martedì 15 dicembre 2015

Avvento XI

il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
                                                                         Matteo, II, 3

Simeone dovette rinviare la partenza quando il re Erode lo chiamò per una questione che definiva urgente. “Mio re- disse Simeone- come posso servirti?”
“Dimmi Simeone….. ricordi quel pettegolezzo di cui mi parlavi?” chiese Erode seduto su una panca nel cortile interno della sua reggia.
“Mi ricordo, mio buon sovrano, riguardo alla gente da Oriente che chiedeva se era nato un nuovo Re in Giudea” disse il funzionario.
“Parlano di una stella, l’ho vista, e ogni giorno è sempre più vicina alla Giudea. E ora anche i miei servi parlano delle profezie dei tempi antichi che annuncerebbero la nascita del Messia. Così ora non sono solo gli stranieri a chiedere dov’è il re dei Giudei che è nato?” il re era davvero nervoso e Simeone ne ebbe paura.
“Mio re…. non credo che dovresti essere troppo turbato da queste storie. Sono solo….”
“TUTTA GERUSALEMME INIZIA A PARLARE DI UN NUOVO RE DI GIUDA DA ADORARE! TUTTA LA CITTA’ E’ IN SUBBUGLIO E IO DEVO CAPIRE PERCHE’!”
Il re aveva gridato con una ferocia e una rabbia incontenibile.
“Mio re io sono certo che non è necessario preoccuparsi…. Ti prego di dirmi cosa posso fare per aiutarti e….”
“Basta Simeone! Vuoi sapere cosa voglio? Voglio che chiami immediatamente i sommi sacerdoti e gli scribi, fai venire qui gli astronomi. Mi devono raccontare tutto riguardo a queste profezie e a questo nuovo Re.”
Simeone non aveva altra scelta se non eseguire subito l’ordine del suo sovrano e quel pomeriggio furono radunati al palazzo di Gerusalemme tutti i saggi e i sapienti della città.
“Ditemi- disse Simeone su istruzione del suo re- perché tradite il re?”
“Cosa?- chiese il sacerdote Levi- Simeone, come osi accusarci di tradimento? Quand’è che avremmo tradito Erode?”
“Quando è apparsa la stella nuova nel cielo. Quella che si dice annunci la nascita di un nuovo Re di Giuda” disse Simeone con decisione mentre le guardie iniziavano a circondare i saggi di Gerusalemme.
“Re Erode- disse il sommo sacerdote rivolgendosi al sovrano seduto sul suo alto trono dietro a Simeone- noi non siamo traditori. Sai bene che la nostra lealtà va a Gerusalemme e tu sei il re del nostro paese. Non ti abbiamo nascosto nulla e non sappiamo chi siano gli stranieri che portano questo scompiglio in città.”
“Ma sapevate oppure no delle profezie riguardanti un nuovo Re dei Giudei?” chiese minaccioso Erode.
I sacerdoti e gli scribi si guardarono l’un l’altro e uno di loro, Daniele, che già avevo visto e di cui parlai quando iniziò il censimento, rispose: “Sì Erode: sapevamo cosa voleva dire quella stella. Chiunque conosca le Sacre Scritture lo sapeva.”
Erode guardò con rabbia il sacerdote Daniele, una rabbia che l’invisibile Belfagor continuava ad alimentare con i suoi sussurri. Eppure non era sufficiente ad intimorire Daniele. Un uomo fiero delle sue origini, ligio alla legge e molto critico nei riguardi di un re imposto dagli stranieri. Ecco chi era Daniele.
“Israele attende da tanto tempo un Re della stirpe di Davide, un Messia. I segni indicano che il nuovo Re sta per nascere e accadrà presto. Potrebbe essere avvenuto anche ora, mentre parliamo; il Messia potrebbe essere venuto al mondo anche adesso. Anche per te, re Erode, è il momento di accettare che Egli viene” disse Daniele con tutto il suo orgoglio.
Erode lo avrebbe di certo fatto impiccare per avergli mancato di rispetto in quella maniera, se solo fosse stato un qualunque altro uomo. Tuttavia Daniele era un sacerdote di grande importanza e prestigio, era meglio avere rispetto per lui.
“Istruiscimi saggio Daniele: dimmi dove sta scritto di questo… Re… questo Messia” disse il re cercando di essere il più tranquillo possibile. Sapeva essere un buon diplomatico il vecchio Erode.
Simeone si diresse verso un tavolo vicino alla parete alla destra del trono, dove erano stati collocati dei rotoli su cui erano riportate le Sacre Scritture e i libri dei profeti. Il sacerdote iniziò ad aprirne alcuni, a consultare i titoli di ogni libro finché non ebbe trovato quello che gli interessava.
Simeone aprì il rotolo e cercò il capitolo.
“Ecco- disse il sacerdote- re Erode, ascolta ciò che è scritto: E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore di Israele.”
“Questa sarebbe la profezia a cui quegli uomini dell’Oriente si riferivano?” chiese Erode.
“Questo è ciò che fu scritto. Esistono molte altre parti dei libri dei profeti che si riferiscono al Messia, questo testo dice chiaramente dove nascerà il bambino destinato ad avere un regno senza confini” rispose Daniele rimanendo in piedi con il libro in mano; era davvero immerso nel suo elemento.
“Chi ha scritto queste parole?” chiese Erode.
“Questo è il libro del profeta Michea, re Erode” rispose un altro dei sacerdoti.
“E questo…. quando?” chiese ancora Erode.
“Il profeta in questione è vissuto e ha scritto il suo libro quattrocento anni fa, mio re” rispose Daniele.
“Ma questo è assurdo! Quattrocento anni e se ne parla ancora?” disse Erode esasperato.
“Sono le Sacre Scritture…. il nostro popolo le studia, le legge e le recita perché sono motivo di speranza…. la speranza del Messia, del liberatore che riscatterà il popolo di Israele…. la gente di questo paese ci crede con estrema decisione e volontà. L’alternativa sarebbe la disperazione, la sottomissione e la scomparsa del nostro stesso popolo” disse Daniele con la stessa fermezza.
“Ma io conosco Betlemme- disse Erode- perché Dio vorrebbe far nascere il Messia laggiù? In quella specie di…. grossa fattoria puzzolente?”
“Betlemme è la città di Davide- disse Daniele- la città in cui nacque il grande re di Israele. Per questa ragione il Messia nato dalla sua stirpe uscirà dallo stesso luogo e con la stessa origine.”
“MA I RE NON NASCONO A CASO TRA I PASTORI! UN RE….. nasce solo da un re….. e io sono il solo re qui!”
Erode diceva queste parole senza sapere che qualcun altro, oltre a lui e con più ragione di lui, stava pensando la stessa cosa dopo che il messaggero di Belfagor gli aveva fatto rapporto.
“Sarà meglio parlare con quegli stranieri…. Devo prendere dei provvedimenti immediati altrimenti….”
Erode era terrorizzato dalla prospettiva di perdere il suo trono e l’ira dell’Imperatore, mentre Belfagor temeva quella di colui che allora era il vero re del mondo.



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