Luca, II, 14
La casa del fratello di Simeone era su
una piccola collina, in cima alla città. Quando arrivarono a Betlemme i tre
Magi seguirono i contadini con la mia luce che risplendeva su di loro. La luce
del mondo brillò in quella grotta in cui era stata scavata una stalla, che per
quelle persone era un luogo accogliente dove la gente abitava insieme ai suoi
beni più preziosi.
La generosità di quella grotta la benedì
per l’Eternità.
Vidi i pastori che ammiravano il Bambino,
deposto in quella mangiatoia, con la sua bellissima madre che lo copriva e
guardava con timore e allo stesso tempo gioia coloro che venivano ad adorare il
Bambino.
“Come si chiama?” chiese Sara.
“Gesù…. il suo nome è Gesù” disse Maria.
Dopo pochi secondi arrivò anche un
giovane vestito in maniera diversa rispetto ai contadini; era un servitore
caldeo che apriva la strada ai suoi padroni. I tre Magi apparvero nella caverna
e si inginocchiarono davanti al Bambino nella mangiatoia. Simeone rimase
sconvolto da quella visione; ricordava ciò che era stato letto al re Erode…. ed
era vero! Era tutto vero!
“A questo Bambino….” il Mago fu
interrotto dalla visione di un uomo avvolto in un mantello rosso che si era
presentato nella stalla, dopo essere entrato dalla porta della casa. Era un
Romano, uno dei Magi lo riconobbe, e c’erano altri come lui a seguirlo. Passò
presto la sorpresa di vedere dei Romani nella stalla, anche i nuovi arrivati
erano sopraffatti dalla sorpresa e dalla meraviglia.
“A questo Bambino- riprese il Mago
posando uno scrigno a terra- io porto in dono l’oro. Questo simboleggia il
fatto che egli è il Re del mondo.”
Un altro Mago si inginocchiò davanti alla
mangiatoia e posò un’ampolla aprendola e facendo spargere un ottimo profumo
nella stanza. Poi disse: “A questo Bambino io porto in dono la mirra, che
protegge dalle malattie e purifica i corpi, perché egli si è fatto uomo come
tutti noi.”
Il terzo Mago si avvicinò ad un braciere
dove il fratello di Simeone aveva acceso un fuoco per riscaldare la stanza, vi
buttò dentro una polvere che bruciò rilasciando un profumo dolcissimo. Si
inchinò anche lui accanto ai suoi compagni di viaggio e disse: “A questo Bambino
io porto in dono l’incenso, che è il profumo delle preghiere degli Uomini.
Questo è perché egli è di natura divina.”
Scauro cadde in ginocchio, incapace di
comprendere quello che vedeva ma anche lui rapito da ciò che stava accadendo.
Lui, così piccolo e indifeso, così
innocente, stava ricevendo il benvenuto in un mondo che era venuto a salvare.
Ero in Cielo quando sentii la risata che
veniva dal Trono. Lui era felice, era lieto di ciò che stava accadendo e che
tutto fosse compiuto come aveva predisposto.
Le schiere del Cielo e l’Altissimo
dissero queste parole potenti quel giorno: “Gloria a Dio nel più alto dei
cieli, e pace in terra a tutti gli uomini di buona volontà. E tutte le genti
verranno in pace ad adorare questo Bambino.”
Questo è il mio racconto, la storia del primo
Natale. Quel giorno io brillai, fu realizzato il mio sogno perché si compisse
il destino del mondo, della salvezza che fu introdotta nel mondo grazie alla
speranza nata da un Bambino che salvò tutti coloro che gli diedero ascolto.
Io brillerò ancora, nel giorno del ultimo
Natale, quando quel Bambino tornerà, quando lo Sterminatore sarà andato
trionfatore a Gerusalemme, quando la morte sarà sconfitta. Io brillerò ancora
quel giorno, ma non so quando, nessuno sa quando sarà l’ultimo Natale.
Ma non è questo, oggi è un nuovo Natale e
dalle stelle arriva per te, che leggi queste parole, un nuovo augurio, una nuova richiesta: siate felici, è Natale.
Auguri a te che leggi questo mio
racconto, auguri di un buon Natale, a te e a tutti coloro che ami.
Toccante vivido e puro.
RispondiEliminaGrazie Carlo per questo tuo dono in questo Natale. Continuiamo a camminare nella luce del Bambino. Lucia
Toccante vivido e puro.
RispondiEliminaGrazie Carlo per questo tuo dono in questo Natale. Continuiamo a camminare nella luce del Bambino. Lucia