Matteo, I, 23
Quando calò la sera Gabriele venne accanto a me e mi disse qualcosa di
meraviglioso.
“Lui dice che devi brillare di più. Brilla più che puoi.”
La mia luce si intensificò e tutti mi videro, tutti seppero di me.
Brillai per il mondo e l’Umanità mi vide.
A Rodi il buon Tito mi indicò così che il suo signore Tiberio mi
vedesse. Ero lo spettacolo più incredibile che quel Romano avesse mai visto.
“Il Cielo sembra mandare un nuovo Sole” disse.
“È un segno legato! Quella stella nuova brilla per te e per dirti che
presto risorgerai” disse Tito con sincero entusiasmo. Mi aveva già visto nei
giorni precedenti ma non credeva che potessi diventare una luce così grandiosa,
voleva consolare Tiberio ma ora credeva che potessi essere davvero un buon
presagio.
Tiberio fu certo che quello fosse un grande segno, una nuova speranza.
Quella notte il legato di Rodi ricominciò a sperare di rivedere Roma, la sua
famiglia, i suoi cari e sua madre. In effetti Augusto lo avrebbe richiamato
poco tempo dopo. Tiberio sarebbe tornato a Roma, avrebbe protetto il suo
Imperatore e la sua famiglia, per poi diventare egli stesso Cesare e Augusto,
il secondo Imperatore della storia.
Allo stesso tempo, molto lontano da Rodi, un giovane uomo di nome
Vonone cavalcava poco lontano dal suo accampamento. Osservava l’orizzonte verso
Occidente e Oriente. Pensava a suo fratello, il Gran Re Fraate il piccolo,
rifletteva sulla sua matrigna e sul fatto che, se non fosse stato per lei e per
le sue congiure, sarebbe stato lui stesso il Gran Re quel giorno e forse suo
padre, Fraate il grande, non lo avrebbe mandato a Roma a vivere da ostaggio per
anni.
Vonone aveva imparato molto dai Romani, anche ad apprezzare il loro
modo di vivere e a temere la forza dell’esercito romano. Adesso era ancora
lontano dalla sua patria, ma almeno parlava la sua lingua ed era tra uomini che
lo rispettavano davvero. Aveva cinquemila cavalieri parti al suo comando, suo
fratello lo aveva relegato laggiù, ai limiti della Mesopotamia, per sorvegliare
i legionari romani e i loro alleati schierati nel deserto.
Ad un certo punto mi vide anche lui: brillavo nel cielo con tutto il
mio splendore e Vonone ne rimase affascinato.
“Principe- disse il generale accanto a Vonone- quel astro…. È un
segno….”
“Sì, un segno di Dio…. Siamo in pericolo, i nostri confini….. tramano
contro di noi” disse Vonone rigirando il suo cavallo verso l’accampamento.
“Ordina immediatamente di mobilitare e di sorvegliare il confine”
disse Vonone.
“Mio signore…. non corrisponde agli ordini del Grande Re” disse il
generale.
“Me la vedrò io con mio fratello.... e con sua madre. Fai come ho
detto!”
Il generale eseguì l’ordine e le forze dei Parti schierate
scoraggiarono nuove invasioni da parte dei Romani per molto tempo. Anche Vonone
ebbe un grande futuro; dopo la caduta di suo fratello e della Musa Italica
sarebbe diventato il Grande Re dei Parti, anche se non avrebbe avuto un regno
lungo e fortunato.
Mentre il mondo si mobilitava per il futuro io iniziai a concentrare
il mio sguardo su Betlemme. Vidi i Magi che si muovevano con maggior decisione
verso la casa dove stavo guardando, mentre dei pastori mi fissavano con una
certa sorpresa, anche loro si chiedevano cosa volesse dire quel segno così
potente che stavo manifestando.
“Stai andando benissimo!” mi disse Gabriele apparendo accanto a me.
“Davvero? Ho visto Maria! Sta per accadere, vero? Vero?” chiesi con
gioia.
“Sì! E ora vado a dare l’annuncio alle persone che lo aspettano!”
disse Gabriele e in quel momento volò verso la Terra, mentre una grande
moltitudine di angeli scendeva insieme a lui, schierandosi sulle nubi di quel
cielo notturno.
Nella casa del fratello di Simeone la maggior parte delle persone si
era accomodata nella stalla, accanto agli animali. Ormai avevano capito che era
il momento per Maria, per fortuna quel posto era già stato preparato nel caso
Sara avesse dovuto partorire lì, ma tutto era stato in realtà fatto per Maria,
senza che nessuno lo sapesse. Ogni cosa era stata stabilita sin dall’Eternità.
Gabriele apparve accanto a quei pastori che sorvegliavano il loro
gregge, subito dopo quel momento. Non era un sogno, non era una semplice
manifestazione: l’arcangelo era davvero lì, apparso come un grande sovrano,
splendente come il Sole.
Mentre quei poveretti cadevano a terra spaventati a morte il buon
Gabriele li salutò con un augurio di pace: “Non abbiate paura- disse- perché vi
annuncio una grande gioia: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un
Salvatore potente, che è il Cristo Signore. Lui sarà Re su tutta la superficie
della Terra e salverà il suo popolo Israele. Troverete il Bambino adagiato in
una mangiatoia, in una stalla a Betlemme. Andate, adorate il Bambino,
raccontate e annunciate di lui a tutti coloro che incontrerete. Egli viene per
salvare tutti voi e per sconfiggere la morte nel mondo.”
Apparvero a quegli uomini le schiere degli angeli che glorificavano
Dio e auguravano la pace a chiunque abitasse la Terra. Le legioni del Cielo
benedivano gli uomini di buona volontà e una nuova luce appariva nel mondo.
I Magi seguirono quella luce, ormai certi che il Bambino era vicino.
Poco lontano il centurione Scauro e alcuni suoi uomini a cavallo si dirigevano
a Betlemme per capire cosa stesse accadendo.
Segno legato?
RispondiEliminaTi riferisci al 20 romano?
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