II Samuele, VII, 18
Scauro si trovava a
pattugliare le strade con la stessa tranquillità di sempre, vide con piacere
che in quei giorni gli attacchi di briganti si erano fatti sempre più sporadici
e che le legioni stanziate da Tiro all’Egitto avevano fatto un buon lavoro nel
tenere sotto controllo i movimenti delle persone in quelle regioni.
Il centurione si
soffermò a pensare a suo figlio Cornelio, un bambino che però si stava
dimostrando forte e determinato a seguire le orme del padre. Per Scauro sarebbe
stato un vero toccasana rivederlo.
Durante una delle sue
ronde Scauro si ritrovò a viaggiare vicino ad una carovana diretta verso sud.
Presto sarebbero passati accanto a Gerusalemme, stando a quanto quelle avevano
riferito ad uno dei suoi uomini.
“Seguiamoli fino al
prossimo alloggio, poi proseguiremo fino alla nostra caserma” disse il
centurione sapendo di dover incontrare il resto del suo schieramento molto
presto. I trattati con i Parti erano rimasti molto tesi e Gaio Cesare, nipote
dell’Imperatore, si era recato in Siria per incontrare Tigrane, il re di
Armenia il quale desiderava conservare il suo trono diventando vassallo e
federato di Augusto, proprio come Erode. Il Gran Re dei Parti Fraate non
sembrava disposto ad accettare tutto questo e gli ambasciatori di Augusto gli
avevano raccomandato di mettere in allerta le truppe e gli alleati nei confini
orientali. Scauro doveva ricompattare la sua centuria e sarebbe stato lieto di
farlo: la vita da vigilante non gli piaceva per niente.
Mentre seguiva la
carovana notò una donna molto giovane su un asino condotto da un uomo che,
presumibilmente, doveva essere il marito.
“Teoclito- disse
Scauro ad uno dei suoi uomini- vieni con me.”
Teoclito era un
giovane legionario di origini greche, il padre era un mercante che aveva
lavorato a Tiro, dove aveva imparato l’aramaico e altre lingue parlate in
quella parte del mondo. Quel giovane era un ottimo interprete.
“Salve” disse Scauro e
Teoclito a quelle due persone.
“La pace sia con voi”
disse l’uomo che conduceva l’asino.
“Dimmi- disse
Teoclito- quella donna è forse tua moglie?”
“Perché vorresti
saperlo?”
“Lo chiede il
centurione e io lo domando a te perché devo eseguire i suoi ordini.”
“Sì, lei è mia moglie
Maria e io sono Giuseppe di Nazaret.”
Scauro commentò che
erano lontanissimi da casa loro e chiese perché viaggiavano malgrado Maria
fosse incinta.
“Se non ci fossimo
messi in viaggio avremmo disubbidito ad un ordine di Cesare” fu la risposta di
Giuseppe che bastò al centurione.
“Il grande Augusto ha
i suoi motivi per dare questi ordini, grazie ai quali sarà possibile
amministrare degnamente questa terra anche per il bene di chi la abita” disse
Scauro.
Dopo che Teoclito lo
ebbe tradotto Giuseppe gli rispose: “Si dice che la mia famiglia discenda da
Davide, il più grande dei re di Israele, ai suoi tempi questo era un regno
grandioso, una nazione potente. Suo figlio Salomone costruì un era gloriosa per
Israele…. Com’era grande il nostro regno quando Davide e Salomone furono Re.
Dopo di loro Israele fu separato da Giuda e il nostro popolo ebbe due regni
distinti, finché Gerusalemme non cadde per mano dei Caldei di Babilonia, poi
vennero i Persiani e dopo di loro i Greci a dominare questa terra. Ora ci siete
voi Romani…. Mi sai dire chi è che regna davvero questo paese? Mi diresti chi
ha la capacità di governarlo rettamente?”
Teoclito fu restio a
tradurre queste parole, ma il centurione non fu colpito dal carattere di
Giuseppe, quanto dalla sua affermazione di essere della stirpe di Davide.
Davide…. Davide…..
Davide.
Perché quel nome
risuonava così forte nella mente del centuirone?
“Centurione- disse
Teoclito- quella è la locanda in cui queste persone passeranno la notte, il
nostro accampamento è poco oltre, forse dovremmo sbrigarci.”
“Sì…. sì, hai ragione-
disse il centurione- dì a queste persone…. dì loro che gli auguro un buon
viaggio e possa il loro Dio guidarli su tutta la loro via.”
Il centurione incrociò
un’ultima volta lo sguardo di Maria per poi rivedere il suo ventre gonfio di
una nuova vita in arrivo.
Scauro si coricò nella
sua tenda, diverse ore dopo, prima di ricordarsi di quel nobile Melchiorre che
gli aveva parlato di qualcosa…. una profezia…. Davide! Ecco di cosa si
ricordava: un Re dalla stirpe di Davide.
“Ma….. possibile?”
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