e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono.
Sapienza, II, 24
Come ho già
raccontato, nel tempo in cui io correvo sopra la terra di Canaan, si stavano
muovendo le forze del Cielo e della Terra, ma anche quelle collocate sotto la
Terra erano in attività.
Rabbrividii quando
vidi che, sul percorso di coloro che mi seguivano, si era aperta una piccola
fessura nel mondo, una crepa da cui un soldato dell’Ade era passato per girare
nel mondo. Si chiamava Belfagor, io lo conoscevo davvero bene. A quanto pareva
il Consiglio degli Inferi si era riunito e l’imperatore del doloroso regno
aveva decretato che qualcuno andasse a verificare cosa stava accadendo tra gli
uomini. I demoni sono sempre stati immensamente più intelligenti del intero
genere umano e per questa ragione erano stati capaci di leggere le stelle e di
interpretare il mio arrivo meglio e prima dei tre Magi.
Belfagor sapeva
assumere le sembianze di diversi uomini e quel giorno si travestì da una guardia
di Erode a Gerusalemme; il suo scopo era verificare se davvero qualcuno sapeva
che stava per nascere un nuovo Re in Israele. Prima di tutto Belfagor cerò i
servi dei tre Magi che, con i loro padroni, stavano girando per la città a
chiedere se qualcuno sapeva dov’era nato il Re.
“Tu- disse Belfagor
mascherato da guardia reale ad uno di quei servitori- mi spieghi cosa stai
facendo?”
“Pace a te buon uomo,
sto chiedendo alla gente di Gerusalemme se sanno se il nuovo Re è già nato”
rispose lui.
“Ma di cosa parli? Non
sai che a Gerusalemme c’è un solo re che è Erode il Grande?”
“Sì, io so che Erode è
il re di questo paese, ma il mio padrone dice che sta per nascere, qui in
questa città, colui che dovrà essere il Re del mondo e che bisogna cercarlo per
rendergli omaggio” il servo cominciava
ad essere davvero intimorito da quel soldato minaccioso.
“Ti rendi conto che tu
stai minacciando il mio re?” disse il demone senza mentire.
“Non voglio offenderti
e nemmeno oso mancare di rispetto al tuo sovrano….. io sto soltanto eseguendo
gli ordini del mio padrone” rispose il servitore del nobile Gaspare.
“Ne dovrò parlare con
il re. Dì al tuo padrone…. che nessun monarca legittimo è nato qui di recente.
Nessuno!”
Il servo fece un
inchino e corse via il più velocemente possibile.
“Questo mondo ha già
il suo re” commentò Belfagor dirigendosi fuori città.
Il demone si chinò
sulla crepa attraverso cui era passato e sussurrò.
“Devi correre subito
dal nostro re e dirgli che alcuni uomini hanno visto la stella nuova in cielo.
Sono convinti che stia per nascere un bambino destinato a restaurare il regno
di Israele e che sia loro dovere rendergli onore. Vai fratello mio e chiedi al
Diabòlos cosa devo fare arrivato a questo punto.”
Non ci volle molto
tempo prima che quello spirito messaggero tornasse con la risposta: “Diventa dubbio
per il re Erode, sussurragli di incontrare quegli uomini, deve interrogarli e
farsi dire da loro dove dovrebbe nascere quel bambino. Io ti devo seguire per
correre subito nel profondo Abisso a dirgli i tuoi rapporti e trasmetterti i
suoi ordini. Tutto questo è comandato dal sovrano del profondo Inferno.”
“Vieni dunque, ma stai
in silenzio mentre compirò il mio dovere” disse Belfagor mentre il suo compagno
usciva dalla fessura. Entrambi si fecero invisibili per gli uomini; erano come
un leggero vento che trasporta due sgradevoli odori dolciastri. Dopo aver
sorvegliato ancora per qualche ora gli uomini venuti da Oriente, i due spiriti
maligni si misero a sussurrare nella mente di uno dei servi di Erode che stava
andando a prendere servizio nelle cucine per lavorare al banchetto di quella
sera.
Ogni volta che un
demone sussurra ad un uomo questo pensa che quelle parole siano sue, che gli
vengano in mente da sole e quasi sempre sono pensieri cattivi, specialmente
contro sé stessi. Ogni volta che qualcuno si giudica un incapace o un
fallimento, quando pensa con tutta la sua mente di non meritare nulla e di non
essere capace di fare niente di buono nella propria vita…. quello è in realtà
il sussurro di un diavolo che vuole impedire a quella persona di fare il bene
che potrebbe. Ma quel giorno Belfagor si limitò a manovrare quel servo per far
arrivare un messaggio al re.
“Chissà perché questi
uomini chiedono di un nuovo sovrano nato qui a Gerusalemme?- diceva il demone
facendo credere a quel uomo che fossero pensieri propri- sarà bene tenersi
fuori da questa storia. Probabilmente sono solo pazzi che millantano chissà
quali sciocchezze.”
Quel servitore
continuava a ripeterselo costantemente, anche mentre si preparava a compiere il
suo ruolo, quelle parole gli ronzavano in testa persino durante il banchetto.
Belfagor non aveva scelto a caso quando si era insinuato nella mente del
coppiere personale di Erode.
“Neftali- disse il re-
di vedo distratto. Qualcosa di interessante?”
Erode era un po’
annoiato quella sera e non era raro che ascoltasse i pettegolezzi della gente,
sembra che lo divertissero. Belfagor contava anche su questo.
“No niente mio re…. Il
fatto è che oggi ho udito un pettegolezzo per le strade” disse Neftali il
coppiere.
“Davvero? Che diceva?”
chiese il sovrano.
“Nulla di importante”
rispose il coppiere con un improvviso timore.
“Neftali…. non farmi
innervosire” Erode era ancora ben lontano dal essere nervoso, ma quella frase
metteva in allerta chiunque lo conoscesse.
“Mio signore- cominciò
il coppiere- il fatto è che per le strade ci sono degli uomini, servi di tre
saggi signori venuti dall’Oriente, che chiedevano in giro se qui era nato un
nuovo Re.”
“Ho già sentito alcuni
giorni fa questa cosa. Quelli sono ancora per le strade a chiedere quest’assurdità?”
Erode iniziò a sentire qualcosa, come un brivido, un leggero dubbio che
iniziava ad insinuargli il cuore.
“Sembra di sì…. dicono
anche che dovrebbero onorare quel re perché il sarà il nuovo capo di Israele.”
Ora Erode iniziava ad
essere davvero nervoso e Belfagor sapeva che il suo lavoro stava procedendo
perfettamente. Tuttavia nemmeno il demone poteva capire che ben altro muoveva
gli eventi di quei giorni.
“Credo sia meglio
parlare con quei tre stranieri” si disse infine Erode prima di addormentarsi
dopo il banchetto più amaro della sua vita.
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