Esodo, XXX, 12.
Vidi che la carovana
della gente di Tiro era arrivata a Betlemme finalmente. Quella era una città
molto piccola, un luogo umile, con abitanti semplici, ignoranti e lavoratori. I
pascoli nei dintorni permettevano a quelle persone di allevare animali da
pascolo, soprattutto pecore e capre.
Quelle case in pietra
erano semplici, ma davvero utili: le famiglie vivevano in piccole stanze, mentre
le aree più ampie delle case erano destinate ad ospitare gli animali della
famiglia, stalle e case erano dunque un tutt’uno e gli abitanti di Betlemme
amavano quelle creature, erano lieti di prendersene cura e proteggerle e quelle
bestie lavoravano bene e sostenevano ogni famiglia assicurando a tutti una vita
bella, tranquilla e dignitosa.
La carovana
proveniente da Tiro si era fermata in una delle fontane della città per far
abbeverare gli animali, ma era ancora presto e avevano intenzione di
proseguire.
“Carissimi- disse il
gentilissimo Lazzaro ai suoi due nuovi amici- qui le nostre strade si dividono.”
“Il Signore ti
benedica Lazzaro, senza il tuo aiuto Maria non sarebbe mai riuscita ad arrivare
fino a Betlemme” disse Giuseppe con sincera gratitudine.
“Non è stato nulla. Mi
sono limitato a rispettare la Legge di Mosè” rispose Lazzaro riprendendo l’asino
per le briglie.
“Hai fatto di più…. Hai
avuto compassione e te ne siamo davvero grati- disse Maria con profonda
dolcezza- te ne saremo grati per sempre.”
“Però non sei ancora
al sicuro- disse Lazzaro guardando la pancia di Maria- dovete trovare un riparo
subito, di sicuro sarete in tre a tornare a Nazaret.”
“Prima faremo il
censimento e prima potremo tornare a casa” commentò Giuseppe sempre molto
pratico.
La gente di Tiro stava
ricominciando ad incamminarsi.
“Io adesso devo
ripartire- disse Lazzaro salendo in groppa al suo asino- addio amici miei.
Possa nascervi un figlio sano, bello e forte e possa l’Altissimo guidarlo verso
una vita retta e prospera.”
“E possa Egli guidarti
nel tuo cammino e ricondurti sano e salvo a casa tua” disse Giuseppe.
Mentre la gente di
Tiro ripartiva in direzione di Ebron, Giuseppe e Maria si rimisero in cammino
entrando nel villaggio vero e proprio. Non ci volle molto prima di trovare una
lunga fila di persone, famiglie intere, una dietro l’altra, davanti ad un
tavolo posto sotto una tenda al centro della piazza del paese, davanti alla
sinagoga. Era presente un uomo, un pubblicano, ovvero un Giudeo che svolgeva il
ruolo di ufficiale imperiale e registrava uno per uno tutti gli abitanti e le
loro famiglie, nomi e mestieri. Tutte quelle informazioni venivano riportate in
documenti che, al termine del censimento, sarebbero stati mandati nella città
di Cesarea, dove i Romani avevano il loro quartier generale in quella parte
dell’Impero. I documenti sarebbero poi stati copiati. Alcune di quelle copie
sarebbero state conservate a Cesarea e altre spedite a Roma, dove Augusto
sapeva cosa farne.
Giuseppe e Maria si
misero in fila ad attendere il loro turno, sarebbe stata una cosa molto lunga.
Nessun commento:
Posta un commento