Poi, messolo in catene, lo
condussero e lo consegnarono al governatore Pilato.
Matteo,
XXVII, 2
Claudia si svegliò urlando.
“Che succede?” le chiese Ponzio Pilato.
“Quel uomo… quel uomo… lo sogno tutte le notti… quel uomo…”
Pilato non sapeva più cosa fare; ormai erano diversi giorni che sua
moglie sognava un uomo misterioso tormentato e torturato… qualcosa che non le
dava pace.
Si stavano ancora alzando quando uno dei servitori bussò alla porta
della loro camera da letto.
“Procuratore- disse il servo- Caifa è alla porta del tribunale, chiede
di parlarti con tutto il Sinedrio!”
“Ma è appena l’alba… cosa vogliono quei cenciosi adesso?”
“Procuratore… dovresti venire alle porte…”
“Cosa…? Ah, sì… sì….” a Pasqua i Giudei non possono entrare in casa di
uno straniero per non diventare impuri. Pilato diede un bacio a sua moglie e
corse a farsi mettere la prima toga che trovò. In tutta fretta il procuratore
raggiunse le sue guardie che presidiavano l’ingresso e fu particolarmente
preoccupato nel vedere la folla rabbiosa che si era radunata davanti alla sua
procura. Riconobbe il Sommo Sacerdote Caifa e i suoi collaboratori, accanto ad
essi un uomo incatenato e sanguinante. Era stato picchiato selvaggiamente.
“Saluto, a nome di Roma e di Cesare, il Sommo Sacerdote e gli illustri
membri del Sinedrio” disse Pilato mantenendo la cortesia più formale possibile.
“Ti ringrazio e ricambio i saluti a te, procuratore Pilato e a Roma e
a Cesare” rispose Caifa allo stesso modo.
“Posso, rispettosamente chiederti, cosa ti porta qui alle soglie della
mia domus, nobile Caifa?”
Il Sommo Sacerdote strattonò l’uomo sanguinante in modo che Pilato
potesse vederlo in faccia.
“Costui è Gesù di Nazareth. Ha commesso diversi crimini per cui merita
di essere condannato!” disse Caifa ottenendo un grande grido di approvazione
dagli altri uomini radunati con lui.
“Perché lo portate qui da me? Giudicatelo e punitelo secondo le vostre
leggi!” disse Pilato tremando all’idea di essere trascinato in un’altra disputa
dei Giudei.
“Nobile procuratore, noi abbiamo giudicato quest’uomo non solo perché
bestemmia contro il Tempio, ma anche perché da diverso tempo sobilla il popolo
contro Roma e proibisce che si paghino i tributi dovuti a Cesare. Per questi
crimini egli è nemico sia di Giuda che di Roma e il Sinedrio lo ha condannato a
morte! Lo abbiamo portato da te perché sappiamo che, l’applicazione di tali
sentenze, è prerogativa dei funzionari di Cesare, come prevede la Pax Romana.”
Caifa non aveva torto e Pilato non poteva ignorare simili accuse.
Inoltre aveva sentito parlare di quel Gesù e decise di esaminarlo.
“Molto bene- disse Pilato- lo prendo in custodia per esaminarlo al
fine di darvi una chiara e tempestiva risposta!”
“Grazie illustre Pilato… noi aspetteremo con pazienza il tuo
giudizio!” quella era la più terribile minaccia che un uomo come Pilato potesse
temere di ricevere.
Poco dopo quel Gesù gli fu portato davanti, aveva ordinato che gli
venisse per lo meno pulito il sangue… ora il suo volto era visibile. Rimaneva
comunque legato e vestito di stracci lacerati, eppure era alto e dritto, al
procuratore diede l’impressione di essere un uomo particolarmente forte.
“Dicono che tu sia il re dei Giudei. È così? Sei re?” chiese Pilato.
“Tu lo dici” rispose Gesù.
Pilato sapeva che quella era un’espressione di conferma.
“Re dei Giudei?”
“Il mio regno non è di questo mondo, altrimenti le mie guardie
avrebbero combattuto per non farmi arrestare. Ciò non è accaduto perché il mio
regno non è di questo mondo.”
Un legionario si fece avanti, Pilato lo conosceva bene; si chiamava
Pullone ed era al suo servizio da diversi anni, sapeva addirittura parlare la
lingua dei Giudei.
“Chiedo venia procuratore….”
Pilato fece un cenno.
“Io ho visto quest’uomo spesso a Gerusalemme e molti Giudei parlano di
lui; non ha un esercito, non ha complici tra le autorità del popolo, non ha
nemmeno una casa. È solo un rabbì che vaga per il Paese con dei seguaci
insegnando le Scritture alla gente comune.”
“Dicono che proibisce che si paghino le tasse” disse Pilato.
“Anche questo non è vero procuratore. Alcuni giorni fa era in una
delle piazze cittadine, un membro del Sinedrio gli ha chiesto se è lecito
pagare i tributi a Cesare- Pilato ascoltò con interesse- lui si è fatto dare un
sesterzio, lo ha esaminato e ha chiesto di chi erano il volto e il nome
riprodotto su di esso. Ovviamente gli hanno detto che erano del Princeps Cesare Tiberio Augusto e lui ha risposto: Date dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Molti
suoi amici sono pubblicani e lui raccomanda loro di fare il loro dovere senza
prendere dalla gente più di quanto dovuto.”
Dopo questo discorso di Pullone il procuratore fu ancora più
amareggiato.
Un uomo del popolo, di cui il Sinedrio aveva paura e contro cui erano
disposti a costruire prove false, che i sostenitori di quel Gesù avrebbero
contestato, facendo rischiare un’ondata di caos nella provincia…. e quindi
l’ira dell’Imperatore.
Pilato tornò a guardare quel uomo. Era innocente, al massimo lo si
poteva rimproverare di aver insultato il Sinedrio… ma Pilato era un procuratore
dell’Impero Romano, non un carnefice.
“Posso sentire molti che diranno molte cose su di te… ma tu? Non hai
nulla da dire su ciò di cui ti accusano?”
“Io ho sempre parlato a tutti con semplicità e chiarezza, dicendo
sempre la verità. Io sono venuto nel mondo per dare testimonianza della verità.
Chiunque è dalla parte della verità ascolta attento la mia voce!”
Pilato gettò a terra tutti i documenti sulla sua scrivania e il calamaio
che andò in frantumi… non ne poteva più di quel modo di parlare…. di
quell’arroganza.
“LA VERITA’? LA VERITA’? LA VERITA’? …. Da dove vengo io ci sono quasi
mille divinità adorate in tutto il Paese, molti adorano gli spiriti dei loro
antenati…. altri adorano l’Imperatore e venerano il divus Augustus e il divus
Julius che nacquero uomini… in Grecia, dove vivrebbero molti di questi dei,
molti dicono che non c’è altra realtà oltre la logica…. Ho conosciuto un
Persiano che mi disse che solo il Nulla è la verità e bisogna cercare di
ottenerlo per uscire dall’abisso della vita che è una prigione per l’anima, ma
altri Persiani venerano il Fuoco e dicono che solo loro sono nel giusto ma che
il culto può passare solo di padre in figlio…. e voi Giudei con il vostro Dio
unico…. e i Germani con i loro spiriti…. e altri…. con dei, re, logiche,
scienze, congiure…. tutti a dire la verità….. la verità….. la verità….. LA
VERITA’! MA COS’E’? COS’E’?....”
Pilato guardò Gesù e glielo chiese ansimando: “Che cos’è la verità?”
Il Nazzareno non gli rispose, ma lo fece un’altra persona.
“Ponzio…” era Claudia, entrata nello studio del suo sposo che subito
ordinò che fosse portato via l’imputato.
“Cosa ci fai qui?”
“È lui!”
“Ma di cosa parli?”
“L’uomo che compare nei miei sogni… è lui…”
“Ma che dici? Claudia vai a riposare….”
“Non fargli del male! Ti prego è innocente…. Non merita di morire…. Non
merita alcun male!”
Una serva trascinò via Claudia mentre Pilato rimaneva bloccato a
pensare….
Insomma c’era una legge da rispettare: sia a Roma che a Gerusalemme
quel uomo non aveva prove sufficienti per una condanna a morte.
Pilato si ritrovò davanti al popolo di Gerusalemme, si fece coraggio e
disse: “Mi avete portato quest’uomo perché lo esaminassi, l’ho fatto e non ho
trovato in lui nessun motivo di condanna a morte. Lo farò flagellare per i
disordini che ha causato, ma poi lo rimetterò in libertà, come prevede la
legge!”
“Ma cosa dici?- gridò Caifa sostenuto dalla rabbia del Sinedrio- Sono
tre anni ormai che quel Galileo porta scompiglio con i suoi insegnamenti in
tutto il Paese…”
“Un momento- disse Pilato cogliendo una possibile via di fuga- nobile
Caifa…. hai detto che costui è un Galileo?”
“Sì…. è così.”
“E allora perché lo avete portato da me? Quest’uomo, come tutti i
Galilei, è un suddito del tetrarca Erode Antipa e quindi sottoposto alla sua
giurisdizione!”
“Ma è qui a Gerusalemme che si è proclamato re!”
“Non ha importanza! Solo il tetrarca ha il diritto di emanare una
sentenza nei suoi riguardi. Portatelo da Erode Antipa, che per vostra fortuna
si trova proprio qui a Gerusalemme in occasione della Pasqua!”
I Giudei ripresero il Galileo e lo portarono dal tetrarca, mentre
Pilato pensava che forse l’Imperatore non avrebbe avuto motivi di rancore nei
suoi riguardi almeno per quell'occasione.
Nessun commento:
Posta un commento