domenica 20 dicembre 2015

Avvento XVI

Ora il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l'oppressione con cui gli Egizi li tormentano.
                                                                                                                                                                                Esodo, III, 9

Quel periodo era davvero movimentato: Augusto era piuttosto agitato durante il tempo in cui splendevo: il suo amato nipote Gaio Cesare stava conducendo un’importante trattativa con il re di Armenia, Tigrane, perché diventasse alleato di Roma, dopo che il Gran Re Fraate aveva ceduto il diritto di essere protettore del regno di Armenia. La trattativa era a favore di Roma, ma Gaio Cesare era molto giovane e inesperto. Tutto ciò però non era importante; Augusto stava rivalutando l’esilio di Tiberio a Rodi, ma ci sarebbe voluto del tempo prima di richiamarlo.
Tiberio non poteva anticipare i tempi, ma la rassegnazione lo aveva reso paziente.
Dalla sua isola il futuro sole di Roma osservava il mare.
“Ave legato Tiberio” disse Tito.
“Ave Tito, benvenuto. Che notizie mi porti?” chiese il legato.
“A quanto pare tuo figlio Gaio Cesare ha incontrato il re Tigrane in Siria, le trattative proseguono bene e anche Fraate ha inviato un ambasciatore di pace dichiarandosi favorevole al dialogo” disse Tito.
“Fraate…. lo sai come lo chiamano i Parti?” chiese Tiberio.
“Gran Re, Re dei Re…”
“No, quello è solo il titolo! Lo chiamano Fraatace, significa “piccolo Fraate”, il piccolo succeduto a suo padre, il grande Fraate. Questo è il Grande Re dei Parti, della Persia e dell’Oriente: un ragazzino che cerca di imitare un padre potente. Altrimenti non sarebbe stato così facile per Roma strappargli questo accordo di prendere in custodia l’Armenia” disse Tiberio tornando a guardare il mare.
“Ma…. credevo che ci fossero state delle opposizioni e degli scontri con i Parti quando Tigrane ha iniziato trattative di accordi con il Principe Augusto” disse Tito.
“Solo al principio. Ma per intercessione di sua madre il Gran Re ha deciso di non rischiare una guerra aperta contro Roma…. Il mondo così continua, procede…. Roma sta costruendo un nuovo mondo e io sono ancora qui, bloccato…. Vivo ma come morto.”
“Legato….. posso chiederti di essere qui questa sera, dopo il tramonto del Sole?” chiese Tito.
“Per quale ragione?” chiese il legato.
“Vorrei farti vedere una cosa…. Un segno del mondo che cambia anche con te.”
Tiberio era piuttosto depresso, però non sgradiva i tentativi del suo servitore di sostenerlo e incoraggiarlo.
“Va bene Tito, vieni pure da me dopo il tramonto” rispose Tiberio.
Stavo ancora guardando Rodi quando sentii un battito vicino a me; era Gabriele.
“Come va?” chiese.
“Direi tutto come predisposto…. Anche se….”
“Scusami- disse Gabriele interrompendomi- ma loro due?”
“Giuseppe è tornato in fila, mentre Maria è seduta, credo che il suo tempo stia per venire” risposi.
“Bene; hai ragione, tutto come predisposto….”
“Chiedo scusa illustre arcangelo, ma perché mi hai chiesto un’inclinazione che sia visibile anche da Rodi?” chiesi.
“Non dovrei…. Ma è necessario che quel uomo in esilio laggiù ti veda. Avrà un ruolo importante e gli serve l’ispirazione che tu darai al mondo” disse Gabriele.
“Ho capito. Se posso osare….. mi preoccupano moltissimo quei due diavoli che….”
“Preferisco non parlarne…. Ma anche loro hanno svolto un ruolo. Ora però vedrai. Lui non li vuole più a Gerusalemme, non nel giorno in cui nascerà il Re Bambino” disse Gabriele indicandomi la cosa più spaventosa che avessi mai visto: io potevo riconoscere lo Sterminatore che scendeva sulla Terra, silenzioso e invisibile agli uomini si dirigeva a Gerusalemme.
Belfagor e lo spirito messaggero stavano ancora volteggiando sopra Erode e gli altri della sua corte. Ad un certo punto sentirono qualcosa, come un vento gelido. Non riuscivano a riconoscerlo ma sentivano che era qualcosa venuto per loro.
Ad un certo punto l’Angelo dell’Abisso si palesò ai due demoni: la sua sola vista avrebbe fatto fuggire Lucifero, i suoi servi ne furono così terrorizzati da fuggire senza guardarsi indietro. Lo Sterminatore li inseguì furibondo fino alla fessura nel terreno che usavano come passaggio nel mondo. Li afferrò prima che rientrassero, sembra che volesse dire qualcosa ai due demoni, devo dire che la scena mi diede un certo piacere.
“Voi due- disse lo Sterminatore- che siete contro la natura stessa, che siete contro il Creatore stesso…. Voi che vi siete dannati e che esistete per trascinare l’Umanità nel dolore eterno con voi…. Senza pietà, senza coscienza, senza nomi, senza forma….. Voi non avete nemmeno un senso e avete osato salire quassù a cercare di negare la nascita del Figlio di Dio? Avete preteso di prendere e di ispirare in un uomo decisioni che solo l’Altissimo può prendere e per questo sono sceso io.”
I due demoni erano paralizzati dalla potenza dello Sterminatore.
“Tuttavia- continuò l’Angelo dell’Abisso- io non vi colpirò oggi, perché la mia collera sbriciola i mondi e questo deve durare ancora per molto tempo. Ma vi proibisco di emergere dalla vostra fossa per i prossimi mille anni. Non osate uscire nel mondo o parlare ad altri uomini, altrimenti entrerò negli Inferi a darvi la caccia e dopo che vi avrò puniti, il vostro sovrano vi farà pagare il fatto di avermi spinto ad entrare a devastare il suo regno.”
Detto questo lo Sterminatore scaraventò Belfagor e il suo messaggero nell’Inferno e richiuse la fessura smuovendo la terra e la roccia. Tutto fu fatto in modo che gli Uomini non lo sentissero o lo vedessero. Erano altri i prodigi per l’Umanità.
Lo Sterminatore poi tornò in Cielo e volò vicino a me. Mi faceva davvero paura, però quel giorno lo vidi che non era crudele.

“Hai una bella luce” mi disse al suo passaggio l’Angelo dell’Abisso.

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