Matteo, II, 3
Simeone dovette
rinviare la partenza quando il re Erode lo chiamò per una questione che
definiva urgente. “Mio re- disse Simeone- come posso servirti?”
“Dimmi Simeone…..
ricordi quel pettegolezzo di cui mi parlavi?” chiese Erode seduto su una panca
nel cortile interno della sua reggia.
“Mi ricordo, mio buon
sovrano, riguardo alla gente da Oriente che chiedeva se era nato un nuovo Re in
Giudea” disse il funzionario.
“Parlano di una
stella, l’ho vista, e ogni giorno è sempre più vicina alla Giudea. E ora anche
i miei servi parlano delle profezie dei tempi antichi che annuncerebbero la
nascita del Messia. Così ora non sono solo gli stranieri a chiedere dov’è il re
dei Giudei che è nato?” il re era davvero nervoso e Simeone ne ebbe paura.
“Mio re…. non credo
che dovresti essere troppo turbato da queste storie. Sono solo….”
“TUTTA GERUSALEMME INIZIA
A PARLARE DI UN NUOVO RE DI GIUDA DA ADORARE! TUTTA LA CITTA’ E’ IN SUBBUGLIO E
IO DEVO CAPIRE PERCHE’!”
Il re aveva gridato
con una ferocia e una rabbia incontenibile.
“Mio re io sono certo
che non è necessario preoccuparsi…. Ti prego di dirmi cosa posso fare per aiutarti
e….”
“Basta Simeone! Vuoi
sapere cosa voglio? Voglio che chiami immediatamente i sommi sacerdoti e gli
scribi, fai venire qui gli astronomi. Mi devono raccontare tutto riguardo a
queste profezie e a questo nuovo Re.”
Simeone non aveva
altra scelta se non eseguire subito l’ordine del suo sovrano e quel pomeriggio
furono radunati al palazzo di Gerusalemme tutti i saggi e i sapienti della
città.
“Ditemi- disse Simeone
su istruzione del suo re- perché tradite il re?”
“Cosa?- chiese il
sacerdote Levi- Simeone, come osi accusarci di tradimento? Quand’è che avremmo
tradito Erode?”
“Quando è apparsa la
stella nuova nel cielo. Quella che si dice annunci la nascita di un nuovo Re di
Giuda” disse Simeone con decisione mentre le guardie iniziavano a circondare i
saggi di Gerusalemme.
“Re Erode- disse il
sommo sacerdote rivolgendosi al sovrano seduto sul suo alto trono dietro a
Simeone- noi non siamo traditori. Sai bene che la nostra lealtà va a
Gerusalemme e tu sei il re del nostro paese. Non ti abbiamo nascosto nulla e non
sappiamo chi siano gli stranieri che portano questo scompiglio in città.”
“Ma sapevate oppure no
delle profezie riguardanti un nuovo Re dei Giudei?” chiese minaccioso Erode.
I sacerdoti e gli
scribi si guardarono l’un l’altro e uno di loro, Daniele, che già avevo visto e
di cui parlai quando iniziò il censimento, rispose: “Sì Erode: sapevamo cosa
voleva dire quella stella. Chiunque conosca le Sacre Scritture lo sapeva.”
Erode guardò con
rabbia il sacerdote Daniele, una rabbia che l’invisibile Belfagor continuava ad
alimentare con i suoi sussurri. Eppure non era sufficiente ad intimorire
Daniele. Un uomo fiero delle sue origini, ligio alla legge e molto critico nei
riguardi di un re imposto dagli stranieri. Ecco chi era Daniele.
“Israele attende da
tanto tempo un Re della stirpe di Davide, un Messia. I segni indicano che il
nuovo Re sta per nascere e accadrà presto. Potrebbe essere avvenuto anche ora,
mentre parliamo; il Messia potrebbe essere venuto al mondo anche adesso. Anche
per te, re Erode, è il momento di accettare che Egli viene” disse Daniele con
tutto il suo orgoglio.
Erode lo avrebbe di
certo fatto impiccare per avergli mancato di rispetto in quella maniera, se
solo fosse stato un qualunque altro uomo. Tuttavia Daniele era un sacerdote di
grande importanza e prestigio, era meglio avere rispetto per lui.
“Istruiscimi saggio
Daniele: dimmi dove sta scritto di questo… Re… questo Messia” disse il re
cercando di essere il più tranquillo possibile. Sapeva essere un buon
diplomatico il vecchio Erode.
Simeone si diresse
verso un tavolo vicino alla parete alla destra del trono, dove erano stati
collocati dei rotoli su cui erano riportate le Sacre Scritture e i libri dei
profeti. Il sacerdote iniziò ad aprirne alcuni, a consultare i titoli di ogni
libro finché non ebbe trovato quello che gli interessava.
Simeone aprì il rotolo
e cercò il capitolo.
“Ecco- disse il
sacerdote- re Erode, ascolta ciò che è scritto: E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i capoluoghi di
Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore di Israele.”
“Questa sarebbe la profezia
a cui quegli uomini dell’Oriente si riferivano?” chiese Erode.
“Questo è ciò che fu
scritto. Esistono molte altre parti dei libri dei profeti che si riferiscono al
Messia, questo testo dice chiaramente dove nascerà il bambino destinato ad
avere un regno senza confini” rispose Daniele rimanendo in piedi con il libro
in mano; era davvero immerso nel suo elemento.
“Chi ha scritto queste
parole?” chiese Erode.
“Questo è il libro del
profeta Michea, re Erode” rispose un altro dei sacerdoti.
“E questo…. quando?”
chiese ancora Erode.
“Il profeta in
questione è vissuto e ha scritto il suo libro quattrocento anni fa, mio re”
rispose Daniele.
“Ma questo è assurdo!
Quattrocento anni e se ne parla ancora?” disse Erode esasperato.
“Sono le Sacre
Scritture…. il nostro popolo le studia, le legge e le recita perché sono motivo
di speranza…. la speranza del Messia, del liberatore che riscatterà il popolo
di Israele…. la gente di questo paese ci crede con estrema decisione e volontà.
L’alternativa sarebbe la disperazione, la sottomissione e la scomparsa del
nostro stesso popolo” disse Daniele con la stessa fermezza.
“Ma io conosco
Betlemme- disse Erode- perché Dio vorrebbe far nascere il Messia laggiù? In
quella specie di…. grossa fattoria puzzolente?”
“Betlemme è la città
di Davide- disse Daniele- la città in cui nacque il grande re di Israele. Per
questa ragione il Messia nato dalla sua stirpe uscirà dallo stesso luogo e con
la stessa origine.”
“MA I RE NON NASCONO A
CASO TRA I PASTORI! UN RE….. nasce solo da un re….. e io sono il solo re qui!”
Erode diceva queste
parole senza sapere che qualcun altro, oltre a lui e con più ragione di lui,
stava pensando la stessa cosa dopo che il messaggero di Belfagor gli aveva
fatto rapporto.
“Sarà meglio parlare
con quegli stranieri…. Devo prendere dei provvedimenti immediati altrimenti….”
Erode era terrorizzato
dalla prospettiva di perdere il suo trono e l’ira dell’Imperatore, mentre
Belfagor temeva quella di colui che allora era il vero re del mondo.
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