne dopo aver sposato una principessa della dinastia di Gengis Khan diventando così di fatto erede del Sovrano Oceanico mongolo.
 Scelse come capitale del suo vasto dominio la città di Samarcanda prendendo così il controllo della Via della Seta. Gli Ilkhan di Persia vennero presto sconfitti e sottomessi, anche i Mameluchi e gli Ottomani vennero attaccati dalle potenti orde di quel condottiero che sembrava davvero la reincarnazione di Gengis Khan.
Timur Barlas si dichiarava un combattente per la fede musulmana, ma gli Stati musulmani dell'Asia furono coloro che subirono le maggiori invasioni e sconvolgimenti da parte del impero di Timur.
Il Khanato dell'Orda d'Oro, governato dai discendenti di Ogodai Khan, figlio e successore di Gengis Khan, fu lo Stato che più riuscì ad opporsi al grande emiro, venendo però più volte sconfitto e indebolito abbastanza da permettere, tempo dopo, ai Russi di liberarsi dal dominio mongolo. Dalla discendenza di Timur Barlas, Lettor, nacque il Sultanato Mogul che dominò l'India settentrionale per diversi secoli dopo la fine del Sultanato di Delhi.
Gli Europei riuscirono a stabilire degli accordi con Tamerlano che stava combattendo gli Ottomani dando più tempo all'Impero Romano d'Oriente di prepararsi. Il grande emiro ebbe ottimi accordi commerciali con Venezia e Genova.
Timur Barlas morì di polmonite il 19 gennaio del 1405 mentre preparava una grande campagna per riconquistare la Cina da cui la dinastia Yuan, fondata da Kublai Khan, era appena stata cacciata dalla nuova dinastia Ming.
Il suo sogno di restaurare l'Impero Mongolo morì così; tra un colpo di tosse, eccessive libagioni e forti febbri. In effetti era lo stesso destino di molti discendenti di Gengis Khan.
Dopo la morte di Timur Barlas il suo impero si frammentò in tanti Stati più piccoli e in forti conflitti tra loro.
 Timur Barlas morì dopo aver seguito un sogno impossibile che però influenzò la Storia dell'Umanità per molto tempo, permettendo la nascita di intere nazioni e il cambiamento di interi popoli. 
Ancora oggi viene ricordato in tutto il mondo, in varie lingue. Qui, nella nostra bella Italia, lo chiamiamo Tamerlano.
Che riposi quest'uomo e che la sua storia diventi un monito.


lunedì 18 gennaio 2016

Vinci! Vinci!

"La porpora è il miglior sudario e il trono il miglior sepolcro."
Queste parole passate alla storia le disse Teodora, la ballerina, figlia di un domatore di orsi, dotata di un'esperienza di vita enorme che la rese la sposa perfetta dell'Augusto Giustiniano, fatto per essere un politico, uno statista, un mecenate, ma senza l'esperienza necessaria per condurre davvero il suo retaggio. Teodora fu il sostegno di Giustiniano in quel gennaio del 532, quando le fazioni popolari dei Verdi e degli Azzurri iniziarono una feroce rivolta contro l'Imperatore a sostegno di Anastasio, nipote degli Imperatori precedenti a Giustiniano.
 La grande rivolta iniziò nel grande ippodromo di Costantinopoli quando il prefetto cittadino Eudemone mise a morte alcuni membri delle fazioni popolari Azzurri e Verdi, due di questi condannati, ognuno di ogni fazione. Azzurri e Verdi, tradizionalmente rivali, si schierarono in una feroce rivolta contro Giustiniano dopo le richieste di clemenza respinte.
Fu l'intervento del generale Belisario a stroncare la rivolta, dopo sei giorni di incendi, saccheggi, omicidi e minacce. Tutto al grido di "Nika! Nika!" ovvero "Vinci! Vinci!", il tradizionale grido dei tifosi allo stadio
Giustiniano era sul punto di fuggire dalla capitale, ma sarebbe stata la fine del suo dominato se avesse ceduto ai rivoltosi. Teodora diede a Giustiniano la motivazione necessaria a rimanere al suo posto il tempo necessario perché Belisario arrivasse e sterminasse i rivoltosi il 18 gennaio del 532. Il miglior celerino anti ultras della storia.

domenica 17 gennaio 2016

Teodosio il Grande e l'Ultimo

Lettor oggi, 17 gennaio, ti parlo di quando, nel 395 d.C. si spense l'Imperatore Teodosio I, all'età di quarantotto anni, dopo sedici anni di dominato.
Nato in Spagna, come il grande Traiano, Teodosio era il rampollo di una ricca e potente famiglia e si fece grandi onori militari e pubblici al seguito di suo padre, Teodosio, detto il Vecchio.
Dopo la morte dell'Imperatore Valente, Teodosio fu associato al trono dal suo successore Graziano come Cesare d'Oriente. Teodosio, da Imperatore d'Oriente associato a Graziano e Valentiniano, sconfisse il suo rivale Eugenio le cui legioni marciavano in nome di Ercole. Questa vittoria avvenne con il sostegno dei Goti di Alarico e viene ricordata come la definitiva sconfitta del paganesimo ad opera di questo sovrano cristiano.
Teodosio fu il custode degli ultimi Imperatori della dinastia dei Valentiniani, prima di riunire le due parti dell'Impero diventando l'ultimo vero Imperatore dell'Impero Romano unito. Stando a quanto ci viene raccontato allontanava chi lo adulava e si teneva accanto consiglieri che non avevano paura di criticare il suo operato, così da ottenere preziosi e sinceri consigli su come condurre il suo dominato.
Tra le sue opere e le sue eredità il Concilio che stipulò il Credo, la Cristianità nata dai suoi editti e che divenne religione di Stato dell'Impero completando così una lunga evoluzione iniziata trecento anni prima e destinata a non fermarsi nemmeno per i due millenni successivi.
Ieri ti ho parlato del giorno in cui l'Impero si è unito, oggi di quando si è diviso. Sant'Ambrogio elogiò Teodosio e il suo operato, condusse la sua tumulazione e ricordò i suoi meriti. 
Anche questo Imperatore ci ha lasciato molto, nella Chiesa d'Oriente egli è San Teodosio il Grande. Per noi è stato l'ultimo dei grandi!

sabato 16 gennaio 2016

Ave Imperator

Lettor oggi è il nostro giorno.
Era il 16 gennaio del 27 a.C. quando il buon Ottaviano Cesare, nipote, figlio adottivo ed erede di Gaio Giulio Cesare si presentava al Senato di Roma dopo aver messo fine alle Guerre Civili e rinsaldato la civiltà romana risollevandola dalla corruzione e dalla decadenza. Ottaviano, maestro di politica e statista eccelso, ormai privo di nemici degni di nota offrì le sue dimissioni da tutti i suoi poteri e dai suoi incarichi, affinché i Romani non dovessero rivivere l'incubo della monarchia da loro tanto disprezzata. Il Senato invece respinse le dimissioni e decretò che il Primo Cittadino rimanesse al comando della politica, degli eserciti, della religione..... di tutta la Romanità a comando della Repubblica come Princeps, Primus Inter Pares, il primo dei suoi pari.
Occorreva un sacro titolo, un praenomen da aggiungere ai già più che meritati Caesar e Imperator.

 Alcuni ritennero che il nuovo Principe potesse chiamarsi Romulus, ma sarebbe stato troppo superbo e irrispettoso verso il grande fondatore dell'Urbe. Allora fu coniato e conferito quel 16 gennaio il titolo di Augustus, secondo alcuni derivato dal greco Sebastòs, il benedetto dagli dei. Ecco come nacque l'Impero Romano, quando la Repubblica fu guidata in una nuova era: il periodo del Principato, dove lo Stato, unito e saldo, conservava le sue tradizioni e il suo modo di vivere per costruire la più grande civiltà della storia da cui nascemmo noi stessi, tu e io Lettor.
Sia un caso o volontà del destino che, il 16 gennaio del 1547, Ivan IV, principe di Kiev, venne incoronato per primo Zar di tutte le Russie in seguito alla sconfitta del Khanato dell'Orda d'Oro che, sotto il comando dei discendenti di Ogodai, figlio di Gengis Khan, aveva fino ad allora tenuto sotto il suo giogo tutti i maggiori principi russi.
 Ivan IV era figlio del principe Basilio III, a sua volta figlia di Sofia Paleologa, nipote di Costantino XI Paleologo, l'ultimo degli Imperatori Romani in Oriente. Fu così che Ivan reclamò il diritto di chiamarsi Zar, derivato da Caesar, portando così avanti il retaggio di Augusto e la cultura, l'etichetta e i codici che i Russi ereditarono da sua nonna e dagli ufficiali di Costantinopoli che importarono in Russia tutto quello che serviva per ricostruire lassù l'Impero.
Il titolo di Zar fu legittimato dal Patriarca di Costantinopoli che benedì anche il desiderio di Ivan di riconoscere in Mosca la Terza Roma. Fu così che nacque la Russia, dalle stesse radici di noi discendenti dei Romani Lettor, e come noi anche quei nostri fratelli avviarono un'espansione che li portò ad avere come confini le stelle.
Il 16 gennaio Lettor è davvero il giorno in cui la nostra civiltà ha iniziato un grande percorso e accadrà ancora. Ti possa portare fortuna Lettor.

venerdì 15 gennaio 2016

Huángdì Liu Xiu

Lettor oggi ti parlo di fattore, un piccolo proprietario terriero discendente di una grande dinastia straordinaria. Liu Xiu era discendente della dinastia Han che dominò la Cina per diversi secoli.
 Liu Xiu nacque in un momento molto difficile; il 15 gennaio del 5 a.C. mentre Augusto consolidava le fondamenta dell'Impero Romano e il piccolo Fraate V regnava sui Parti come fantoccio di sua madre. Liu Xiu e suo fratello Liu Yan avviarono una ribellione contro lo Huángdì Wang Wang, usurpatore e fondatore della dinastia Xin.
Dopo una lunga e difficile guerra civile che lo aveva strappato dalla fattoria in cui si era rifugiato il giovane Liu Xiu e suo fratello si fecero molto onore. Quando il loro cugino Liu Xuan divenne lo Huángdì Gengshi i due fratelli furono soggetti alla gelosia del nuovo sovrano fino alla fine definitiva della dinastia Xin e alla vittoria della guerra.
Tempo dopo Liu Xiu, diventato principe di Xiao dopo aver ucciso Wang Wang, radunò delle forze e sempre più sostegno popolare dopo la morte del fratello Liu Yan. Con il tempo Liu Xiu radunò le forze necessarie per fare la sua mossa contro il cugino Gengshi.
Nel 25 d.C., mentre Tiberio era Cesare Augusto, Liu Xiu ebbe radunato abbastanza sostegno militare, popolare e politico, da ricevere il nome di Guangwu e di essere proclamato Huángdì (titolo corrispondente al nostro Imperatore). 
Con la sconfitta di Gengshi e degli altri suoi nemici Liu Xiu, con il suo nuovo nome Guangwu, fondò la Dinastia degli Han Orientali che avrebbero intrattenuto rapporti diplomatici, commerciali e di cordiale dialogo anche con il Taqin Guo, la Grande Cina di Ponente, ovvero l'Impero Romano. Gli Han di Guangwu ebbero contatti con l'Imperatore Marco Aurelio e gli Imperatori Valentiniani. Almeno settecento anni di dominio su una delle più grandi civiltà della Storia che sarebbe scomparsa senza un bambino che, scappato in una fattoria, colse l'occasione per tornare e conquistare il suo retaggio che mantenne fino al 36 d.C.
Buon compleanno Gunagwu Huángdì.

giovedì 14 gennaio 2016

Il fedelissimo traditore

Lettor oggi è il compleanno di Marco Antonio, sì quel Marco Antonio che visse tra l'83 e il 30 a.C. nella fase finale della Repubblica Romana. 

Marco Antonio è stato senza dubbio uno dei migliori strateghi e politici che la storia ricordi iniziando la sua ascesa al comando di Gaio Giulio Cesare e sostenendolo fino alla sua ascesa a dittatore perpetuo. Un guerrafondaio? Personalmente lo vedo come un uomo accecato dall'ambizione, una cometa che, osservando la luce del Sole, credeva di poter diventare una stella.
Abilissimo oratore, politico astuto, comandante militare impareggiabile, una lealtà enorme per Cesare..... questo è ciò che dicono le fonti.
Quando Cesare fu assassinato Marco Antonio colse l'opportunità per elogiarlo e apparire come difensore del retaggio cesariano che i Romani ormai sapevano apprezzare. 
Apparire? No, non è giusto. Lo fu davvero nel momento del bisogno, quando il vero erede di Cesare, il giovane Ottaviano, era ancora troppo debole e inesperto per vincere, nella piana di Filippi, la battaglia che vendicò Cesare e pose definitivamente le basi per la fondazione dell'Impero.
Roma però non gli apparteneva e non se ne rese conto. Questa fu la sua vera colpa prima di essere sedotto da Cleopatra VII, l'ultima regina d'Egitto. Una seduzione avvenuta a causa del fatto che, sia lui che la regina, erano invidiosi di un'eredità che pensavano gli appartenesse.
Marco Antonio è stato l'esempio di un uomo che assaggiò la grandezza e non poté più farne a meno. Non era fatto per essere l'Imperator, ma senza di lui la nostra civiltà sarebbe collassata sotto la corruzione, l'ipocrisia e il degrado dei valori circa duemila anni fa. Forse un uomo come Marco Antonio servirebbe ancora oggi, magari risparmiandogli l'indegna fine.
Credo di dover essere grato al console Marco Antonio altrimenti chissà  come sarebbe stato il mio mondo, la mia civiltà, il mio nome....senza il suo operato.
Buon compleanno console Marco Antonio.

mercoledì 13 gennaio 2016

Sicut Dudum, Fino ad ora

Lettor oggi ti parlo di un grido lanciato da Roma contro un mondo crudele. Il tredici di gennaio del 1435 il papa Eugenio IV, nel quarto anno del suo pontificato, scrisse un documento di grande importanza: una bolla pontificia chiamata Sicut Dudum (Fino ad Ora).
Con questo documento, rivolto ai vescovi spagnoli, il Sommo Pontefice si dichiarava addolorato del comportamento assunto dai cosiddetti Cristiani che erano sbarcati nelle Isole Canarie riducendo in schiavitù gli indigeni locali. Per volontà della Santa Sede tutti gli schiavi, anche quelli venduti ed espatriati, dovevano essere immediatamente liberati senza richiedere alcuna ricompensa entro quindici giorni dal ricevimento della Bolla. La pena era la scomunica, vale a dire l'espulsione perpetua dalla civiltà Cristiana poiché non era degno di tale civiltà mentire, ingannare e promettere una vita migliore a della gente ingenua solo per togliere loro la libertà e farne una proprietà. Purtroppo fu necessario per la Chiesa ribadire questo concetto per altre tre volte negli anni successivi e non venne sempre ascoltata. Papa Eugenio IV si espresse contro la schiavitù non perché fosse qualcosa di sconveniente rispetto ad una rivoluzione industriale che rendeva gli schiavi inutili ormai, ma perché conosceva il suo dovere.

martedì 12 gennaio 2016

Il supremo signore? Il supremo errore!

Lo sai Lettor che l'Impero Romano d'Oriente è stato il più longevo e avanzato Stato della Storia? Sai come fece a mantenersi così saldo e duraturo mentre il suo gemello in Occidente si spezzava e cadeva sotto la corruzione interna e le lance dei barbari? Fecero un barbaro Imperatore per cominciare.

 Zenone I, al secolo Tarasikodissa, capo degli Isaurici e comandante della guardia imperiale dell'Imperatore Leone I che lo fece suo successore.
Zenone fu, ad un certo punto, costretto a lasciare Costantinopoli a causa della congiura organizzata dalla famiglia di Leone che mise a capo dell'Impero il generale Basilisco, anch'egli parente di sangue del predecessore di Zenone. Basilisco fu incoronato il dodici di gennaio del 472 d.C.
Le monete che Basilisco fece coniare durante il suo principato riportavano la scritta: "il nostro signore Basilisco eterno Augusto." 
Il nuovo Imperatore pose degli uomini di sua fiducia nelle più alte cariche dello stato, favoritismo contrario alla meritocrazia, e questo portò una nuova crisi nell'Impero rendendo la popolazione sempre più scontenta nei riguardi di Basilisco. Quando il nuovo Imperatore iniziò a mettere all'asta le cariche pubbliche il popolo inizò a rimpiangere l'Imperatore barbaro che aveva ridotto lo strapotere dei generali di Leone evitando una vera e propria dittatura militare. Ti sorprende, Lettor, che Zenone non abbia trovato opposizione quando tornò a Costantinopoli riprendendosi il trono? Il perpetuo sovrano Basilisco Augusto cadde dopo venti mesi di dominato.
Il dodici gennaio del 1519 fu anche il giorno in cui l'Augusto Massimiliano I d'Asburgo, re di Germania è Sacro Romano Imperatore morì dopo undici anni di dominato. Un uomo superbo, come prevedeva il suo ruolo, eletto per essere il capo dell'Europa, in un tempo in cui era più unita. Massimiliano fu padre di Filippo I re di Castiglia e Leon e duca di Borgogna, così il Sacro Romano Imperatore divenne nonno di quel sovrano il cui Impero non avrebbe mai visto un tramonto. 
Ecco due esempi Lettor; uno si mise la corona sul capo da solo, un altro accolse il suo ruolo guadagnandoselo. Ricorda Lettor che una corona viene offerta a tutti, ma il dodici di gennaio può ricordare che se indossi la tua senza averla meritata la puoi solo perdere, ma se te la mette il merito allora niente e nessuno te la toglierà mai.  

lunedì 11 gennaio 2016

Gennaio

Gennaio è il mese di Giano, il dio dai due volti che presiede all'apertura e alla chiusura di ogni ciclo.
Il primo mese del nostro anno istituito da Numa Pompilio, il re sacerdote di Roma. Sappi Lettor che non è sempre stato al primo posto nella conta dei nostri mesi; i Romani lo consideravano un periodo di passaggio dall'inverno alla primavera, ma era marzo il primo dei mesi finché i consoli dell'Impero non iniziarono ad essere eletti proprio in gennaio. Il dio Giano è colui che sta sulle porte e vede ogni via, il passato, il futuro e il presente a cui deve dare inizio e fine. Sappi Lettor che questo è il periodo in cui inizia una storia nuova, ma anche quello in cui è necessario ricordare quelle passate. In questo mese avviene il passaggio di Acquario e siccome siamo nell'era di questa costellazione fai attenzione perché può accadere di tutto in grande come in piccolo, al mondo come ad una sola persona, o anche a due.