sabato 19 marzo 2016

Racconto di Pasqua XV

e tennero consiglio per fare arrestare Gesù con un inganno per farlo morire.
                                                                                                        Matteo, XXVI, 4

La guerra procedeva e purtroppo erano sempre più coloro che gli davano retta, anche se avevo ancora molti schiavi al mio servizio e decisi che, se non era la mia azione, sarebbero stati gli uomini a fermarlo per me.
Il mio fedele Belfagor si avvicinò a me, sempre con riverenza e timore.
"Il sinodo si raduna" mi disse.
"Quanti sono sotto il mio volere?" gli chiesi.
"Non tutti, ma la maggior parte e anche il Sommo Sacerdote Caifa e il suo influente suocero sono schiavi del tuo sussurro..... sono pronto a salire per indurli a...."
"No- dissi io nella mia ombra apparso alle spalle di Belfagor- salirò io, tu mi accompagnerai ma sarò io a sussurrare."
"Mio re... sei sicuro? Non è prudente da parte...."
"SIAMO IN GUERRA! NON È TEMPO DI PRUDENZA.... QUELL...QUELL... ESSERE, MI STA SFIDANDO E VUOLE DISTRUGGERE IL MIO REGNO... DEVO AGIRE IN FRETTA PRIMA CHE MI SEPPELLISCA!"
Lo avevo gridato con una ferocia tale da far scappare anche alcuni del mio Concilio, il forte Belfagor aveva imparato quando non era il caso di fuggire ma solo di essere prudente.
"Credo che la riunione stia per iniziare...mi permetti di guidarti mio re?" disse Belfagor.
"Andiamo!"
Ci facemmo vento e salimmo fino ad arrivare nel luogo dove i dottori della legge della Giudea si stavano radunando.
Vidi che il Sommo Sacerdote Caifa era seduto sul suo seggio al centro della sala e ascoltava. I dottori della legge continuavano a discutere e ad agitarsi. Mi avvicinai, invisibile e sinuoso, a Caifa e iniziai a sussurrare alla sua mente ogni angoscia.
"È un bestemmiatore- dicevano alcuni dei membri del Sinedrio- i suoi discepoli non si lavano le mani prima di mangiare, fanno dei lavori di sabato e ovunque vada convince dei buoni Israeliti a lasciare la casa, la famiglia e il mestiere per vivere come vagabondi al suo seguito."
"Le violazioni della Legge da lui compiute non sono così gravi da costringerci a prendere dei provvedimenti. Vi sono trasgressori ben più pericolosi di quel Nazzareno" disse uno del Sinedrio che non era piegato a me.
"Lui ha molta più influenza di moltissimi altri- rispose un certo Amos- molti sostengono che sia addirittura il Messia che Israele attende..."
"Ma chi è costui esattamente?" chiese Caifa.
"Sappiamo che è originario di un villaggio in Galilea, Nazaret e per questo viene chiamato Nazzareno. Pare che la sua famiglia abbia l'onore di una linea di discendenza proveniente da re Davide" rispose Un dottore della legge di nome Giovanni.
"È un altro rabbì che, dopo aver studiato le Scritture, impazzisce e crede di essere il Messia...." disse Amos.
"Ma se è un Galileo allora è il tetrarca Erode ad avere giurisdizione su di lui, non il nostro sinedrio che può operare solo su Gerusalemme e sulla terra di Giuda" disse di nuovo quel Giovanni.
"È soprattuto qui in Giudea che causa disordini- disse Caifa che ormai avevo influenzato- e se cercasse di usare la sua influenza per fondare un nuovo regno di cui portare la corona come minimo i Romani non solo lo annienterebbero ma poi toglierebbero al nostro popolo l'ultimo residuo di autonomia che ci hanno lasciato. Per non parlare del fatto che i Parti, grandissimi nemici dei Romani, potrebbero approfittare dei disordini causati dal Nazzareno per invadere il Paese e fare guerra a Cesare e allora finiremmo loro schiavi o peggio..."
"Ma quest'uomo non raduna guardie o spie, non prepara un esercito! Parla delle Scritture, le spiega alla gente comune, insegna a vivere secondo coscienza e nell'amore di Dio. Se non viola la Legge di Mosè non abbiamo motivo di perseguirlo..."
"Ma non hai sentito cosa ha detto il Sommo Sacerdote? Se non lo fermiamo quel Galileo ci porterà alla rovina...."
"BASTA!" gridò il Sommo Sacerdote alzatosi in piedi. Calò un devoto silenzio.
"Attenderemo un momento propizio. È vero che quel Gesù non è nostro suddito ma di Erode Antipa, però avremo il diritto di giudicarlo se avremo motivo di metterlo in catene qui a Gerusalemme. Ogni anno viene qui in città per salire al Tempio durante la Pasqua, anche quest'anno non mancherà di certo di venire per quest'occasione per non deludere i suoi discepoli. Se ne avremo motivo e le nostre preoccupazioni saranno confermate, allora agiremo..."
"Intendete uccidere un uomo giusto?" chiese un altro del Sinedrio.
"Meglio che un uomo solo muoia piuttosto che un intero popolo venga distrutto!" disse Caifa. 
Ridiscesi seguito da Belfagor. Sapevo cosa mi aspettava e volevo essere preparato. Guardai in alto e vidi solo la distanza. Stavo guardando dalla porta dell'Inferno attraverso la mia ombra.
"Mio re.... congratulazioni. I dottori della legge sono pronti ad ucciderlo prima che abbia il tempo di portare troppi fuori dalla tua influenza... sei stato..."
"Non lo vedo" dissi.
"Che cosa?" chiese Belfagor.
"Padre..."
Scesi nel fondo dell'Abisso.

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