Esodo, III, 9
Quel periodo era
davvero movimentato: Augusto era piuttosto agitato durante il tempo in cui
splendevo: il suo amato nipote Gaio Cesare stava conducendo un’importante
trattativa con il re di Armenia, Tigrane, perché diventasse alleato di Roma,
dopo che il Gran Re Fraate aveva ceduto il diritto di essere protettore del
regno di Armenia. La trattativa era a favore di Roma, ma Gaio Cesare era molto
giovane e inesperto. Tutto ciò però non era importante; Augusto stava
rivalutando l’esilio di Tiberio a Rodi, ma ci sarebbe voluto del tempo prima di
richiamarlo.
Tiberio non poteva
anticipare i tempi, ma la rassegnazione lo aveva reso paziente.
Dalla sua isola il
futuro sole di Roma osservava il mare.
“Ave legato Tiberio”
disse Tito.
“Ave Tito, benvenuto.
Che notizie mi porti?” chiese il legato.
“A quanto pare tuo
figlio Gaio Cesare ha incontrato il re Tigrane in Siria, le trattative
proseguono bene e anche Fraate ha inviato un ambasciatore di pace dichiarandosi
favorevole al dialogo” disse Tito.
“Fraate…. lo sai come
lo chiamano i Parti?” chiese Tiberio.
“Gran Re, Re dei Re…”
“No, quello è solo il
titolo! Lo chiamano Fraatace, significa “piccolo Fraate”, il piccolo succeduto
a suo padre, il grande Fraate. Questo è il Grande Re dei Parti, della Persia e
dell’Oriente: un ragazzino che cerca di imitare un padre potente. Altrimenti
non sarebbe stato così facile per Roma strappargli questo accordo di prendere
in custodia l’Armenia” disse Tiberio tornando a guardare il mare.
“Ma…. credevo che ci
fossero state delle opposizioni e degli scontri con i Parti quando Tigrane ha
iniziato trattative di accordi con il Principe Augusto” disse Tito.
“Solo al principio. Ma
per intercessione di sua madre il Gran Re ha deciso di non rischiare una guerra
aperta contro Roma…. Il mondo così continua, procede…. Roma sta costruendo un
nuovo mondo e io sono ancora qui, bloccato…. Vivo ma come morto.”
“Legato….. posso
chiederti di essere qui questa sera, dopo il tramonto del Sole?” chiese Tito.
“Per quale ragione?”
chiese il legato.
“Vorrei farti vedere
una cosa…. Un segno del mondo che cambia anche con te.”
Tiberio era piuttosto
depresso, però non sgradiva i tentativi del suo servitore di sostenerlo e
incoraggiarlo.
“Va bene Tito, vieni
pure da me dopo il tramonto” rispose Tiberio.
Stavo ancora guardando
Rodi quando sentii un battito vicino a me; era Gabriele.
“Come va?” chiese.
“Direi tutto come
predisposto…. Anche se….”
“Scusami- disse
Gabriele interrompendomi- ma loro due?”
“Giuseppe è tornato in
fila, mentre Maria è seduta, credo che il suo tempo stia per venire” risposi.
“Bene; hai ragione,
tutto come predisposto….”
“Chiedo scusa illustre
arcangelo, ma perché mi hai chiesto un’inclinazione che sia visibile anche da
Rodi?” chiesi.
“Non dovrei…. Ma è
necessario che quel uomo in esilio laggiù ti veda. Avrà un ruolo importante e
gli serve l’ispirazione che tu darai al mondo” disse Gabriele.
“Ho capito. Se posso
osare….. mi preoccupano moltissimo quei due diavoli che….”
“Preferisco non
parlarne…. Ma anche loro hanno svolto un ruolo. Ora però vedrai. Lui non li
vuole più a Gerusalemme, non nel giorno in cui nascerà il Re Bambino” disse
Gabriele indicandomi la cosa più spaventosa che avessi mai visto: io potevo
riconoscere lo Sterminatore che scendeva sulla Terra, silenzioso e invisibile
agli uomini si dirigeva a Gerusalemme.
Belfagor e lo spirito
messaggero stavano ancora volteggiando sopra Erode e gli altri della sua corte.
Ad un certo punto sentirono qualcosa, come un vento gelido. Non riuscivano a
riconoscerlo ma sentivano che era qualcosa venuto per loro.
Ad un certo punto l’Angelo
dell’Abisso si palesò ai due demoni: la sua sola vista avrebbe fatto fuggire
Lucifero, i suoi servi ne furono così terrorizzati da fuggire senza guardarsi
indietro. Lo Sterminatore li inseguì furibondo fino alla fessura nel terreno
che usavano come passaggio nel mondo. Li afferrò prima che rientrassero, sembra
che volesse dire qualcosa ai due demoni, devo dire che la scena mi diede un
certo piacere.
“Voi due- disse lo
Sterminatore- che siete contro la natura stessa, che siete contro il Creatore
stesso…. Voi che vi siete dannati e che esistete per trascinare l’Umanità nel
dolore eterno con voi…. Senza pietà, senza coscienza, senza nomi, senza forma…..
Voi non avete nemmeno un senso e avete osato salire quassù a cercare di negare
la nascita del Figlio di Dio? Avete preteso di prendere e di ispirare in un
uomo decisioni che solo l’Altissimo può prendere e per questo sono sceso io.”
I due demoni erano
paralizzati dalla potenza dello Sterminatore.
“Tuttavia- continuò l’Angelo
dell’Abisso- io non vi colpirò oggi, perché la mia collera sbriciola i mondi e
questo deve durare ancora per molto tempo. Ma vi proibisco di emergere dalla
vostra fossa per i prossimi mille anni. Non osate uscire nel mondo o parlare ad
altri uomini, altrimenti entrerò negli Inferi a darvi la caccia e dopo che vi
avrò puniti, il vostro sovrano vi farà pagare il fatto di avermi spinto ad
entrare a devastare il suo regno.”
Detto questo lo
Sterminatore scaraventò Belfagor e il suo messaggero nell’Inferno e richiuse la
fessura smuovendo la terra e la roccia. Tutto fu fatto in modo che gli Uomini
non lo sentissero o lo vedessero. Erano altri i prodigi per l’Umanità.
Lo Sterminatore poi
tornò in Cielo e volò vicino a me. Mi faceva davvero paura, però quel giorno lo
vidi che non era crudele.
“Hai una bella luce”
mi disse al suo passaggio l’Angelo dell’Abisso.
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