Luca, XIX, 40
Quel puledro d'asina era davvero poco stabile disciplinato, eppure con il Maestro fu davvero molto docile.
Avanzavano con calma, anche se sapevano molto bene che la gente si stava radunando per accoglierlo con grande gioia.
"Amici miei... si avvicina il momento" disse il Maestro.
"Cosa vuoi dire Maestro?" chiese Filippo.
"Si avvicina il momento in cui il Figlio dell'Uomo verrà consegnato agli scribi, ai farisei e alle guardie del Tempio per essere ucciso" disse Gesù guardando verso le mura della città.
"Maestro... allora non andiamo!" disse Pietro.
"Pietro... non ragionare come uomo o come Satana. Bisogna fare ciò che è scritto" detto questo partì andando avanti in testa al gruppo fino alla città. In cuor suo però sentiva la tristezza per Gerusalemme e per il fatto che non avrebbero lasciato nemmeno una pietra di essa in piedi.
Immediatamente la gente iniziò ad esultare appena fu riconosciuto il Nazzareno. Gli abitanti di Gerusalemme iniziarono ad agitare dei rami di palma e a gridare "Osanna", che vuol dire Salva.
Gesù osservava quelle persone; uomini, donne, bambini, soprattutto poveri e umili che avevano finalmente capito che le Scritture si erano ormai compiute.
"Benedetto colui che viene nel nome del Signore" dicevano coloro che incontrava e che gettavano i mantelli davanti a lui per onorare il Re. Sorrise a vederli, perché era venuto nel mondo per salvare loro.
Sapeva che in quel momento i membri del Sinedrio stavano dicendo tra loro: "Noi stiamo qui a perdere tempo, mentre il mondo gli corre dietro."
Ma non voleva pensarci, voleva pregare il Padre al Tempio, un'ultima volta.
Lui, i Dodici e una grande folla salirono al Tempio, il grande edificio sacro in pietra bianca sembrava brillare di luce propria. La lapide ai piedi della scalinata di Sion avvertiva chiunque non fosse Israelita a non varcare la soglia del Tempio per non essere giustiziato.
Come prevedeva la Legge, Gesù e coloro che lo seguivano, si purificarono e pregarono. Si arrestò nel primo cortile del Tempio. Ciò che vide sembrò rattristarlo e, per la prima volta, i Dodici lo videro stringere i pugni.
"Pietro- disse- perché un buon Israelita dovrebbe venire al Tempio secondo te?"
"Per pregare Maestro. Il Tempio è stato costruito per questo" disse Pietro.
"Dici bene Pietro. Dimmi invece cosa vedi!"
Pietro osservò il cortile interno del Tempio, con i banchi dei banchieri, degli usurai e dei mercanti che commerciavano agnelli, colombe, asini, cavalli e buoi e dei cambia valute che facevano affari d'oro.
"Maestro... questo è il cuore della città, il centro dell'intero Paese e perciò il Sinedrio ospita qui le maggiori attività commerciali.... specie durante i periodi di grande importanza come la Pasqua" disse Pietro.
Gesù afferrò un grosso bastone che qualcuno aveva lasciato nel cortile, si avvicinò ad un recinto di buoi e colpì la recinzione così forte da spezzarla e far scappare gli animali che buttarono a terra i tavoli di alcuni degli usurai.
"AVETE DIMENTICATO COSA DICONO LE SCRITTURE? LA MIA CASA SARÀ CASA DI PREGHIERA! VOI INVECE L'AVETE TRASFORMATA IN UNA SPELONCA DI LADRI!"
Lo aveva gridato mostrando collera e indignazione, mentre colpiva i tavoli e rovesciava il denaro di quegli usurari e cacciandoli da quel luogo sacro.
Alcuni dei membri del Sinedrio osservarono con grande rabbia quell'azione. Lo vedevano come un affronto alla loro autorità.
Le guardie non poterono fermare il Maestro perché erano anni che il popolo sperava di vedere quei mercanti e quegli usurai cacciati dal luogo sacro.
Così Gesù poté pregare nel Tempio per prepararsi alla Pasqua e a ciò che lo aspettava dopo di essa.
"Andiamo- disse ai Dodici- dobbiamo andare alla nostra cena. Fatelo anche voi altri, tutti voi andate a mangiare la Pasqua con coloro che amate. Il Figlio dell'Uomo va dove non lo potete seguire."
Detto questo Gesù e i Dodici si diressero verso la casa che era stata preparata per accogliere la loro Pasqua. Si vedeva il Tempio e la bellezza di Gerusalemme che si stendeva al di sotto del cielo dorato del tramonto.
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