lunedì 14 marzo 2016

Racconto di Pasqua X

Perché dunque siete così paurosi? Non avete ancora fede?
                                                                          Marco, IV, 40

"Amenofi" sussurrai mentre saltavo giù dal Cielo più alto per andare sopra al Mare di Galilea. Mi ero fatto vento e cominciai a raccogliere nubi di tempesta per soffiarle sopra il lago. Era un ordine, quel giorno i Dodici dovevano ricevere una lezione, e spaventare per bene qualcuno che ha bisogno di una lezione di umiltà è sempre stata una mia specialità.
Mentre i venti che avevo organizzato accumulavano un bel castello di nuvole, io mi feci brezza e andai a vedere meglio il mio re. Ormai aveva radunato i suoi discepoli dopo averli scelti ed essere stato da loro scelto un po' ovunque nei suoi viaggi. Notai che si era avvicinato qualcuno che non era del gruppo, doveva essere venuto per qualcosa di urgente. 
Il Maestro sapeva che c'ero anch'io, ma non era importante che lo sapessero anche gli altri. 
Riuscii a sentire che quello sconosciuto si chiamava Levi ed era un amico di Giovanni Battista. Stava avvertendo Gesù che Giovanni era stato arrestato e rinchiuso nella fortezza di Macheronte per ordine del tetrarca Erode. 
"Molti di noi si sono accampati sotto la sua cella per non lasciarlo solo, il capitano della fortezza ci ha dato il permesso, ma Giovanni è incatenato" stava dicendo Levi.
"Giovanni ha fatto il suo dovere, ma non gli mancherà la protezione del Signore" disse il Maestro.
"Rabbì... Giovanni mi ha mandato apposta per chiederti se sei davvero tu colui che attendavamo, o se dobbiamo aspettare qualcun altro."
Gesù gli rispose: "Vai da Giovanni e digli quello che vedi: i cechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono sanati dalle loro piaghe, ai poveri è annunciata la buona novella."
"Non capisco Rabbì...."
"Giovanni capirà e anche tu gioirai quando scoprirai il significato di queste parole. Ti prego di andare a riferirgliele il più presto possibile."
Detto questo Gesù congedò Levi che tornò verso Macheronte. Il Maestro invece si rivolse verso l'altra sponda del lago di Tiberiade.
Simone, uno dei Dodici, che conosceva bene il lago, fu spaventato dalla tempesta che avevo preparato e che già si vedeva a distanza.
"Maestro, forse è meglio aspettare che passi quel temporale. È molto pericoloso attraversare il lago durante una tempesta" gli disse senza avere torto.
"Non possiamo rimandare la partenza Simone; ci stanno aspettando!" disse lui con un sorriso. Mi ricordai del mio dovere e volai via velocissimo mentre loro mettevano la barca sul lago e partivano. Gesù aveva lavorato molto quella mattina ed era stanco, così cadde addormentato mentre io diressi i venti e iniziai a far scendere un diluvio enorme sul lago. Ci mancò poco che la barca non si rivoltasse. 
Mi avvicinai osservando i frutti del mio lavoro. I discepoli stavano percuotendo Gesù per svegliarlo, lui era tranquillo, sapeva che né io né il Padre avremmo permesso che niente capitasse a lui e ai suoi discepoli in quei giorni. 
"MA COME FAI A DORMIRE? NON VEDI CHE STIAMO PER MORIRE? TRA POCO IL LAGO CI INGHIOTTIRÀ" gli dissero.
Ad un certo punto lui si alzò, guardò verso l'orizzonte dove io mi trovavo e, con la dovuta reverenza, fermai la mia influenza e con la sua autorità Gesù ordinò al vento di fermarsi e alle acque di placarsi.
"Avevate paura?" chiese Gesù ai Dodici.
"Sì Rabbì, avevamo molta paura di morire" gli disse Tommaso.
"Ma io vi ho già detto che se siete con me non dovete temere alcun male. Dov'era la vostra fede?"
A queste parole i Dodici che aveva scelto si vergognarono e ammisero che la loro fede era ancora in fase di costruzione.
Non era un rimprovero il suo, ma solo un altro insegnamento. Il mio compito era finito quel giorno e così mi allontanai dalla nave andando ad aspettare, sempre invisibile, vicino al luogo in cui dovevano sbarcare.
"I temporali sono la tua passione, vero fratello?" 
Mi voltai e lo rividi lì; l'ombra di Lucifero si stava muovendo insidiosa tra le rocce intorno al lago.
"Cosa fai qui?" gli chiesi.
"Combatto la mia guerra" rispose.
"Ma quale guerra? Tu non sei nemmeno paragonabile a lui. Persino i tuoi demoni più abbietti lo capiscono..."
"Qualche sconfitta è accettabile. Oggi difenderò la mia posizione... ricordatelo fratello; io non rinuncerò mai al mio regno!"
"Satana... pregherò per te!" dissi io allontanandomi mentre lui si rivolgeva alla sua legione ordinandole di avanzare non appena la barca avesse attraccato.

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