mercoledì 16 marzo 2016

Racconto di Pasqua XI

“Mi chiamo Legione- gli rispose- perché siamo in molti.”
                                                                                              Marco, V, 9

Quando scesero dalla barca subito un gruppo di Geraseni, la gente di quel territorio conosciuto come la Decapoli, corse incontro ai passeggeri. Uno di quei Geraseni si chiamava Stazio, era un magistrato molto rispettato tra quelle persone, era un uomo avanti negli anni, con dei baffi grigi, stempiato e molto gracile, inoltre si vedeva benissimo che era molto spaventato.
“Chi di voi è il Maestro?” chiese Stazio appena furono tutti scesi.
Gesù si fece avanti e subito il magistrato gli andò incontro.
“Temevamo che quella tempesta vi avrebbe fatto tardare ulteriormente e….”
Fu interrotto da un urlo terribile che arrivava dalle colline, era la legione di Bauau che stava per attaccare.
“Abbiamo sentito parlare di te Rabbì. Si dice che tu comandi agli spiriti immondi e loro ti ubbidiscono” disse Stazio.
“Attenti, sta arrivando” disse uno dei Geraseni estraendo un pugnale e indicando le colline.
“Ma chi? Che cos’è?” chiese Simone.
A quel punto si vide un uomo nudo e martoriato correre dalle colline verso il molo, i suoi occhi erano quasi tutta pupilla, aveva i capelli e la barba lunghissimi e neri come il carbone, sporchi di terra e fango. Sembrava molto forte anche se non mostrava dei muscoli particolarmente sviluppati. Sbavava, ringhiava e urlava terribilmente.
“Lui è uno di noi- disse Stazio- ho chiesto che tu venissi per lui. Un demone orribile si è impadronito di quel uomo qualche tempo fa. Da allora vaga per i sepolcri tra le colline, urla come una bestia notte e giorno, si percuote con delle pietre, aggredisce i viaggiatori lungo la strada…. ci terrorizza costantemente perché dice che rappresenta il nostro destino.”
L’uomo sembrò guardare in direzione di Gesù e iniziò a correre verso di lui dopo aver preso una grossa pietra.
“Noi abbiamo pietà per quel nostro compatriota… è un nostro amico. Vorremmo aiutarlo, ma non sappiamo come” disse Stazio.
“E perché non lo tenete sotto chiave per evitare che faccia del male a qualcun altro?” chiese Giuda Iscariota che ancora era sulla barca.
“Ci abbiamo provato- disse il Geraseno con il pugnale- lo abbiamo incatenato tre volte. Ha sempre spezzato le catene e i ceppi.”
L’indemoniato stava correndo ed era sempre più vicino. Senza che nessuno lo notasse, Gesù si era già fatto avanti.
Davanti a lui l’indemoniato si arrestò di colpo lasciando cadere la pietra. Cadde a terra, raggomitolato e preso da un grande dolore, sembrava accecato dalla vista del Maestro.
“P…p…. per…. Perché…. Perché sei qui?.... N….N…. Non dovevi venire…. Che… che…. CHE HAI TU IN COMUNE CON ME, GESÙ’, FIGLIO DEL DIO ALTISSIMO?....”
“Spiriti immondi, uscite da quest’uomo!” disse Gesù.
L’indemoniato urlava e si dimenava, poi si mise in ginocchio come per pregare. Il Maestro ripeté il suo ordine.
“Io… ti scongiuro…. i…. i…. in nome… di… di… Dio…. Non tormentarmi!” disse ancora l’indemoniato.
“Come ti chiami?” chiese Gesù.
L’indemoniato parlò ancora, ma furono migliaia le voci che uscirono da quella bocca che annunciarono qualcosa di spaventoso: “MI CHIAMO LEGIONE, PERCHÉ’ SIAMO IN MOLTI!”
“Spiriti immondi, uscite da quest’uomo!”
“SE TU CI CACCI DA LUI, CHE NE SARA’ DI NOI? NON POSSIAMO TORNARE NEL MONDO CIECO, IL NOSTRO RE CI PUNIRÀ’ PERCHÉ’ NON ABBIAMO SAPUTO AFFRONTARTI. NOI VIVIAMO IN QUESTA TERRA DA MOLTO PRIMA CHE VI GIUNGESSE LA GENTE DI QUEST’UOMO… VIVERE QUI E’ TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO… ANCHE SE NE HAI L’AUTORITA’ NON CACCIARCI…. NON TOGLIERCI TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO…. ANCHE NOI SIAMO CREATURE COME GLI UOMINI…”
I demoni temevano l’esilio e il tormento che li aspettava nell'Abisso, perciò supplicavano l’infinitamente caritatevole di lasciarli rimanere in quella terra che conoscevano da sempre.
Alcuni Geraseni stavano portando un grande numero di porci, una mandria di duemila esemplari, al pascolo vicino al lago. Dovevano fare così perché era l’unico terreno abbastanza ampio da contenere quella mandria.
“I PORCI… GLI UOMINI VALGONO PIÙ’ DEI PORCI…. MANDACI TRA I PORCI, PERCHÉ’ ENTRIAMO IN ESSI!”
Ebbe pietà di loro e glielo permise. I demoni si fecero un vento gelido e uscirono da quel Geraseno volando invisibili e feroci verso quei maiali, oltre duemila, che subito iniziarono a contorcersi e a strillare per poi correre verso il lago e gettarsi dentro di esso.
I mandriani dei maiali corsero a dare la notizia e la gente dei villaggi vicini iniziò ad accorrere. Mentre Giovanni si toglieva il mantello e lo gettava sopra al Geraseno che Gesù aveva appena liberato.
Stazio si avvicinò a Gesù e gli disse: “Prodigioso… tu sei davvero un uomo con uno spirito potente…”
La gente della Decapoli però rimase davvero terrorizzata da ciò che era accaduto e chiese a Gesù di andarsene temendo che potessero avvenire cose ben peggiori e il Maestro voleva tenere la guerra lontana dagli innocenti. Stava per risalire sulla nave quando il Geraseno che aveva liberato gli si fece incontro. Era tornato sé stesso.
“Grazie…- diceva piangendo- grazie… Maestro… grazie…. era l’incubo… era l’incubo terribile…. Mi tenevano incatenato e mi facevano male…. Grazie per avermi salvato…”
“È per questo che sono venuto nel mondo, non mi devi ringraziare” disse Gesù sorridendo a quel uomo lieto della sua liberazione.
“Maestro…. ti prego….permettimi di venire con te. Io desidero seguirti, servirti… ripagare ciò che hai fatto per me…”
Gesù gli si avvicinò, prese le mani del Geraseno e gli disse: “Non puoi, hai altro per cui vivere. Devi tornare alla tua casa, alla tua famiglia e a vivere la tua vita. Ricordati solo di amare Dio e il tuo prossimo e racconta tutti coloro che incontrerai ciò che l’Onnipotente ha fatto per te oggi.”
Il Geraseno sorrise e rispose: “Se questo è ciò che desideri allora lo farò! Girerò in lungo e in largo la Decapoli e racconterò a tutti coloro che incontrerò ciò che è successo qui oggi!”
Lo fece, mentre Gesù, dopo averlo benedetto, ripartì verso l’altra sponda del Mare di Galilea, poiché aveva ancora molto da compiere.

Dite, quella stessa sera

Lucifero guardò con disgusto la fossa in cui Bauau si era ritirato in meditazione. Codardo, lo riteneva tale ormai, il demone dei sogni dei bambini.
“Belfagor…. sali nel mondo…” disse al suo vecchio servitore.
“Lui non…?”
“Non verrà! Questa volta è diverso; lo Sterminatore ha altro a cui pensare adesso. Tu devi salire alla corte di Erode Antipa… voglio che metti in atto un piano per ripagare la sconfitta alla Decapoli.”
“Il Battista?” chiese Belfagor.
“Il Battista” rispose il re dell’Inferno guardando verso l’alto.




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