Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme.
Matteo, II, 7
Melchiorre era abbastanza indifferente alla
sontuosità del palazzo di Erode; nel suo paese esistevano città di cui parlare
con entusiasmo, tuttavia capiva di essere al cospetto di un re potente e
intelligente, per di più alleato di Roma e per questo da rispettare.
Erode aveva invitato i tre Magi ad assaporare i
cibi della sua tavola e li stava accogliendo come il loro alto rango prevedeva.
Un’astuzia ispirata da un Belfagor invisibile e attento.
“Dunque voi siete i sapienti del Gran Re Fraate?”
chiese Erode.
“Noi siamo al servizio del Gran Re è vero, ma
nostro sovrano è il Dio del Cielo” rispose Melchiorre.
“Noi Magi eseguiamo il nostro ruolo di insegnare e
custodire il sapere tramandatoci dal nostro maestro Zoroastro” continuò
Baldassarre.
“Ogni azione della nostra vita è dedita al servizio
del piano dell’Altissimo” concluse Gaspare.
“Buon re Erode, tu ci onori con la tua ospitalità.
Ma ormai sono diversi giorni che siamo a Gerusalemme…. Perché ci convochi al
tuo cospetto proprio ora?” chiese Melchiorre.
“Altre questioni mi hanno impedito di rivolgervi la
mia attenzione, di questo mi scuso con voi” disse il re ricevendo un segno di
assenso.
Dopo un sospiro Erode riprese: “So che stavate
chiedendo se a Gerusalemme è nato un nuovo Re….”
“Sì- disse Baldassarre- una nuova stella, che
abbiamo visto apparire nel cielo due anni fa, ci ha guidati fin qui. Essa è il
segno che il Messia sta per venire al mondo.”
“Per quel che ne sappiamo potrebbe essere nato
anche il giorno in cui è apparsa. Siamo venuti qui per scoprirlo” disse
Melchiorre.
“Ma come sapete che quella stella annuncia proprio
la nascita di un Re?” chiese ancora Erode con un tono basso.
“Chi segue i movimenti degli astri è in grado di
prevedere anche i piani del futuro se il Cielo lo consente. Sappiamo per certo
che quella stella rappresenta l’arrivo di un Re che dobbiamo onorare, qui in
Giudea” disse ancora Baldassarre.
“E voi sareste in grado di riconoscerlo, una volta
incontrato?” chiese Erode.
I Magi si guardarono l’un l’altro, probabilmente
consci di qualcosa.
“Sì- disse Melchiorre- ma prima dobbiamo capire
perché non riusciamo a trovarlo in città.”
Erode fece porgere al Mago quel libro che Daniele
gli aveva letto quello stesso giorno.
“Questo è il libro del profeta Michea… scritto
quattrocento anni fa. Leggete.”
Dopo aver letto quelle parole Melchiorre assunse un’espressione
di gioia.
“La città di Davide…. Betlemme, il suo luogo di
nascita…. Sì. Certo il Messia nascerà laggiù, non a Gerusalemme” disse
Melchiorre con entusiasmo.
“Quindi io vi chiedo questo favore- disse Erode-
andate a Betlemme, onorate il Re Bambino e poi tornate qui a riferirmi dove lo
posso trovare. Così anch’io potrò andare a rendergli l’onore che merita.”
Loro non potevano vedere Belfagor che già sorrideva
nella sua ombra.
“Torneremo di certo gentile re Erode” disse
Gaspare.
Mentre i Magi si preparavano a ripartire Erode
osservava la città dalle sue mura compiaciuto della sua astuzia, mentre il
demone messaggero correva su ordine di Belfagor nella fessura, e giù verso il
suo padrone a dirgli che la trappola era scattata.
Nessun commento:
Posta un commento