domenica 6 dicembre 2015

Avvento IV

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo, perché andrai davanti al Signore per preparare le sue vie
                                                                                                                                           Luca, I, 76

Volando sui cieli si vedevano tante cose, molte davvero interessanti, ma non c’ero solo io a guardare e vedere. Molti furono coloro che volarono con me per scendere o salire e fare il proprio dovere come io stavo facendo il mio. Lui aveva mobilitato molte forze per preparare quel evento.
Mi passò vicino uno di loro, i messaggeri, gli angeli. Sono sempre stati miei amici, almeno molti di loro. Quello era davvero speciale; si chiamava Gabriele ed era molto più di un comune angelo. Era come un re tra loro e tutti lo rispettavano perché era davvero saggio e buono. Gabriele era uno degli angeli che stanno al cospetto del Trono, lo vedono continuamente e ognuno di essi svolge dei compiti e delle missioni di grande importanza.
Un angelo di quella corte si chiama Raffaele, lui è l’archivista che raccoglie gli attestati delle preghiere e riporta le risposte, o o no, se fosse soggetto al tempo come gli uomini sarebbe sempre indaffarato perché i viventi pregano molto e tutte le preghiere ricevono una risposta. Dopo che ebbe sconfitto Asmodeo il lussurioso è diventato sensibile alle storie romantiche e tra tutti gli angeli che conosco io è quello che ama di più scherzare.
Uno dei più potenti e rispettati è Michele, il generale del esercito del Signore: lui è molto forte e giusto, fu lui a sconfiggere Lucifero quando questi si ribellò alla Potenza e sta sempre a guardia della prigione del Maligno. Lui è molto critico nei confronti degli Uomini, non come il Diavolo che li giudica indegni e inclini al peccato, ma perché Michele vede nell’Umanità un grande potenziale e si infuria quando lo vede sprecato dagli uomini stessi. Però si fida moltissimo e non si fa mai prendere davvero dall’ira. Ricordo che quando andò a parlare a Giosuè per dirgli come abbattere le mura di Gerico, tornò dicendo che aveva conosciuto un uomo che avrebbe arruolato volentieri. È molto rigoroso e ligio al dovere, non si diverte quasi mai perché sta sempre in guardia.
Illustrissimo è il mio amico Gabriele che è il messaggero, fu lui a raccontarmi la storia della nascita di Giovanni Battista e a fare gli annunci più importanti di quel evento. Lui è nobile nel portamento e nel linguaggio, è molto colto, furbo e veloce. Sta sempre molto vicino al Trono e quindi credo che capisca più cose di altri, ma ovviamente non tutto. Da dire che Gabriele è molto potente e severo nello svolgere il suo compito, inoltre è teatrale, ma solo perché lo richiede il suo ruolo. Inoltre suona la tromba in una maniera magistrale anche tra i cori celesti. Lui annuncia sempre ciò che viene detto dal Trono.
Nella corte un altro importante angelo è lo Sterminatore. Lui mi fa paura, in realtà tutti lo temono, persino Lucifero aveva timore di questo angelo. Lo Sterminatore è l’Angelo del Abisso e se fosse sceso dal suo seggio quando ci fu la ribellione, avrebbe schiantato Lucifero giù dal cielo con un manrovescio che gli avrebbe accelerato la caduta. Fu fermato perché questo avrebbe distrutto il mondo. Lui rimane lì, al suo posto senza dire una parola, aspetta quando verrà il suo momento, il giorno in cui gli verrà detto di andare trionfante a Gerusalemme. Lo Sterminatore non è cattivo, non più di quanto lo sia un uragano o un vulcano che erutta, è una potenza che agisce quando deve; però è terribile. Il suo fiato spense le vite di tutti i primogeniti d’Egitto e la morte del figlio del Faraone è ancora oggi il suo ornamento. La sua furia è terribile e distruggerebbe interi mondi. Ma il suo tempo arriverà più avanti e persino lui era molto felice in quel periodo.
Ad ogni modo Gabriele mi raccontò di come avesse incontrato Zaccaria che apparteneva alla famiglia di Abìa ed era sposato con Elisabetta che era una discendente di Aronne, fratello di Mosè. Zaccaria sognava di avere un figlio, ma ormai lui e sua moglie erano troppo vecchi.
Un giorno Zaccaria si ritrovò nel tempio per bruciare incenso e pregare, lì sperò di avere un figlio e lo chiese per l’ultima volta. Apparve allora Gabriele stesso, accanto al altare. Il messaggero disse a Zaccaria che le sue preghiere erano state ascoltate: lui e sua moglie avrebbero avuto un figlio, egli si sarebbe chiamato Giovanni, sarebbe stato un uomo sano e forte, sarebbe stato grande tra gli uomini e avrebbe preparato la via al Signore presentandogli un popolo ben disposto.
Zaccaria però fu incredulo, disse che non era possibile perché lui e sua moglie erano troppo vecchi. Gabriele fu molto offeso da questo e, con l’autorità che gli era stata data, rispose: “Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato per darti il lieto annunzio. Poiché tu non hai creduto alle mie parole che si avvereranno a loro tempo io ti dico…. SEI MUTO! E MUTO RIMARRAI FINO AL GIORNO IN CUI QUESTE COSE AVVERRANNO!”
Zaccaria uscì dal tempio terrorizzato e incapace di proferir parola.
Ma tutto si avverò come promesso: nove mesi dopo Elisabetta partorì un bambino che, otto giorni dopo, fu presentato con tutta la famiglia per la circoncisione e la scelta del nome. La legge dei Giudei diceva così e così si faceva.
“Come si chiamerà il bambino?” chiese il sacerdote della cerimonia.
“Si chiamerà Zaccaria come suo padre” dicevano i parenti.
“No, il suo nome sarà Giovanni” disse Elisabetta.
“Non si può, nessuno si chiama così nella nostra famiglia” dissero ancora i parenti. Sinceramente questa cosa non mi è chiara, ma a quanto pare per quel popolo le tradizioni dei nomi in famiglia sono piuttosto rigide.
Zaccaria chiese, a gesti, qualcosa su cui scrivere. Gli diedero una tavola di cera e uno stiletto con cui egli incise queste parole: “Giovanni è il suo nome”. Scritto questo Zaccaria ricominciò a parlare e a benedire il Signore che stava per salvare l’Umanità dalla morte.

Gabriele fu davvero soddisfatto quel giorno, mentre il mio sguardo ricadeva sulla terra a seguire il buon Melchiorre e il centurione Scauro che entravano a Gerico subito dopo l’arrivo di un’altra grande carovana da Oriente.  

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