venerdì 11 marzo 2016

Racconto di Pasqua VII

Nell'anno decimoquinto dell’Impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea…
                                                                                                                                                                            Luca, III, 1

I Legionari aprirono la porta del palazzo in fretta mentre i cavalieri entravano in tutta fretta. Il centurione di comando vide con orrore che uno di loro sanguinava. Non ne poteva più, e con lui molti altri.
“Chiamate subito il medico- gridò il cavaliere in testa- Rufio si è preso una sassata!”
Scesero tutti da cavallo e subito due servitori e un commilitone aiutarono Rufio dirigendolo verso l’infermeria. Il centurione di comando si pose davanti al capo dei cavalieri che intanto si era tolto l’elmo e si dirigeva alla fontana.
“Bentornato a Gerusalemme procuratore” disse il centurione porgendo un saluto al procuratore.
“Bentornato… bentornato… magnifico questo bentornato… IO E GLI UOMINI DELLA MIA SCORTA VENIAMO PRESI A SASSATE QUI, NELLA CAPITALE DELLA NOSTRA PROVINCIA… E TU MI VIENI A DIRE BENTORNATO?”
Il centurione non sapeva cosa rispondere.
“Procuratore Pilato… io non capisco… in questi giorni la città è stata molto tranquilla…”
“Che cosa pensavo… cosa pensavo quando ho deciso di spostare la mia sede qui a Gerusalemme? Cesarea… quanto mi manca vivere a Cesarea…” disse il procuratore Ponzio Pilato mentre andava verso le scale per entrare nei suoi appartamenti.
“Procuratore… posso parlarti…?” chiese il centurione seguendo Pilato.
“Non adesso… non sopporterò nient’altro adesso. Devo andare a riposare… domani parliamo di quello che vuoi… ma ora basta!”
“Il fatto è che il Sommo Sacerdote dei Giudei ha chiesto di poterti parlare procuratore.”
“Caifa… Caifa… Caifa… COSA VUOLE ANCORA CAIFA?”
“Procuratore Pilato… il Sommo Sacerdote Caifa ha detto di volerti parlare di alcune voci riguardo a delle sommosse in Samaria.”
Pilato guardò quel centurione negli occhi per alcuni secondi; era arrivato da pochi mesi in quella fossa di provincia e non poteva di certo dargli la colpa di quello che aveva passato fino ad allora.
Pilato sospirò e disse: “Va bene… è qui?”
“Il Sommo Sacerdote… no procuratore, aveva chiesto di essere avvertito quando fossi tornato… sta attendendo una tua convocazione.”
“Va bene… ma gli parlerò domani. Adesso non sono di certo nelle condizioni di discutere con quel superstizioso benvestito.”
“Certamente procuratore- disse rapido il centurione- devo mandargli comunque un messaggio?”
“No… mandaglielo domani alla prima ora. Che sappia che ho altro a cui pensare… vai pure… Cornelio vero?”
“Sì procuratore, Cornelio Flavio!” disse il centurione facendo il saluto e congedandosi.
Pilato risalì le scale ed entrò nella sua villa vera e propria, non fece in tempo a chiamarla che subito se la vide correre incontro. La sua bellissima Claudia, unica consolazione in quella parte del mondo così lontana da casa.
“Ho sentito che vi hanno aggrediti in città” disse lei con voce angosciata.
“Non era niente, solo un piccolo gruppo di fanatici che ci hanno tirato addosso qualche sasso. Il povero Rufio perderà un po’ di sangue, ma da soldato esperto ha visto di peggio” disse Pilato che intanto ritrovava la calma.
Andarono nel cortile interno e si sedettero su una panca davanti allo stagno mentre uno degli schiavi della casa preparava un catino per lavare i piedi al suo padrone.
“Ma perché siamo dovuti venire proprio qui a Gerusalemme?- chiese Claudia- Non siamo al sicuro in questa città! Questa gente ci disprezza!”
“Non avevo scelta. Tutte le sommosse e le ribellioni che ci sono state da quando il vecchio re Erode è morto e l’etnarca Archelao destituito, mi rendevano impossibile governare questa provincia da Cesarea. Da qui posso controllare tutte le vie commerciali e far arrivare i miei ordini dove serve e quando serve. Non posso permettermi di fare errori di nessun tipo…”
“Cosa vuoi dire? Che ti ha detto il messo imperiale?” chiese Claudia. Suo marito non le nascondeva mai niente, perciò sapeva che il recente viaggio a Cesarea di Pilato era stato fatto con lo scopo di mandare un messaggio al tetrarca di Galilea Erode Antipa e per riceverne uno da Tiberio Cesare in persona.
“Ho avvertito Erode di non crearmi problemi con quel… quel predicatore che sta agendo nel suo regno in questo periodo… mentre io tengo la situazione sotto controllo qui… ho bisogno che Erode collabori… perché Cesare mi ha mandato un suo avvertimento” Pilato fece segno agli schiavi di andare via e questi lasciarono i due da soli.
“Claudia- disse Pilato guardando sua moglie negli occhi- l’Imperatore mi ha avvertito: se ci sarà un’altra ribellione in Giudea ed egli dovrà mandare un altro esercito a pacificare la situazione… mi destituirà e mi manderà in esilio.”
Claudia guardava suo marito senza dire una sola parola.
“Devo mantenere la pace a tutti i costi Claudia, il nostro futuro dipende da questo.”

Pilato si sentì la mano stretta molto forte da sua moglie. Almeno sapeva di non essere solo.

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