giovedì 24 dicembre 2015

Avvento XX

..... sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.
                                                                              Matteo, I, 23

Quando calò la sera Gabriele venne accanto a me e mi disse qualcosa di meraviglioso.
“Lui dice che devi brillare di più. Brilla più che puoi.”
La mia luce si intensificò e tutti mi videro, tutti seppero di me. Brillai per il mondo e l’Umanità mi vide.
A Rodi il buon Tito mi indicò così che il suo signore Tiberio mi vedesse. Ero lo spettacolo più incredibile che quel Romano avesse mai visto.
“Il Cielo sembra mandare un nuovo Sole” disse.
“È un segno legato! Quella stella nuova brilla per te e per dirti che presto risorgerai” disse Tito con sincero entusiasmo. Mi aveva già visto nei giorni precedenti ma non credeva che potessi diventare una luce così grandiosa, voleva consolare Tiberio ma ora credeva che potessi essere davvero un buon presagio.
Tiberio fu certo che quello fosse un grande segno, una nuova speranza. Quella notte il legato di Rodi ricominciò a sperare di rivedere Roma, la sua famiglia, i suoi cari e sua madre. In effetti Augusto lo avrebbe richiamato poco tempo dopo. Tiberio sarebbe tornato a Roma, avrebbe protetto il suo Imperatore e la sua famiglia, per poi diventare egli stesso Cesare e Augusto, il secondo Imperatore della storia.
Allo stesso tempo, molto lontano da Rodi, un giovane uomo di nome Vonone cavalcava poco lontano dal suo accampamento. Osservava l’orizzonte verso Occidente e Oriente. Pensava a suo fratello, il Gran Re Fraate il piccolo, rifletteva sulla sua matrigna e sul fatto che, se non fosse stato per lei e per le sue congiure, sarebbe stato lui stesso il Gran Re quel giorno e forse suo padre, Fraate il grande, non lo avrebbe mandato a Roma a vivere da ostaggio per anni.
Vonone aveva imparato molto dai Romani, anche ad apprezzare il loro modo di vivere e a temere la forza dell’esercito romano. Adesso era ancora lontano dalla sua patria, ma almeno parlava la sua lingua ed era tra uomini che lo rispettavano davvero. Aveva cinquemila cavalieri parti al suo comando, suo fratello lo aveva relegato laggiù, ai limiti della Mesopotamia, per sorvegliare i legionari romani e i loro alleati schierati nel deserto.
Ad un certo punto mi vide anche lui: brillavo nel cielo con tutto il mio splendore e Vonone ne rimase affascinato.
“Principe- disse il generale accanto a Vonone- quel astro…. È un segno….”
“Sì, un segno di Dio…. Siamo in pericolo, i nostri confini….. tramano contro di noi” disse Vonone rigirando il suo cavallo verso l’accampamento.
“Ordina immediatamente di mobilitare e di sorvegliare il confine” disse Vonone.
“Mio signore…. non corrisponde agli ordini del Grande Re” disse il generale.
“Me la vedrò io con mio fratello.... e con sua madre. Fai come ho detto!”
Il generale eseguì l’ordine e le forze dei Parti schierate scoraggiarono nuove invasioni da parte dei Romani per molto tempo. Anche Vonone ebbe un grande futuro; dopo la caduta di suo fratello e della Musa Italica sarebbe diventato il Grande Re dei Parti, anche se non avrebbe avuto un regno lungo e fortunato.
Mentre il mondo si mobilitava per il futuro io iniziai a concentrare il mio sguardo su Betlemme. Vidi i Magi che si muovevano con maggior decisione verso la casa dove stavo guardando, mentre dei pastori mi fissavano con una certa sorpresa, anche loro si chiedevano cosa volesse dire quel segno così potente che stavo manifestando.
“Stai andando benissimo!” mi disse Gabriele apparendo accanto a me.
“Davvero? Ho visto Maria! Sta per accadere, vero? Vero?” chiesi con gioia.
“Sì! E ora vado a dare l’annuncio alle persone che lo aspettano!” disse Gabriele e in quel momento volò verso la Terra, mentre una grande moltitudine di angeli scendeva insieme a lui, schierandosi sulle nubi di quel cielo notturno.
Nella casa del fratello di Simeone la maggior parte delle persone si era accomodata nella stalla, accanto agli animali. Ormai avevano capito che era il momento per Maria, per fortuna quel posto era già stato preparato nel caso Sara avesse dovuto partorire lì, ma tutto era stato in realtà fatto per Maria, senza che nessuno lo sapesse. Ogni cosa era stata stabilita sin dall’Eternità.
Gabriele apparve accanto a quei pastori che sorvegliavano il loro gregge, subito dopo quel momento. Non era un sogno, non era una semplice manifestazione: l’arcangelo era davvero lì, apparso come un grande sovrano, splendente come il Sole.
Mentre quei poveretti cadevano a terra spaventati a morte il buon Gabriele li salutò con un augurio di pace: “Non abbiate paura- disse- perché vi annuncio una grande gioia: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore potente, che è il Cristo Signore. Lui sarà Re su tutta la superficie della Terra e salverà il suo popolo Israele. Troverete il Bambino adagiato in una mangiatoia, in una stalla a Betlemme. Andate, adorate il Bambino, raccontate e annunciate di lui a tutti coloro che incontrerete. Egli viene per salvare tutti voi e per sconfiggere la morte nel mondo.”
Apparvero a quegli uomini le schiere degli angeli che glorificavano Dio e auguravano la pace a chiunque abitasse la Terra. Le legioni del Cielo benedivano gli uomini di buona volontà e una nuova luce appariva nel mondo.

I Magi seguirono quella luce, ormai certi che il Bambino era vicino. Poco lontano il centurione Scauro e alcuni suoi uomini a cavallo si dirigevano a Betlemme per capire cosa stesse accadendo.

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