mercoledì 16 dicembre 2015

Avvento XII

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme.
                                                                                                                                                                Matteo, II, 7


Melchiorre era abbastanza indifferente alla sontuosità del palazzo di Erode; nel suo paese esistevano città di cui parlare con entusiasmo, tuttavia capiva di essere al cospetto di un re potente e intelligente, per di più alleato di Roma e per questo da rispettare.
Erode aveva invitato i tre Magi ad assaporare i cibi della sua tavola e li stava accogliendo come il loro alto rango prevedeva. Un’astuzia ispirata da un Belfagor invisibile e attento.
“Dunque voi siete i sapienti del Gran Re Fraate?” chiese Erode.
“Noi siamo al servizio del Gran Re è vero, ma nostro sovrano è il Dio del Cielo” rispose Melchiorre.
“Noi Magi eseguiamo il nostro ruolo di insegnare e custodire il sapere tramandatoci dal nostro maestro Zoroastro” continuò Baldassarre.
“Ogni azione della nostra vita è dedita al servizio del piano dell’Altissimo” concluse Gaspare.
“Buon re Erode, tu ci onori con la tua ospitalità. Ma ormai sono diversi giorni che siamo a Gerusalemme…. Perché ci convochi al tuo cospetto proprio ora?” chiese Melchiorre.
“Altre questioni mi hanno impedito di rivolgervi la mia attenzione, di questo mi scuso con voi” disse il re ricevendo un segno di assenso.
Dopo un sospiro Erode riprese: “So che stavate chiedendo se a Gerusalemme è nato un nuovo Re….”
“Sì- disse Baldassarre- una nuova stella, che abbiamo visto apparire nel cielo due anni fa, ci ha guidati fin qui. Essa è il segno che il Messia sta per venire al mondo.”
“Per quel che ne sappiamo potrebbe essere nato anche il giorno in cui è apparsa. Siamo venuti qui per scoprirlo” disse Melchiorre.
“Ma come sapete che quella stella annuncia proprio la nascita di un Re?” chiese ancora Erode con un tono basso.
“Chi segue i movimenti degli astri è in grado di prevedere anche i piani del futuro se il Cielo lo consente. Sappiamo per certo che quella stella rappresenta l’arrivo di un Re che dobbiamo onorare, qui in Giudea” disse ancora Baldassarre.
“E voi sareste in grado di riconoscerlo, una volta incontrato?” chiese Erode.
I Magi si guardarono l’un l’altro, probabilmente consci di qualcosa.
“Sì- disse Melchiorre- ma prima dobbiamo capire perché non riusciamo a trovarlo in città.”
Erode fece porgere al Mago quel libro che Daniele gli aveva letto quello stesso giorno.
“Questo è il libro del profeta Michea… scritto quattrocento anni fa. Leggete.”
Dopo aver letto quelle parole Melchiorre assunse un’espressione di gioia.
“La città di Davide…. Betlemme, il suo luogo di nascita…. Sì. Certo il Messia nascerà laggiù, non a Gerusalemme” disse Melchiorre con entusiasmo.
“Quindi io vi chiedo questo favore- disse Erode- andate a Betlemme, onorate il Re Bambino e poi tornate qui a riferirmi dove lo posso trovare. Così anch’io potrò andare a rendergli l’onore che merita.”
Loro non potevano vedere Belfagor che già sorrideva nella sua ombra.
“Torneremo di certo gentile re Erode” disse Gaspare.
Mentre i Magi si preparavano a ripartire Erode osservava la città dalle sue mura compiaciuto della sua astuzia, mentre il demone messaggero correva su ordine di Belfagor nella fessura, e giù verso il suo padrone a dirgli che la trappola era scattata.



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