domenica 6 marzo 2016

Racconto di Pasqua II

Non tentare il Signore Dio tuo.
                               Matteo, IV, 7

Avevo visto la fame sconfitta dalla Parola con cui quel piccolo uomo avrebbe convinto gli uomini a condividere il loro cibo e le loro vesti. Aveva ragione; il pane ci sarebbe per sfamare tutti nel mondo se gli uomini imparassero a condividerlo.
Ma una caduta di nove giorni fino al fondo della Creazione mi aveva reso abbastanza risoluto. Quel mondo era il mio regno e non lo avrei certo ceduto ad uno straccione.
Vidi che aveva trovato una piccola fonte di acqua, sapeva dove cercarla nel deserto. Aspettai che fosse stanco e che si addormentasse in una piccola grotta dove aveva trovato rifugio.
Mi feci vento e lo afferrai portandolo fino a Gerusalemme, sul pinnacolo più alto del Tempio, la cui piana è il luogo consacrato più vasto del mondo.
Gli feci vedere quella vastità, la brezza che fresca arrivava da oriente accarezzando il suo volto martoriato e stanco, ma anche sicuro.
"Io mi ricordo di quando lo Sterminatore fu mandato a soffiare via le vite dei primogeniti dell'Egitto- gli dissi- mi ricordo di Gedeone che chiese prodigi all'Onnipotente per essere sicuro di non essere un folle quando sentì la voce che lo condusse alla vittoria contro i Madianiti."
La città guardava sempre al Tempio, anche in quel momento.
"Crederanno anche loro, come Gedeone, come Aronne, come il Faraone... se vedranno un prodigio."
Indicai lo spiazzo sotto di noi, al di là del pinnacolo su cui lo avevo portato.
"Sei venuto nel deserto per capire vero? Per dimostrare chi sei. Per far vedere che sei Figlio di Dio..."
Ero alle sue spalle, stava guardando davanti a sé.
"Se sei Figlio di Dio gettati giù!"

Rimase fermo ad osservare davanti a lui.
"Gettati giù e mostra chi sei. Infatti sta scritto: Ai suoi angeli darà ordine a tuo riguardo, ed essi ti sosterranno con le loro mani, affinché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede."
Conosco anch'io le Sacre Scritture, meglio di chiunque altro. Lui però era diverso, si rivolse a me e disse in un sussurro: "Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio Tuo."
Provai ancora il dolore della mia caduta, ma ben più forte questa volta. Un turbine enorme lo portò via per riporlo nella grotta da cui lo avevo preso. Io stavo per muovermi quando sentii una stretta al collo. Era lo Sterminatore, mi aveva afferrato e mi osservava con uno sguardo carico di collera.
"Non osare mai più coinvolgermi nelle tue trame bestia maledetta" mi disse.
Ansimavo, mi stava stritolando.
"Non disturbarlo per tutta la notte. Lui te lo comanda!" disse ancora lui prima di gettarmi via. Fortunatamente quella era solo la mia ombra.
Ma nel deserto mi resi conto che adesso c'era qualcuno che stavo cominciando a temere più dello Sterminatore.

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