Matteo, XXIV, 42
Vidi che Gabriele
stava scendendo a grande velocità sulla Giudea, stava scendendo la sera e i tre
Magi si erano appisolati sotto un sicomoro mentre i loro servitori montavano un
accampamento dove passare la notte. Gabriele si fece invisibile e più
evanescente dell’aria, per lui era semplice entrare nell’aurea di quegli uomini
e apparirgli. Quando gli uomini dormono le loro menti si aprono a percezioni
superiori rispetto alla loro capacità di comprensione, non sempre si ricordano
di ciò che vedono e comprendono in questo stato. Ma quella sera i Magi
avrebbero ricordato.
“Voi- disse Gabriele
ai Magi dopo aver unito i loro sogni- state andando ad onorare il Re Bambino
che nascerà nella città di Davide domani notte. Il vostro viaggio è benedetto,
ma non dovete tornare dal re Erode a Gerusalemme, non gli dovete dire come
trovare il Bambino.”
“Messo dell’Altissimo….
Perché ci viene proibito di dire al re di Gerusalemme come trovare il Messia d’Israele
la cui nascita tu ci annunci nella sera del nostro arrivo?” chiese Melchiorre.
“Perché Erode crede
che il Regno del Messia sia di questo mondo e teme che il suo destino sia
perdere il trono per mano del Bambino. Per questo folle motivo Erode non deve
sapere dove e come trovare il Re che sta per nascere, altrimenti di certo lo
farà uccidere” disse Gabriele.
“Ma…. messo divino,
noi abbiamo dato la nostra parola che avremmo avvertito il re dopo aver onorato
il Bambino. Dobbiamo dunque diventare bugiardi?” chiese Gaspare.
“Siete sciolti da
qualunque vostro impegno, ma per il bene del Bambino e del mondo, non tornate a
Gerusalemme dopo averlo onorato, passate per il deserto verso il vostro paese.”
I Magi si svegliarono
in quel momento, i loro servitori stavano iniziando a cuocere arrosto alcune
quaglie comprate da una fattoria non molto distante, il loro profumo era
davvero inebriante, ma i tre signori non pensavano affatto a mangiare.
“Avete sognato anche
voi, figlioli?” chiese Melchiorre.
Dopo essersi guardati
l’un l’altro i sapienti d’Oriente compresero che non erano affatto reduci di un
semplice sogno.
“Dirigiamoci a
Betlemme- disse Baldassarre- ma dopo andiamo per la via mercantile dei Nabatei,
così potremo tornare nella nostra patria senza passare per Gerusalemme.”
“Giusto. Io lo sentivo
che di re Erode non ci si può fidare” disse Gaspare dopo essersi alzato in
piedi.
Il giorno dopo i Magi
erano quasi in vista di Betlemme quando si perdettero; la loro guida li aveva
condotti in un territorio montagnoso, con diverse gole e nessun sentiero
battuto.
“Dove ci hai portato
incapace?” chiese Gaspare alla guida.
“Un po’ di pazienza
signori, è facile essere disorientati in questo terreno, ma vi assicuro che…”
“Aspettate- disse
Melchiorre- lassù c’è una donna, forse ci saprà dire che strada prendere.”
Era in effetti una
donna molto anziana stava camminando su uno dei crinali, raccoglieva legna
dagli arbusti nei dintorni.
“Lassù- gridò
Melchiorre- ci sai dire come arrivare a Betlemme?”
“Perché cercate quel
villaggio? Non ci sono altro che pecore a Betlemme” gridò l’anziana donna.
“Stiamo andando ad
onorare il nuovo Re del mondo che nascerà lì” gridò il Mago.
“Ma di che parlate?
Non ci sono re qui e non ne abbiamo bisogno. Io ho il mio da fare…. ma Betlemme
la trovate sulla strada alla fine di questa gola: andate verso est e poi
proseguite dritti a sud.”
“Grazie! L’Altissimo
guidi i tuoi passi!” disse Melchiorre riprendendo la strada.
L’anziana tornò a
cogliere la sua legna e a seguire i suoi passi. Poco dopo ripensò a ciò che le
aveva detto quello straniero: un Re che nasceva a Betlemme, un Re Bambino.
“Voglio andare a fare
un regalo a questo Bambino” si disse l’anziana. I Magi però erano ormai
lontani, ma lei non si rassegnò e decise di cercare il Bambino per portargli un
dono. Non c’è ancora riuscita, ma continua a fare doni a tutti i bambini che
incontra, nella speranza che uno di loro sia il Re.
I Magi intanto,
procedevano verso la loro meta ormai in vista.
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